da quasi duemila anni centinaia di milioni di esseri umani affermano di credere che un predicatore ebreo in un lontano passato sia risorto dalla morte – e per colmo di sventura, molti ci credono anche davvero.
è una cosa che nessuno ha mai visto di persona, neppure i primi che cominciarono a diffondere la notizia (e questa sincerità va almeno detta a loro discolpa); però tutti sono assolutamente sicuri che deve essere andata così; anzi, qualcuno aggiunge che altrimenti la vita umana non avrebbe senso.
insomma, si fidano ciecamente di qualcuno che è simile a quelli che dicono che Elvis non è mai morto.
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la cosa non sarebbe poi troppo strana, trattandosi di esseri umani.
e naturalmente noi dobbiamo a costoro un estremo rispetto per quello che pensano e sentono nella loro fede semplice.
rispetto confinante con la pietà, ma rafforzato dal fatto che, fino a che hanno potuto, questi uomini di fede hanno catturato, torturato e bruciato vivo chi si attentava a dire che non ci credeva.
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ma quello che è veramente straordinario è che da un paio di secoli altri esseri umani, che si considerano invece razionali, prendono tutti i racconti partoriti dalla mente feconda di questi farnetici come una fonte storica e la mettono alla pari con le affermazioni di gente che aveva mantenuto la testa sulle spalle e che derideva questa follia, mentre quegli altri al contrario se ne vantavano proprio.
anzi, questi presunti amanti della verità storica, potendo, nei loro libri, traboccanti di note e di bibliografie, danno torto agli altri, ogni volta che le loro affermazioni risultano incompatibili con quei racconti miracolosi.
e affermano anche di essere storici che ricercano la verità, scrivono libri, insegnano nelle università e sono esaltati e riveriti, tanto che è praticamente impossibile riportare alla luce qualche frammento di verità per via della enorme confusione che hanno creato e continuano a creare sull’argomento.
non solo siamo sepolti dalle favole, ma dobbiamo anche credere che queste favole siano verità storica.
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ed è questa la vera essenza del cristianesimo, il suo tratto più caratteristico rispetto ad altre religioni:
la sua pretesa di essere creduto non per semplice e spontanea fede, ma perché scientificamente vero ed oggettivo, dicono.
La religione è un tema affascinante e complicatissimo.
Per l’idea che mi sono fatto, ci sono alcuni aspetti principali:
1) per il mantenimento dell’Ordine all’interno di una società è importante che noi uomini condividiamo gli stessi principi di base. Dobbiamo essere gli uni prevedibili per gli altri, dobbiamo “parlare la stessa lingua”, dobbiamo fidarci l’un l’altro. Per fare questo serve promuovere e coltivare un senso di appartenenza ad un gruppo e in questo la narrazione religiosa è molto efficace, soprattutto se si viene istruiti da piccoli.
2) la religione ha una funzione psicologica importantissima: lenisce l’ansia che si sente quando si pensa intensamente al nichilismo e alla morte.
Ognuno di noi ha bisogno di un senso e di sapere che ci sarà un al di là che ci aspetta e soprattutto ha bisogno di certezze.
Paradossalmente, all’opposto la religione può essere un mezzo per entrare nella dimensione della spiritualità: la consapevolezza che non ci sono certezze e che il Mistero della Vita può solo essere contemplato con stupore.
Credo che ci siano nella società figure che agiscono in buona fede e che difendono la religione principalmente per il punto 2, mentre figure che agiscono in mala fede e che difendono la religione soprattutto per il punto 1.
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il primo punto mi vede pienamente concorde e mi ha permesso, col tempo, di capire la vera motivazione dell’assurdità dei dogmi e dei miti delle varie religioni (dogmi e miti caratterizzano tutte le religioni; la particolarità del filone monoteistico mediterraneo, dagli ebrei, al cristianesimo, all’islam, è la pretesa che questi miti abbiano carattere storico reale).
sul secondo punto, mi capitava di riflettere proprio oggi sul fatto che, istintivamente, noi siamo proprio refrattari all’idea della morte. la possiamo assumere come orizzonte della nostra esistenza solo con uno sforzo razionale della nostra autocoscienza. in poche parole, istintivamente io mi sento immortale e vivo come tale, ed è soltanto la ragione simbolica che mi convince, razionalmente del fatto che devo morire; ma non ne ho la percezione istintiva immediata.
gli animali, che non hanno un linguaggio ed un pensiero simbolico altrettanto articolati, probabilmente vivono in questa istintiva e biologica percezione della immortalità.
le religioni indubbiamente cercano di compensare il bisogno istintivo di immortalità anche nella sfera del pensiero simbolico; rappresentano la proiezione mentale e quasi il prolungamento di quell’istintivo bisogno di immortalità che porta ogni essere vivente cosciente di sé a cercare di evitare la morte, ed è un requisito fondamentale prodotto dall’evoluzione.
condivido la tua idea che il vero senso religioso nasca dalla consapevolezza della mancanza di certezze e dal senso del mistero; in questo senso aggiungo che veramente il rifiuto delle fedi organizzate e l’ateismo sono la forma di religiosità più evoluta e complessa.
ma non credo che sarai del tutto d’accordo con questa estrapolazione… 🙂
però credo che le differenze fra chi concepisce la religione in questo modo e chi concepisce allo stesso modo l’ateismo non siano sostanziali.
e da queste due varianti dello stesso sentimento religioso di fondo ci si può trovare alleati a combattere chi usa la religione come strumento di concreto potere terreno e di privilegi.
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Ho preso un libro “The denial of death” di E.Becker che dovrebbe analizzare in dettaglio proprio la questione morte.
Non l’ho ancora letto, ma vorrei approfondire perché credo sia un tema centrale per capire molto di noi.
Rigurdo il senso religioso invece mi trovi proprio d’accordo, sono giunto in questi ultimi anni di “ricerca” alla stessa conclusione: un certo tipo di ateismo è in realtà un’evoluzione spirituale.
In Oriente chi ha raggiunto tale stadio è giunto ad affermare: “Se incontri un Buddha uccidilo”.
In Occidente, in modo simile: “Prego Dio che mi liberi da Dio” (Meister Eckhart).
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mi piace molto questo tuo commento; il libro che citi è in inglese, quindi fuori della mia portata; mi farai sapere l’essenziale, se ti va.
quanto al buddismo, a me pare in realtà una specie di ateismo reso religioso, così come in fondo appaiono le religioni orientali in genere a noi occidentali, visto che sono prive di un dio personale.
questa idea di dio è in realtà molto antropomorfica. pensando che dio sia una persona, anzi nel cristianesimo addirittura tre, se ne fa in qualche modo una proiezione umana: questo Dio diventa quel che l’uomo che lo pensa vorrebbe essere.
ma in questo senso va un’altra riflessione, a cui sono arrivato in questi anni: l’ateismo è uno sviluppo naturale del cristianesimo, anzi la sua evoluzione necessaria.
e può esistere solo in Occidente, come negazione della religione costituita; in Oriente l’ateismo non impedisce la formazione di culti, miti, leggi morali e tutto il consueto apparato delle religioni formalizzate.
così il buddismo popolare è diventato altra cosa dal buddismo filosofico, ma questo sembra un processo irresistibile in ogni religione costituita.
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Molto interessante.
Proprio questi giorni leggevo su “Il Tao della fisica” di F.Capra uno dei possibili motivi della differenza tra noi e loro.
Noi siamo figli di Aristotele, Platone, Euclide,… pertanto vediamo il movimento e il cambiamento come forze esterne agli oggetti.
Loro invece sono figli di Lao Tzu, Confucio,… pertanto vedono il movimento e il cambiamento come proprietà intrinseche della materia.
Dunque per noi è spontaneo pensare ad un “Sovrano” che muove il mondo, mente per loro è spontaneo pensare che sia un “principio” a governarlo.
Riguardo l’ateismo probabilmente si, è la sua evoluzione spontanea.
Personalmente credo moltissimo anche nella lettura psicologica della religione.
Rimanere tutta la vita a pregare/ubbidire un Dio nel cielo affidandogli tutta la nostra vita, mi pare spesso un non prendersi la responsabilità della vita sulle proprie spalle: è Dio a dirmi cosa fare, io mi limito solo ad ubbidire.
Liberarsi di Dio invece ti obbliga a prendere su di te la responsabilità delle tue azioni.
È un passaggio evolutivo dal Bambino all’Adulto.
Azzarderei una ipotesi ancor più audace: forse era in fondo questa l’intuizione presente nei Vangeli? Andare oltre la Legge?
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chissà come mai questo tuo bel commento era stato buttato nello spam da wordpress, dove l’ho ripescato adesso, abbastanza per caso…
sì, credo che Capra abbia colto bene il principio della differenziazione tra filosofie orientali (che assumono anche la forma di religioni) e filosofie occidentali, che rimangono estranee alle religioni tradizionali (Socrate viene condannato a morte per avere cercato di introdurre nuove divinità, questa cosa non viene valutata abbastanza, e stiamo alla versione che ne ha dato Platone, prendendola per buona):
io mi permetto, presuntuosamente, di andare ancora un poco oltre: la radice di tutto sta nella contrapposizione occidentale tra essere e divenire, come se potesse esistere qualche modo di essere differente dal divenire.
ma questa è sostanzialmente una variante linguistica di quel che dice Capra: il cambiamento esterno agli oggetti e non parte della loro natura; il divenire, cioè il mutamento, come qualcosa che nega l’esistere, l’essere assoluto.
il messaggio di Jeshuu, per quanto lo possiamo ricostruire oggi, è certamente profondamente religioso, ma anche lui introduce un Dio ebraico completamente nuovo. in questa negazione di una idea di dio o degli dei, che è tipica tanto di Jeshuu quanto di Socrate, si può riconoscere l’avvio di un processo che alla stessa maniera può portare anche alla negazione dell’idea di Dio proposta da loro e aprire la strada all’ateismo, che trova nella religiosità di Jeshuu un suo precedente storico.
se il messaggio di Jeshuu era l’invito a diventare responsabili di se stessi, ascoltando il dio che abbiamo in noi stessi (esattamente come diceva Socrate che si doveva fare col daimon interiore!), allora quando l’ateo si rende pienamente ed esclusivamente responsabile della propria morale, sta pienamente realizzando il messaggio originario di Jeshuu, che del resto non voleva fondare nessuna religione nuova, ma soltanto rinnovare completamente l’ebraismo.
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Non conosco approfonditamente le altre religioni, ma la Chiesa di Roma ne ha scritte, a tavolino, di boiate! Ha attinto a man bassa dal paganesimo, dall’ebraismo, e persino dai miti antidiluviani. Il resto l’ha creato di sana pianta, come quella cosa chiamata “immacolata concezione”. L’unico vero mistero è come possa una massa di credenti non farsi domande o attribuire tutto il male dell’uomo al libero arbitrio o a quella inesistente figura che chiamano “satana”. Senza neanche sapere cosa significhi quel nome.
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hai detto tutto benissimo, sono d’accordo con te. 🙂
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