57 profughi musulmani Rohingya del Myanmar, tutti maschi, sono approdati a Natale sulla costa dell’isola indonesiana di Sumatra, in Indonesia, su un vecchio barcone di legno alla deriva, col motore fuori uso e sospinto dal vento.
provengono, direttamente o indirettamente, dal Myanmar, dove sono perseguitati dalla attuale dittatura militare, così come lo erano stati, prima, dal premio nobel per la pace, la Aung San Suu Kyi, che i militari hanno destituito e imprigionato, e dal precedente regime militare, che lei aveva sostituito, dopo elezioni.
non è chiaro se sono partiti da uno dei campi profughi nel confinante Bangladesh islamico, dove si rifugiano in fuga dal Myanmar, integralisticamente buddista, e sono distanti circa 1.900 km dalla costa occidentale di Sumatra, o dallo stato birmano di Rakhine, dove vive la minoranza musulmana perseguitata, e che è soltanto un poco meno lontano.
è abbastanza probabile che questo barcone sia quello partito con 150 persone quattro o cinque settimane fa e che qualche giorno fa riuscì a prendere la linea via telefono satellitare, chiedendo aiuto per essere rimasto senza cibo e acqua, con la conseguente morte di alcune persone a bordo, inclusi alcuni bambini.
senza che nessuno si muovesse a cercarli, peraltro.
ma ci ha pensato Babbo Natale, dai.
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il fatto che i 57 superstiti siano tutti maschi, anche se alcuni in fin di vita, fa pensare che possa essersi ripetuto qualcosa di analogo alla vicenda tragica della zattera della Medusa, in tempi in cui le vicende dei disperati erano ancora capaci di turbare, se non di commuovere.
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il mio incontro con alcuni Rohingya in Myanmar, dieci anni fa.
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