requiem per la povera Europa al tramonto – 533

questi tempi sono frettolosi e le lunghe analisi si leggono con fatica; tuttavia è richiesta una riflessione sullo sfacelo dell’Unione Europea e delle sue forze politiche.

tutte, non ci si voglia far credere, come cercano, che le mazzette riguardano soltanto qualche deputato faccendiere mediterraneo.

se è vero quello che scrive nel suo blog l’amico d’un tempo, Raimondo Bolletta:

Successivamente abbiamo saputo che l’indagine non nasceva dalla vigile attività dei magistrati belgi ma da veline che i servizi segreti di paesi non meglio identificati avevano passato alle procure con tanto di indicazione degli appartamenti in cui il denaro poteva essere trovato. Sembra che prima delle perquisizioni giudiziarie i servizi siano entrati in quelle case per accertamenti preventivi o forse anche per lasciare qualcosa di compromettente. Naturalmente le informazioni sono incerte perciò è difficile giudicare, ma è certo che di mezzo ci sono i servizi segreti di vari paesi per una operazione molto grossa che non riguarda semplicemente un piccolo numero di persone e faccendieri che gravitano intorno al parlamento europeo. Qualcuno vuole screditare le istituzioni europee e i processi democratici in uno scontro epocale tra autarchie e democrazie, tra occidente e il resto del mondo. Quattro scemi sono dati in pasto ad una opinione pubblica sempre più pronta a stracciarsi le vesti.

a me era sfuggita l’informazione che dà sul ruolo dei servizi segreti nello scandalo (che ricorda da vicino quello che liquidò Craxi, per mano del killer Di Pietro, in contatto con i servizi americani), ma ero arrivato a sospettarlo per mio conto qui: https://comma22corpus.wordpress.com/2022/12/18/qualcuno-s-qatar-ra-528/.

. . .

però questa vicenda aggrava la crisi della semi-sinistra italiana, sia nella sua versione dominante di centro-destra (fu guidata addirittura da Renzi!, oggi abbastanza organico alla destra), sia in quella fasulla che da D’Alema a (ri-)Vendola si faceva passare per radicale ed ecologista.

l’impressione è però che siamo davanti al suo smottamento definitivo: qualcosa di simile a quello che avvenne un secolo fa, quando fu proprio il leader della sinistra più radicale, Mussolini, a fondare il fascismo, diventando interventista, ben oliato dai servizi segreti francesi, con la prima delle sue mosse opportuniste che hanno sempre confermato storicamente la sua natura di uomo senza altro principio che la voglia del potere.

la stessa malattia, la voglia di potere, che presiede allo sfacelo della sinistra oggi.

la pseudo-sinistra del Partito, che abusivamente si è definito Democratico, muore dello stesso male che uccise la sua ala riformista e socialista nel 1993 con Mani Pulite: la corruzione.

la sinistra ex-comunista e quella cattolica, via via avvicinatesi e fuse dal 2008, sopravvissero fortunosamente a quel periodo e fino ad oggi, in posizioni che l’hanno vista anche governare per alcuni periodi in alternativa alla destra berlusconiana (1996-2001: Prodi, D’Alema, Amato; 2006-2008: Prodi; 2011-2018: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni; 2019-2022: Conte, Draghi).

ma oggi si ha l’impressione di assistere a quanto già visto qualche decennio fa col Partito Comunista francese, dissolto in pochi anni nella totale irrilevanza.

se la sinistra italiana non ha seguito finora la stessa sorte è solo perché si è trasformata in una macchina di potere: la Ditta, come la definì Bersani, o il partito dei sindaci, secondo un’altra definizione azzeccata, che dice la verità senza saperlo.

un partito che ha rinnegato tutto della sua storia, dal pacifismo alla critica della scienza asservita al capitale.

. . .

ma non è la politica, con le sue tattiche, che spiega quello che è successo; dobbiamo tornare a Marx e guardare bene che cosa è successo di profondo nella società italiana e occidentale.

la globalizzazione, avviata dagli anni Ottanta da Reagan e dalla Thatcher, ha celebrato i suoi progressivi trionfi politico-militari a partire dal crollo dell’Unione Sovietica all’inizio degli anni Novanta, dalla distruzione della cortina di ferro e dalla successiva espansione aggressiva verso i confini stessi della Russia.

ma i suoi trionfi sono stati soprattutto economici, e la rivoluzione informatica ne è stato il volano principale, confermando anche su questo piano l’egemonia americana sul mondo.

dal 1991 al 2020 è seguito un trentennio fondato parallelamente su una concentrazione di ricchezze senza eguali nella storia, su una espansione universale dei consumi, largamente a debito, e sulla creazione di forme di controllo dell’informazione capillari e tendenziosi come non mai.

(perché la televisione, vecchio antenato degli strumenti che plasmano l’opinione pubblica, devi pur sempre accenderla; ma è il telefonino che accende te e ci perseguita).

occorre prendere atto che in questo trentennio il capitalismo ha saputo rendersi assolutamente indispensabile.

anche se ha avviato una politica di spoliazione progressiva della classe media, ha tuttavia garantito un livello di benessere inaudito, almeno in una vasta area del mondo, e ha abbandonato al loro destino solo gli strati infimi economicamente delle diverse società, dato che non sono interessanti, sia perché non consumano, sia perché le loro stesse condizioni di vita li rendono politicamente poco attivi, in genere.

. . .

se guardiamo bene, la crisi di questo modello coincide con la pandemia globale iniziata a fine 2019, anche se è stata gestita sinora in un modo che ha confermato nelle masse la convinzione dell’insostituibilità dell’attuale modello di vita.

ma dalla pandemia è iniziato anche il ritiro dalla globalizzazione: un mondo che sta diventando multipolare non può essere contemporaneamente un mondo unificato sotto l’egemonia americana.

grandi aree geografiche e culturali cercano di rendersi autonome dal punto di vista della produzione e dei consumi, dato che la prospettiva incombente è quella di doversi spartire risorse declinanti, a cominciare da quelle alimentari, insidiate dal riscaldamento globale.

di conseguenza, ecco anche l’aumento universale delle spese militari per attrezzarsi ad un futuro di scontro e ad una prospettiva apocalittica di guerra, che appare inevitabile, in base al principio che nessuno sperpera risorse per costruire armamenti inutili; una legge di Murphy direbbe: se costruisci armi, prima o poi le userai.

e in questo scenario, la vittima sacrificale è l’Europa, che storicamente non ha avuto e neppure ha la possibilità di essere autosufficiente dal punto di vista energetico ed alimentare, e infatti ha costruito la sua ricchezza nei secoli col colonialismo diretto o indiretto.

ma anche se questo modello della globalizzazione è in via di sostituzione, via via che diminuisce la capacità americana di controllare il mondo intero e gli USA devono ammettere il ruolo autonomo di altre potenze planetarie o regionali, rimane sempre più capillare, pervasivo ed insostituibile l’equilibrio dei poteri reali che controllano il mondo: l’apparato convergente di finanza, produzione e ricerca scientifica subordinata.

il mondo attuale davvero non è in grado di sopravvivere negando questo modello; le forme di resistenza sono assolutamente marginali, delle sacche senza vere prospettive nel futuro.

. . .

ed eccomi al dunque, allora.

il ruolo storico della sinistra italiana, dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni Ottanta (simbolico quasi l’omicidio di Moro come momento di svolta), è stato quello di elevare relativamente le condizioni di vita delle masse dei lavoratori.

ed è stato un suo successo grandioso averci fatto uscire in questo modo da una vecchia Italia semi-rurale e bigotta, per passare ad una nuova Italia più moderna e benestante.

dagli anni Ottanta la società italiana è definitivamente cambiata, verso le forme del benessere esasperato e perfino obbligato, ma desiderato ed amato universalmente, anche a sinistrta.

così la sinistra non ha più avuto altro ruolo storico che quello di favorire il mercato, i diritti umani individuali di gruppi agiati, le forme di benessere del certo medio.

la sinistra è stata in buona sostanza l’agente della globalizzazione.

la fine della globalizzazione le nega anche questo ruolo, potenzia le forme di protesta dei ceti colpiti per primi dal destino europeo di un prossimo impoverimento massiccio, ma la sinistra non sa raccoglierle, perché sta lavorando dall’altra parte della barricata.

quale ruolo può avere la sinistra nel nuovo mondo multipolare, che si prepara a demolire l’Europa e il suo benessere? e a spartirsene lo scalpo…

aggiungete che non si vede traccia alcuna di questo dibattito al suo interno.

. . .

e metteteci anche quelli che si fanno trovare con i trolley pieni di contante, come ciliegina sulla torta…

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2 commenti

  1. L’amico di un tempo è un vecchio amico che ti legge meno perché evita discorsi troppo impegnativi e spesso apocalittici ma convincenti. Scusami. Grazie della citazione segno che tu a volte mi leggi e non sempre ti faccio arrabbiare. Un abbraccio e carissimi auguri per il futuro.

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    • caro Raimondo, la natura e la storia personale mi hanno dato l’onere di un carattere intransigente, per usare l’aggettivo più edulcorato che mi viene in mente.
      abbiamo avuto dei dissensi, anche acuti, e purtroppo non sono ancora diventato abbastanza buddista da non drammatizzarli.
      anche io ti leggo abbastanza regolarmente e di recente ho notato che, almeno su alcuni punti, ritrovo delle consonanze.
      che tu mi legga ancora non lo pensavo, ma mi fa molto piacere: L’amico ritrovato è un libro scritto a Stoccarda, che è stata per anni la mia seconda patria.
      ricambio l’abbraccio e gli auguri…

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