la guerra civile vaticana e il caso Gregori – Orlandi – 11

la morte di Ratzinger ha permesso all’ala tradizionalista della chiesa cattolica di aprire le ostilità contro papa Bergoglio, io non credo tanto per costringerlo alle dimissioni, dato che questa guerra aperta anzi le rende più difficili, ma per condizionare il prossimo conclave ad eleggere almeno un papa di mediazione.

a quanto capisco, lo schieramento tradizionalista è sempre più debole, e lo sa; il tempo lavora contro di lui, e per questo l’ala più estremista si decide a scendere in campo, attraverso il segretario prediletto di Ratzinger, monsignor Gaenswein, in un modo assolutamente inusuale, che è quello della polemica aperta.

finora le opposizioni interne alle scelte dei papi, che non sono mai mancate, erano oblique, reticenti, sussurrate; ora invece, ecco la guerra aperta di chi non ha niente da perdere.

la guerra la può fare il più forte per annientare il nemico, ma a volte è il più debole ad iniziarla, perché non gli resta altro da fare (accenni anche a Russia e Ucraina, bortocal? sì).

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ora, se volete pensare, in questo quadro, che è del tutto casuale la decisione di Bergoglio di riaprire, il giorno dopo, quello che tutti chiamiamo il caso Orlandi, ma che meglio andrebbe chiamato, per capirlo, il caso Gregori Orlandi, accomodatevi pure.

ma nello scenario di soluzione del giallo che ho ricostruito nei giorni scorsi, questo è un preciso avvertimento in stile mafioso, cioè gesuitico, di Bergoglio ai suoi avversari.

non che intenda davvero rivelare la dirompente verità della vicenda, che certamente lui conosce, come molti altri, in Vaticano e fuori, ma lancia un preciso ultimatum: se non la smettete, io vado avanti e scoperchio fino in fondo il putridume della chiesa wojtyl-ratzingeriana e rivelo finalmente chi sono i responsabili del rapimento e successivo omicidio delle due ragazze.

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già, perché le ragazze sono due; e la prima, la Gregori, di estrazione sociale più modesta, che frequentava un monsignore del Vaticano che le aveva montato la testa con grandi promesse, sparisce 40 giorni prima dell’altra, e senza che nessuno dica niente, senza che nessuna rivendicazione politica arrivi, mentre i media archiviano il caso fra le centinaia di scomparse di minori che avvengono ogni anno in Italia (anche un mio cugino, che però minore non era, sparì nel nulla cinquant’anni fa).

forse l’impunità del primo delitto induce a sottovalutare i rischi del secondo, e la stessa fine fa anche la Orlandi, che viveva in Vaticano con la famiglia, visto il lavoro del padre, e frequentava anche monsignor Marcinkus, il braccio criminal-finanziario di papa Woytila e il gestore dei cospicui fondi all’opposizione polacca anti-comunista per i quali Wojtyla giunse quasi a dissestare del tutto le finanze vaticane.

se è vero quello che una testimone ha sussurrato, che si consumavano addirittura nell’appartamento contiguo a quello papale i rapporti fra Marcinkus e la minorenne, non sappiamo quanto consenziente, la decisione di farla sparire fu presa per il timore di uno scandalo immane.

non sappiamo bene da chi, qualcuno dice dal Segretario di Stato, all’oscuro dello stesso Wojtyla.

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poteva passare anche questa per una fuga da casa, probabilmente si sperava; anche per la Gregori era andata liscia, dopotutto.

e invece la famiglia suscitò un clamore mediatico enorme, e questo spinse a correre ai ripari, con l’invenzione della pista terroristica e della richiesta della grazia per Agca.

ma, evidentemente, se lo scopo fosse stato questo, la richiesta sarebbe partita quaranta giorni prima, al primo rapimento.

per questo non si deve parlare di caso Orlandi, ma di caso Gregori-Orlandi; perché è proprio l’abbinamento la chiave del giallo.

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una storiaccia simile è al limite dell’impossibile, vero?

ma papa Bergoglio, che sa la verità, sia essa questa o un’altra in qualche modo simile, ma finora non ha parlato, non ha mai risposto, non ha aperto gli archivi segreti, adesso, proprio adesso, fa sapere: io sono l’unico veramente estraneo a questa storia, e l’unico che non ha nulla da perdere a farla finalmente risolvere; siete voi in pericoli, seguaci di Ratzinger e Wojtyla: fermatevi, prima che sia troppo tardi, altrimenti vado fino in fondo.

già, ma può davvero tirarsi fuori del tutto papa Bergoglio?

chi ha santificato Wojtyla nel 2014 a nove anni soltanto dalla morte, perché era già stato proclamato santo subito a furor di popolo o di gregge dei fedeli?

e se davvero fossimo alla vigilia della fine della chiesa cattolica come l’abbiamo conosciuta negli ultimi secoli?

3 commenti

  1. La santificazione di Wojtyla, in questa tua ricostruzione, potrebbe essere un’improvvida offerta di pace che ora si ritorce contro chi l’ha fatta. Papa Bergoglio può tirarsi fuori? Bergoglio, forse sì; ma il papa, in quanto tale, probabilmente no.

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    • sì, hai ragione. del resto Bergoglio ha sempre cercato di mediare con Ratzinger, dimostrandogli un grande rispetto, anche quando faceva scelte che smantellavano alcune sue. sono stati otto anni di convivenza in quella specie di repubblica presidenziale alla francese che era diventata il Vaticano dopo le dimissioni di Ratzinger: lui faceva il presidente della repubblica, senza poteri reali, ma ancora in un ruolo simbolico, e Bergoglio il primo ministro che prendeva le scelte operative per mandare avanti la baracca. i due papi conviventi, anche se su fronti opposti, erano quasi una scelta provvidenziale per consentire che le due anime della chiesa potessero continuare a riconoscersi comunque nell’istituzione. con la morte di Ratzinger, prendiamo atto che questo equilibrio si è rotto e la crisi della chiesa cattolica si drammatizza molto, con esiti imprevedibili.

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