cara Collega,
permettimi di chiamarti così e di darti del tu, visto che ora dirigi il Liceo prestigioso “Arnaldo da Brescia”, che ho diretto anche io, come reggente, dal 2011 al 2013, e che ora è finito al centro di un caso mediatico dal clamore debordante, perfino nazionale.
si parla, e straparla, di un collaboratore scolastico che lava i vetri dell’auto personale (non di servizio) della Dirigente Scolastica, perché si sono imbrattati di resina caduta dagli alberi nel cortile della scuola dove era parcheggiata: su sua spontanea offerta di farlo, dici tu; perché costretto da un ordine perentorio, dice lui.
se è vera la tua versione, sarebbe ridicolo occuparsi della cosa; se è vera la sua, il fatto è grave e indica un abuso di potere, che verrebbe da considerare segno del degrado dei tempi.
conosco Gerardo, che lavorava già un decennio fa in quella scuola, come persona seria ed attendibile; non conosco personalmente te, ma vorrei poter pensare lo stesso di te, visto che sei una dirigente scolastica, vincitrice di concorso, come lo fui io nel 1985.
certo, questi concorsi si sono svolti con modalità differenti dal mio: una prova scritta e un colloquio con la commissione, ai miei tempi, poi sostituita da un test a crocette, su 100 domande selezionate fra oltre 5mila rese note in anticipo.
ma non voglio divagare e torno al conflitto fra le vostre due versioni, che mi piacerebbe poter attribuire soltanto a diverse percezioni soggettive di una comunicazione frettolosa, anche se mi sembra difficile.
spero solo che ci siano stati testimoni in grado di stabilire la verità, che comunque non tocca a me definire.
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la mia lettera a te riguarda quindi un’altra questione, sulla quale, invece, non ci sono dubbi di sorta, perché sono le tue dichiarazioni alla stampa e alle televisioni, che si sono impadronite della vicenda con ingordigia giornalistica.
e ho solo due domande da farti.
la prima, in premessa: sei sicura che sia opportuno da parte tua fare dichiarazioni pubbliche su questa vicenda, aumentando un clamore che non giova alla scuola in nessun caso?
ti rendi conto che il collaboratore scolastico è stato più accorto e corretto di te, col suo totale silenzio pubblico?
e non parlo ancora del tono delle tue dichiarazioni, perché questo ha a che fare con la mia seconda domanda, che ora segue.
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tu hai detto, a favore di giornalista, ma anche di telecamera, sia pure nascosta – e dunque non ci sono dubbi possibili:
E’ per quello che vogliono che io venga tolta, cosa che non è peraltro possibile, perché io ho vinto un concorso nazionale e a meno che non ammazzi qualcuno, ma anche se ammazzassi qualcuno, non mi toglie nessuno di qua.
ne sei proprio sicura? hai dei solidissimi appoggi politici per poterlo dire? pensi di poter diventare una bandiera del principio di autorità da sbandierare per qualche partito? e di metterti così in una botte di ferro? hai amicizie che contano, almeno?
perché devo dirti che sbagli, e proprio alla luce della mia esperienza personale.
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poco tempo dopo che a Brescia un altro preside, del Liceo Scientifico Copernico, era stato allontanato per incompatibilità ambientale, toccò anche a me, al Liceo Scientifico Calini, confrontarmi con l’opposizione di un gruppo di docenti, che godevano anche e soprattutto di un appoggio politico sorprendente e trasversale, nell’alleanza tra un esponente allora autorevole in città dei Democratici di Sinistra, che (non) insegnava nella scuola, e la Lega Nord.
vennero tre ispezioni consecutive, le prime due scagionandomi da ogni accusa, soprattutto per il giudizio positivo sulla mia azione di tutti i rappresentanti degli studenti, mentre il corpo docenti era spaccato; la terza ispezione utilizzò un cavillo formale, peraltro rivelatosi infondato nei fatti anche su quello stesso piano, per spostarmi al Liceo Scientifico di Gardone Valtrompia, che avevo già diretto con ottimi risultati dal 1985 al 1989, e dove venni ri-accolto con amicizia e favore.
il Giudice del Lavoro, al quale feci subito ricorso, aveva già anticipato ad agosto informalmente il suo parere negativo sul provvedimento che avevo subito, senza riuscire però a far recedere il provveditore dalla sua decisione, e poche settimane dopo ordinò in sentenza il mio reintegro immediato, senza che la sentenza venisse peraltro eseguita altro che a luglio dell’anno dopo, a lezioni finite; la sentenza rimproverava il Ministero di non avere allontanato dalla scuola i docenti che mi facevano la guerra, piuttosto che me, che facevo bene il mio lavoro.
nell’occasione, un deputato dei DS, oggi scomparso, si espresse pubblicamente proprio per il rinvio del mio reintegro; anche per questo, in seguito, con altra causa contro il Provveditorato, venni anche risarcito in denaro, in modo anche abbastanza consistente, per il danno biologico subito dal trattamento ingiusto.
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vedi, collega, in tutta questa mia dolorosa vicenda, durata complessivamente più di un paio d’anni, come in un’altra più grave subita qualche anno dopo, sempre con un mio successo finale, mi diedi come regola assoluta di non parlare mai alla stampa e ho sempre rifiutato qualunque dichiarazione, tanto che pochissimi oggi la conoscono e se la sono dimenticata forse anche coloro che vi parteciparono con ruolo attivo, in vario modo.
mi sarebbe piaciuto, certo, che ne arrivasse qualcuna a mio favore da persone che ritenevo al tempo amici e compagni, ma non ne arrivarono; ne presi atto e così colsi al balzo la straordinaria opportunità, subentrata poco dopo, di trasferirmi in Germania, per lavorare per il Ministero degli Esteri, dopo avere superato un’altra selezione, e tagliai i ponti con una realtà che avrei rivisto solo sette anni dopo, e avendo bene imparato a distinguere i pochi amici veri.
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scusa se mi sono dilungato su qualche nota autobiografica, anche per sottrarla alla dimenticanza del tempo, ma è per ricordarti una cosa che certamente sai benissimo, anche se sembra che tu te la sia scordata, mentre parli con la giornalista: anche i dirigenti scolastici possono essere rimossi e destinati ad altra scuola per incompatibilità ambientale.
un dirigente scolastico deve essere autorevole, senza essere autoritario; ma se non riesce ad essere autorevole, allora è meglio che lasci da parte il piglio dirigenziale, di cui parli.
tu dici: E’ il mio lavoro! ma a me sembra che tu interpreti male questo piglio, se posso dirlo.
ho ascoltato con raccapriccio queste tue frasi:
C’è gente che ha l’orario pieno, c’è gente che sta qui dieci ore a fare niente. […] Loro sperano che io me ne vada così almeno fanno come hanno sempre fatto finora qua: inquadrano i ragazzi in base alle loro idee politiche, li terrorizzano dicendo: se non fai quello che voglio, ti do tre. Siccome hanno capito come sono, temono che l’anno prossimo questa gente qua la sistemi tutta. Ma lo farò.
conosco quella scuola come era fino a qualche anno fa, e non credo che la situazione possa essere cambiata: il corpo docenti è rimasto in larga parte lo stesso.
una situazione generalizzata simile non l’ho verificata.
abusi particolari ci possono essere, qua e là, ma non creano un clima generale da correggere a colpi di frusta.
non lavora al Liceo Arnaldo, ma in un altro, che ho pure diretto, una docente che è entrata in classe, prima delle elezioni dei rappresentanti studenteschi di istituto, dicendo ai suoi alunni di non votare un certo candidato, suo ex- studente, perché è un narcisista inaffidabile.
le Iene non si sono ancora accorte di quest’altro caso, per fortuna; ma vogliamo dire che questo è un grave abuso?
certamente (anche se lo studente poi è risultato il primo eletto per numero di voti), e forse ancora più grave; ma da qui a giudicare che tutto il corpo docenti di quella scuola sia su questa linea di comportamento, ce ne passa.
così, proprio questo tuo giudizio negativo, che pare quasi generalizzato, su un gruppo di insegnanti complessivamente preparato e spesso di spicco, a me pare il motivo principale per il quale il tuo piglio dirigenziale non si traduce in autorevolezza, cioè in capacità dirigenziale.
il tuo è un giudizio sbagliato ed ostile, che dovrebbe essere corretto subito, se fosse possibile, forse anche pubblicamente.
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con cordialità, spero ricambiata, e sperando di non avere urtato troppo le suscettibilità personali.
Mauro Bortoletto