se un blog ha un senso, è come luogo di discussione.
un gradino più su delle chiacchiere da bar, ed un gradino al di sotto degli articoli dei quotidiani, dove però si discute poco e male – senza aggiungere che il degrado della nostra informazione è tale che oramai si legge molto meglio in alcuni blog specializzati che nei quotidiani italiani online, oppure bisogna rivolgersi alla stampa straniera.
colgo quindi al volo l’occasione che mi offre l’amico blogger giomag59 in un suo commento; gli avevo già risposto e ben due volte, ma due diversi incidenti informatici hanno cancellato la mia risposta prima che riuscissi a pubblicarla; gli rispondo qui, allora, dove almeno, in caso di incidente, le bozze si salvano automaticamente.
sono due le questioni che lui solleva, e le affronterò separatamente, esprimendo su entrambe il mio dissenso – ogni tanto ci succede! però, col tempo, ho imparato a non drammatizzare
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A proposito della Serbia, stanno cercando di convincerli (o ricattarli) dicendo che se vogliono entrare nella UE dovrebbero riconoscere l’indipendenza del Kosovo (cosa che tra l’altro nemmeno altri paesi della UE hanno ancora fatto, e meno male), però nello stesso momento la Border Linen va a discutere di come fare entrare l’Ucraina con procedure accelerate.
così scrive Giomag59 ed io gli rispondo che non sono d’accordo.
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1. non trovo affatto sbagliato che l’Unione Europea non ammetta nuovi membri che hanno problemi territoriali aperti: il rischio di essere coinvolti globalmente in qualche guerra al loro fianco è troppo alto.
ed è lo stesso motivo per il quale è semplicemente folle ammettere anche solo come membro candidato l’Ucraina, per giunta a guerra in corso!
ma per fortuna per l’ammissione di un nuovo membro occorre l’unanimità, che non ci sarà nel caso dell’Ucraina.
del resto, di recente, giustamente, l’ammissione della Macedonia è avvenuta a condizione che regolasse le questioni aperte con la Grecia, che poneva il veto, altrimenti, ed è stato imposto il cambiamento di nome in Macedonia del Nord, per evitare l’omonimia con la regione della Grecia settentrionale e future possibili rivendicazioni.
rimane soltanto da chiarire come mai sia stata accettata come membro dell’Unione Europea Cipro, che ha una spinosa e pericolosa questione aperta per la secessione della sua parte turca, che si è costituita in Repubblica Turca di Cipro del Nord, riconosciuta al mondo dalla sola Turchia.
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2. trovo sbagliato che l’indipendenza del Kosovo, realizzata di fatto, anche con un intervento ONU, non sia ancora pacificamente riconosciuta da altri paesi, e dalla Serbia per prima: magari dopo una adeguata trattativa che porti a qualche modesta rettifica dei confini per evitare che restino a farne parte piccole zone di lingua serba.
come sai, rimango leninista su un punto solo: ritengo l’autodeterminazione di ogni popolo il primo e fondamentale diritto democratico, e osservo con dispiacere che la nostra Costituzione lo nega, dichiarando la Repubblica indivisibile.
in barba a coloro che ciarlano di Costituzione più bella del mondo, senza averla mai studiata e neppure avere dato un’occhiata anche solo superficiale ad altre.
il diritto alla secessione era sancito dalla Costituzione dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche ed ha permesso che la dissoluzione dell’URSS avvenisse in forma pacifica e non si trasformasse in un bagno di sangue.
dobbiamo oggi al rinato nazionalismo grande russo di Putin e al suo anti-comunismo, se trent’anni dopo rilancia le guerre che non fecero Eltsin e men che meno Gorbaciov.
quindi, niente di male se gli albanesi che facevano parte dello stato serbo hanno preso la decisione di rendersi indipendenti; il riconoscimento dovrebbe essere ovvio.
e lo stesso se decidessero un domani di unirsi all’Albania.
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3. l’ho ripetuto già tante volte che una in più non farà troppo male: questo diritto all’autodeterminazione dovrebbe entrare nella Carta dell’ONU e nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, come forma di assicurazione contro ogni guerra imperialistica futura, e referendum da svolgere sotto controllo internazionale dovrebbero essere l’unica via ammessa per risolvere ogni disputa territoriale fra stati.
questo obbligherebbe gli stati a cercare di ottenere il consenso dei loro cittadini e delle loro minoranze, invece che cercare di sottometterli con forme varie di repressione, non ultima la guerra aperta.
ovviamente quello che lo impedisce è la coda di paglia che hanno diversi stati – per non dire quasi tutti: la Spagna con la Catalogna; il Regno Unito con la Scozia, ma anche con l’Irlanda del Nord; la Francia con la Corsica; l’Italia col Sued Tirol, ma in prospettiva anche con la Sardegna, e via dicendo.
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4. di qui un blocco attualmente prevalente attorno al principio reazionario della inviolabilità delle frontiere.
questo è degno del Congresso di Vienna, che peraltro lo vide franare solo 17 anni dopo, con la dissoluzione in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo dell’unico regno creato come cuscinetto tra Francia e Germania.
più di recente l’Europa stessa ha visto la dissoluzione della Yugoslavia in sei stati (contando anche il Kosovo), della Cecoslovacchia; altrove è avvenuta la separazione del Sudan in due, o quella dell’Eritrea dall’Etiopia, oppure la riunificazione dei due Yemen in uno solo.
ricordiamo la lunga e terribile guerra americana in Indocina, per impedire la riunificazione del Vietnam: guerra fallita dopo perdite umane ennormi.
pretendere che le frontiere siano inviolabili è cercare di fermare la storia.
ma non si può impedire alla storia di scorrere e chi verrebbe bloccarne l’evoluzione è come chi vorrebbe impedire all’acqua di scendere al mare.
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5. aggiungo, come ultima divagazione sul punto, che l’Unione Europea dovrebbe considerare punto discriminante per l’ammissione di nuovi membri anche il rispetto dei diritti delle minoranze linguistiche, che dovrebbero avere precisi riconoscimenti giuridici.
in Italia manca il riconoscimento dei rom come minoranza linguistica italiana, ad esempio.
è veramente intollerabile che in Lettonia una parte della minoranza russa sia addirittura privata dei diritti politici e poi si muovano sanzioni all’Ungheria per il mancato rispetto dei diritti civili degli omosessuali, non perché queste siano sbagliate, ma perché il mancato intervento sulla Lettonia grida vendetta.
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scrive ancora giomag59: Su Taiwan non capisco perché bisogna andare a sfruculiare la Cina: hanno un equilibrio, Formosa di fatto è autonoma da ottant’anni, invece di spingere sull’indipendenza che i cinesi a torto o ragione non concederanno mai non è meglio continuare a mantenere lo status quo? I cinesi hanno la memoria lunga, non si dimenticano che lì si erano rifugiati i nazionalisti di Chank Kai Sheck che avevano tentato di sterminare i comunisti. E forse pensano che il vizietto non l’hanno perso.
e di nuovo mi trovo in disaccordo, almeno per un aspetto, ma non per quello fondamentale, ma lo dico dopo; vediamo prima quello che condivido.
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Taiwan è una provincia cinese, che si è resa di fatto indipendente, grazie all’appoggio americano; addirittura fino al 1971 veniva considerata dagli USA e all’ONU come la legittima rappresentante dell’intero popolo cinese.
ero ragazzino quando nel 1960 vi fu una piccola guerra locale con scambio di colpi d’artiglieria tra americani e cinesi per il piccolo arcipelago di Quemoy e Matsu, direttamente antistante la Cina continentale, a due chilometri dalla costa, ed amministrato dalla sedicente Repubblica di Cina che ha sede a Taiwan; in precedenza gli USA avevano minacciato una guerra nucleare se queste isole fossero state attaccate.
che Taiwan sia parte della Cina e non uno stato autonomo è stato riconosciuto a livello internazionale, anche da un preciso accordo sottoscritto dagli USA ed attualmente non rispettato da loro.
quindi la questione è del tutto interna alla Cina e tale dovrebbe essere considerata, seguendo il quinto degli articoli preliminari da lui indicati nel saggio Per la pace perpetua di Kant: Nessuno Stato deve interferire con la forza nella costituzione e nel governo di un altro Stato.
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d’accordo con l’amico blogger su questo punto principale, non mi lascerò comunque deviare da quanto ho scritto sopra in termini generali.
attualmente la maggioranza degli abitanti di Taiwan è favorevole all’indipendenza dell’isola, e la Repubblica Popolare di Cina dovrebbe prenderne atto.
non favorisce certo la simpatia degli abitanti di Taiwan per il governo cinese il modo in cui questo sta gestendo il problema in parte analogo di Hong Kong, anche violando i precisi accordi presi a suo tempo col Regno Unito, che governava la città.
e si comprende la riluttanza degli abitanti dell’isola di Taiwan ad entrare a far parte di uno stato intenzionato a cambiare le loro abitudini e i loro modi di vita.
quindi, al momento attuale non sono soltanto gli USA a provocare la Cina sul punto di Taiwan, ma anche la Cina a minacciare gli USA sulla questione, che rimane malsana.
la Cina cambi la propria politica verso le minoranze etniche o culturali, se ci riesce; e vale anche per gli uiguri, che parlano turco e sono islamici; dunque vivono male nella Cina attuale.
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detto questo, ognuno di queste questioni si torna a dire che riguarda unicamente la Cina, in quanto sono suoi problemi interni e nessun altro paese dovrebbe interferire nel modo in cui intende risolverli.
certo, se gli uiguri o Tawan optano per l’indipendenza, questo loro diritto dovrebbe essere garantito, ma mai attraverso una guerra.
i diritti umani universali non dovrebbero essere un pretesto per costruire conflittualità tra le diverse potenze mondiali; le uniche forme di intervento ammissibili dovrebbero essere quelle internazionali nel caso di evidenti genocidi e massacri indiscriminati in corso, decisi sempre secondo le regole vigenti all’ONU.
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concludendo questo intervento sicuramente troppo lungo, naturalmente chiunque potrà chiedermi perché perdo il mio tempo a mettere per iscritto posizioni assolutamente utopistiche e velleitarie, con una voce che vale meno di quella di nessuno.
non lo so, sinceramente, ma se qualcuno mi spinge a riflettere, mi viene naturale mettere in moto la lingua e provare a rispondere.
allo stato attuale non è altro che piacere della discussione – che è cosa un poco diversa dallo scambio di like e di battute emotive sui social.
almeno secondo me, che resto uomo all’antica, amante delle idee chiare e distinte, che, per esserlo, devono essere sviluppate in forma adeguata.
Ma forse siamo meno in disaccordo di quanto sembri, tu la metti sul come ti piacerebbe che fosse, io sull’ipocrisia di chi nelle scelte usa sempre due pesi e due misure.
Nel caso dell’Ucraina, avrebbe dovuto rispettare per prima le proprie minoranze per poter essere rispettata; per l’ingresso nella UE ci hanno rotto le scatole per anni, decenni ormai, con i famosi parametri economici, l’adesione ai “diritti umani”, il non avere conflitti al proprio interno: l’Ucraina non è in regola con nessuna di queste faccende, quindi risolva i propri problemi prima (aiutiamoli a risolvere magari, non spingendoli a prolungare ancora di più la guerra), e poi se ne parla. E la Border Linen la smetta di fare la Madonna pellegrina promettendo miracoli.
Sul Kosovo, dove si è concentrata tutta l’ipocrisia occidentale, funzionale alla dissoluzione della Jugoslavia (non è vero che quella in Ucraina è stata la prima guerra sul suolo europeo dopo la fine della seconda guerra mondiale, anche se ai media fa comodo far dimenticare l’altra), innanzitutto si mettano d’accordo gli stati europei, e poi casomai si parlerà di Nato. (Nato perché, tra l’altro, se la stessa Serbia vuol entrare nella UE)? A me sembrano solo provocazioni.
Su Taiwan penso che veramente siamo su dimensioni fuori dalla immaginazione italiana. Nel senso che pensiamo di essere al centro dell’universo, e siamo uno sputacchio… la Cina ha un miliardo e quattrocentomilioni di abitanti, per tenerli insieme adotta politiche sicuramente rigorose, ma non oso pensare che succederebbe se implodesse o esplodesse. Taiwan vuole l’indipendenza e magari verrà aiutata da quegli inglesi che l’hanno negata per secoli agli irlandesi? A che titolo? O da quegli americani specchio di virtù che spendono in armi più di tutti gli altri paesi del mondo ma si rifiutano di dare un’assistenza pubblica decente ai propri cittadini?
È una divagazione, per carità. L’ideale sarebbe che ognuno possa fare ciò che vuole ma se si deve rischiare una guerra per Taiwan io dico: no, grazie.
Mi chiedo (e forse le proporzioni non sono esagerate): se il Tirolo decidesse un giorno di chiedere l’indipendenza, l’Italia gliela darebbe? Difficile…
Del resto le indipendenze si conquistano con le guerre, spero tanto che Taiwan non insista.
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non è su queste considerazioni che siamo in disaccordo, le condivido punto per punto.
sull’Ucraina, se tu firmi un accordo per riconoscere l’autonomia della minoranza russa e poi non lo rispetti, e quando questi proclamano l’indipendenza, tra l’altro per metà del Donbass, tu gli fai guerra (ai tuoi cittadini) e provochi in 8 anni 14mila morti, utilizzando anche milizie naziste, si può dire che te la sei proprio andata a cercare, senza giustificare con questo la guerra dei russi e passare per filo-Putin? e quando a febbraio l’America ti avvisa dell’invasione imminente e tu rispondi pubblicamente che non succederà mai, e la Germania ti propone un compromesso per evitarla, tu la mandi a quel paese, che cosa bisogna pensare del tuo eroe senza testa Zelensky? e continui a non volere trattare seriamente, ma invochi armi e guerra mondiale, noi dovremmo seguirti? ad ascoltare Draghi e il PD, pare di sì. ma la pagheremo cara.
sul Kosovo e Taiwan, che cosa aggiungere alle tue giuste osservazioni?
però se insistere o no, tocca ai taiwanesi deciderlo e a nessun altro, neppure all’immensa Cina e tantomeno a noi.
sul Sued Tirol, il fuoco cova sotto la cenere, e la nostra Costituzione vieta l’autodeterminazione se è separatista: bella democrazia!
io tuttavia cerco di stabilire una linea di condotta generale, aldilà dei casi singoli; è su questa mia linea che mi pare che non siamo d’accordo; sicuramente è utopica, ma che compito ci affidiamo per il futuro, aldilà di dire: qui sì, qui no.
possiamo avere una linea politica generale, valida per tutti i popoli? e capace di impedire guerre imperialiste?
il paradosso è che Lenin il bolscevico ce l’aveva, ed è più democratica di quella di tutte le nostre democrazie che la rifiutano.
io propongo di tornare a Lenin, su questo solo punto.
ogni costituzione democratica dovrebbe prevedere il diritto alla secessione, regolandolo.
è quello che diceva già Kant 230 anni fa.
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