c’è qualcosa di elementare che non torna nel modo in cui i nostri media stanno gestendo lo scandalo dei pagamenti occulti del Qatar, ed ora anche del Marocco, ad alcuni deputati del Parlamento europeo.
ci sono dei corrotti in giro? si direbbe di sì; anzi, probabilmente è molto più ampia la cerchia di chi è stato contattato e in qualche modo condizionato da questi due paesi.
e indubbiamente sono stati commessi reati molto pesanti, dove ci sono stati dei pagamenti: perdipiù così cospicui, che il versamento di cifre simili ad uno o due deputati soltanto non dimostra altro che loro facevano da collettori e anello intermedio per la distribuzione ad altri.
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bene, consideriamo quanto detto finora qualcosa di certo e anche di condivisibile, spero.
ma il buonsenso critico spinge a farsi altre domande.
primo: davvero qualcuno pensa che siano soltanto il Qatar e il Marocco a cercare di condizionare la politica europea?
penso proprio di no, con tutto il rispetto per questi due nobili e grandi paesi (soprattutto il secondo; il primo è uno staterello del tutto artificiale, che vive grazie alle sue risorse energetiche, gestite da un potere assoluto come quello che può esserci in un paese islamico, dove il testo sacro coranico santifica per prima cosa l’obbedienza totale).
è evidente che la semplice ipotesi che altri paesi si astengano dal cercare di influenzare la politica estera degli altri è risibile.
del resto, in un mondo globalizzato, ma anche prima della globalizzazione, questo gioco di influenze e di rapporti si chiama semplicemente politica estera e diplomazia.
aggiungiamo pure che il potere di imprese globali, gruppi di interesse, o semplicemente lobby, è pari ora a quello degli stati, quando non lo supera, e dunque anche queste potenze globali entrano nel gioco dei condizionamenti reciproci attraverso i quali procede la politica degli stati.
tutto normale, allora: si dovrebbe pensare che lo scandalo in corso dunque è chiaramente artificiale.
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ma forse Qatar e Marocco vanno oltre il gioco dei messaggi diplomatici e dei dossier dei lobbisti: sono paesi più scorretti degli altri nell’usare qualcosa che proprio non si deve, cioè la corruzione?
anche qui togliamoci le fette di prosciutto dagli occhi; basta avere presente la tormentata storia del processo ENI dal quale risultava la potente corruzione esercitata da questa nostra azienda sui politici della Nigeria.
e l’emissario di Salvini a Mosca, che trattava la percentuale delle tangenti sull’importazione del gas russo?
non è strana l’amnesia improvvisa che colpisce concordemente i nostri media tutti?
ma allora il problema è che i nostri politici europei, non solo quelli italiani, sono al livello di quelli nigeriani?
ma forse, si dirà, non è un caso che lo scandalo coinvolge per primi un politico italiano e una politica greca.
paesi imparentati per la comune ascendenza alla cultura della Grecia classica, dove il dibattito sulla giustizia si svolgeva a teatro, nelle rappresentazioni della tragedia, ma forse non era molto sentito nell’operare quotidiano, ma soprattutto molto più vicini all’Africa del resto d’Europa.
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insomma, fare politica e fare lobbying non sono di per se stessi un reato; farsi pagare, come rappresentante eletto, certamente sì, ed uno dei reati peggiori che un politico possa commettere, assimilabile al tradimento.
ma, detto tutto questo, proseguendo con uno sguardo critico dal ponte, qualche domanda ulteriore sorge, considerando le modalità particolari con cui i media stanno appunto sviluppando il caso e se ne servono per mettere sotto accusa sia le forze politiche di centro-sinistra in Europa (che ampiamente se lo meritano), sia l’Unione Europea in quanto tale, che probabilmente se lo merita altrettanto.
e qui c’è qualcosa che irrimediabilmente ricorda a noi italiani la vicenda di Mani Pulite di trent’anni fa, di cui si servirono gli americani per liquidare Craxi e portare in ultima analisi al potere Berlusconi.
anche lì c’erano reati di corruzione chiari ed evidenti, forse perfino di più di oggi; ma solo la riflessione storica successiva ha dimostrato i veri contorni internazionali dell’operazione, che servì a spostare decisamente a destra gli equilibri politici italiani e a porre termine definitivamente all’egemonia culturale della sinistra.
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ma allora oggi non possiamo forse almeno sospettare in anticipo gli obiettivi di questo nuovo scandalo?
chi è convinto, come me, che la corruzione sia ampiamente diffusa nella politica contemporanea mercantilizzata e che coinvolge in vario modo tutte le forze politiche sulla piazza, solleva il ciglio perplesso, di fronte ad uno scandalo così bene confezionato ed indirizzato.
non sto dicendo che i valigioni di soldi non sono veri né tantomeno che i giudici belgi sono uno strumento consapevole di una operazione dei servizi per distruggere l’Unione Europea.
penso anzi che siano in perfetta buonafede e che stiano facendo con scrupolo e rettitudine il loro lavoro.
ma condizionarlo è facile per dei servizi segreti, anche senza apparire: basta far filtrare le informazioni giuste, indirizzare con fughe di notizie le indagini, far emergere le situazioni più compromesse, che servono allo scopo.
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è abbastanza chiaro a tutti gli osservatori che è in atto un tentativo di minare dall’interno l’Unione Europea e mettere in crisi l’economia del nostro continente:
la brexit, l’attentato al gasdotto che portava in Germania il gas russo, ed ora uno scandalo che sembra destinato a travolgere le istituzioni europee, non sono tutte parte dello stesso disegno, con grande evidenza?
l’Europa paga le sue fragilità, il suo egoismo, la sua scarsa integrazione, che la rende simile ad una delle confuse leghe della Grecia antica, dissolte dalla potenza delle monarchie ellenistiche; è quindi molto difficile difenderla.
ma paga soprattutto il rischio di riuscire a distinguersi dal percorso verso la guerra globale contro la Russia che gli americani hanno intrapreso. e, posso anche sbagliare, ma questo scandalo mirato rientra nello stesso scenario.
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ed eccoci alla paralisi operativa, noi menti critiche:
non possiamo difendere l’indifendibile,
ma non possiamo neppure associarci ad una operazione consapevole e bene costruita di smantellamento della nostra mediocre Unione politica Europea.
questa è l’unica arma che possiamo ancora utilizzare per cercare di opporci al movimento storico che porta al nostro ridimensionamento e ad un futuro di povertà, a vantaggio di altri.
purtroppo ogni giorno che passa dimostra che l’arma è inceppata.
Ho anch’io la convinzione che si tratti di scandali mirati ad indebolire ancor di più le strutture europee. Che se lo sono meritato, ce lo siamo meritato, in quanto la maggior parte degli europei ha appoggiato sia l’improvvido allargamento a est che tutte le mattane della Border Linen.
L’altro giorno sentivo in TV che a Bruxelles ci sono 1.800 gruppi lobbistici (società, uffici, public relations etc.), con un giro di affari di 3,5 miliardi di euro. C’è trippa per tutti i gatti… e senz’altro non sono solo Marocco e Qatar a ungere.
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Che poi mi piacerebbe sapere qual è la differenza tra lobbying e corruzione.
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la differenza dovrebbe essere che una lobby usa degli argomenti, peraltro nel nostro mondo pur sempre fondati sulle conseguenze economiche e dunque sui soldi, e la seconda usa invece i soldi direttamente.
è sempre più evidente, a chiunque ha tempo da perdere per riflettere, che la vicenda è completamente pilotata, e le responsabilità più profonde sono tenute occulte, per mantenere sotto scacco la dirigenza europea.
la minaccia sottintesa ma evidente è: se fate un solo passo per rendervi autonomi, vi coliamo a picco.
dopo l’attentato al gasdotto dalla Russia un’altra tappa della guerra sotterranea americana contro l’Europa.
è del resto evidente il nesso tra la von der Leyen e quel miserabile politico e umano di Di Maio, che lei voleva come suo pupillo a gestire i rapporti tra Unione Europea e Qatar, guarda caso…
mi sconcerta che la stampa sia tombale su questo punto, come sul fatto che Renzi fa alla luce del sole e con le ricevute fiscali quello che gli arrestati facevano con i trolley.
ma questa è la giusta fine di una sinistra che ha sostituito il PIL al proletariato.
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In effetti se pensiamo a personaggi che hanno ricchezze personali pari alla ricchezza di qualche manciata di paesi pare strano che ci di occupi solo di mondiali di calcio, pure se in senso un po’ più ampio.
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