liberarsi di Marx, ma non del marxismo, non del tutto. – come ricostruire una sinistra in Italia? 3 – 17

oramai che mi sono buttato in questa impresa presuntuosa, mi tocca continuare; riprendo allora a ragionare sul tema, a partire dalle idee di alcuni commenti all’ultimo post di questa serie, che era poi soltanto il secondo.

rimane inteso che qui non pretendo di indicare a nessuno nessuna strategia, ma soltanto di chiarire le mie idee a me stesso.

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scrivevo, rispondendo alle osservazioni di gaberricci:

la prima regola per una ricostruzione della sinistra dovrebbe essere questa, dico umilmente […] una visione della vita che la vede sempre fatta di contraddizioni ed esclude la visione in bianco e nero, o rosso e nero… è inevitabile che qualunque realtà positiva abbia delle ombre e che ogni negatività nasconda in se stessa, nonostante tutto, qualche aspetto positivo.

e la seconda dovrebbe essere il principio di realtà, che le è poi strettamente collegato.

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ma naturalmente occorre anche interrogarsi su una premessa che nel commento è data per scontata: ma occorre una visione della vita per ridefinire una idea di sinistra? non basta definire degli obiettivi concreti?

la proposta di una visione della vita come premessa non rischia di ideologizzare la politica e quindi di partire col piede sbagliato? non ho una risposta chiara a questa domanda, ma istintivamente risponderei di sì.

quindi preciso ulteriormente che non di una visione della vita si tratta, ma semplicemente di un metodo di impostazione dell’analisi politica.

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a questo punto devo diventare più esplicito e perfino brutale: usare come metodo il rifiuto della contrapposizione binaria fra bene e male, giusto e ingiusto, ed adottare il principio di realtà significa in poche parole liberarsi di Marx e della sua visione filosofica del mondo e della politica.

come pensatore Marx è troppo influenzato da Hegel, nel suo materialismo storicistico, e tenta una sua conciliazione, piuttosto fragile e maldestra filosoficamente, col pensiero scientifico, in particolare di Darwin, e con l’economia classica di fine Settecento.

l’influenza negativa di Hegel su Marx sta nell’idea che la storia abbia un senso e miri alla realizzazione di una società perfetta; per Hegel, filosofo cortigiano, questa era sostanzialmente la Prussia del suo tempo; per Marx era la società comunista imminente; ma con questo la sua rimane una visione finalistica della storia come progresso verso una meta che realizzerà pienamente le potenzialità umane.

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viviamo in un’epoca che sembra avere realizzato larga parte del programma marxiano, sia pure in una struttura rigidamente capitalistica e attraverso forme inaudite di concentrazione personale del potere; se l’obiettivo era trasformare il mondo e sostituire alle forze plasmatrici della natura quelle rivoluzionarie umane, questo è stato pienamente realizzato.

e tuttavia questa nuova società non è per niente perfetta, anzi appare fragilissima e destinata ad un collasso inevitabile, anche se in tempi che non si possono definire con certezza.

quindi tocchiamo con mano il fallimento del programma post-capitalistico di Marx, che affidava allo sviluppo economico la creazione di questa nuova società dei bisogni realizzati, trascurando completamente di considerare l’essenziale rapporto col modo naturale dell’uomo come specie.

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occorre oggi dire no all’hegelismo provvidenzialista e cripto-cristiano di Hegel: la storia umana non segue le prospettive ebraiche dell’avvento di un messia, né quelle cristiane della realizzazione della Città di Dio sulla Terra.

siamo semplicemente una specie animale che lotta per il suo benessere e a sua sopravvivenza, e potrà farlo tanto meglio quanto più anteporrà ai bisogni del singolo quelli della società nel suo insieme, il che significa in poche parole impedire che la logica del mercato diventi l’unica regola della nostra vita sociale.

tuttavia un punto fondamentale del pensiero di Marx sopravvive alla transitorietà delle altre impostazioni ed è l’osservazione del conflitto sociale come motore della storia umana; lui lo definisce come conflitto di classe, ma può assumere anche altre forme, da indagare empiricamente; ed è per questo che il superamento dei principali aspetti del pensiero di Marx non è la fine del marxismo, come metodo di analisi dei conflitti sociali.

ma siccome ho detto che non intendo proporre una visione filosofica alternativa, ma semplicemente un metodo di analisi della realtà alternativo a quello di Marx, basterà dirsi che ogni analisi di situazione deve strettamente misurarsi all’analisi delle forze in campo, senza lasciarsi influenzare dall’attesa di future ipotetiche prospettive.

anche la drammatica visione catastrofista, che ho appena accennato sopra, è soltanto una pista di ricerca; niente impedisce del tutto che si riesca a trovare qualche soluzione alla catastrofe climatica incombente, per quanto impossibile oggi possa sembrare pensarlo.

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ma evidentemente questo combinato disposto, tra superamento della logica binaria di alternativa tra bene e male con inevitabile vittoria del primo e adozione di un principio di realtà, porta anche misurarsi col tema eguaglianza/ diseguaglianza, liberandolo dalle contrapposizioni ideologiche.

è abbastanza evidente che tutte le società umane senza distinzione sono caratterizzato da un certo grado di diseguaglianza e anche che le diseguaglianze fra i membri di una società diventano tanto più spiccate, quanto più le società diventano complesse e tecnologicamente avanzate.

del resto neppure Marx ha mai parlato di eguaglianza assoluta, che appare piuttosto una proiezione ideologica vagamente illuministica; ha parlato di soddisfacimento dei bisogni di ciascuno, ma senza affermare mai che questi bisogni siano eguali per tutti.

d’altra parte, le differenze biologiche sono la base stessa dell’evoluzione, come mi veniva ricordato dieci anni fa in un commento a quello che scrivevo dieci anni fa esatti, sul blog di allora:

bastiancuntrare 13 gennaio 2013 alle 7:59 Si deve a Georgescu-Roegen il tentativo di applicare le regole biologiche all’economia, dando vita alla bio-economia. Leggere la sua critica alle ipotesi di base della teoria economica dominante è angosciante…. Dopo la bioeconomia ci vuole la biopolitica, che riporti l’uomo nel suo contesto reale e naturale? Tema interessante. Ci vuole un post di bortocal!

sono qui a cercare di riempire la mia lacuna, con dieci anni di ritardo!

e chi vuole si legga la voce dedicata a quest’uomo straordinario su wikipedia:

https://it.wikipedia.org/wiki/Nicholas_Georgescu-Roegen

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ne estraggo quello che è coerente col mio discorso:

La Legge dell’entropia e il processo economico
Nessuna delle due correnti del pensiero economico preminenti sulla scena mondiale fin dalla fine del XIX secolo, vale a dire la teoria neoclassica e il marxismo, tenevano conto dell’importanza delle risorse naturali nell’economia umana.

L’importanza della termodinamica nell’economia
Qualsiasi scienza che si occupi del futuro dell’uomo, come la scienza economica, deve tener conto della ineluttabilità delle leggi della fisica, ed in particolare del secondo principio della termodinamica, secondo il quale a qualsiasi processo economico che produce merci materiali diminuisce la disponibilità di energia nel futuro e quindi la possibilità futura di produrre altre merci e cose materiali. Inoltre, nel processo economico anche la materia si degrada, ovvero diminuisce tendenzialmente la sua possibilità di essere usata in future attività economiche: una volta disperse nell’ambiente le materie prime precedentemente concentrate in giacimenti nel sottosuolo, queste possono essere reimpiegate nel ciclo economico solo in misura molto minore e a prezzo di un alto dispendio di energia.

Materia ed energia, quindi, entrano nel processo economico con un grado di entropia relativamente bassa e ne escono con un’entropia più alta. Da ciò deriva la necessità di ripensare radicalmente la scienza economica, rendendola capace di incorporare il principio dell’entropia e in generale i vincoli ecologici.

Il conflitto sociale
La lotta economica dell’uomo per lavorare e procurarsi un sostentamento prende la forma di un conflitto sociale. Il conflitto sociale non può essere eliminato.

Pressione demografica
Georgescu-Roegen è fortemente pessimista sul futuro dell’umanità. La pressione demografica e il progresso tecnologico portano ceteris paribus alla fine dell’esistenza della specie umana, dal momento che entrambi i fattori causano un più rapido decumulo della riserva (di risorse minerarie) disponibile.

Critica all’economia neoclassica
La teoria neoclassica è inadeguata perché rappresenta l’economia come un sistema meccanico, circolare e chiuso e tende a trascurare, o, nel migliore dei casi, a travisare il problema di come allocare le risorse minerarie esauribili tra generazioni presenti e future. I meccanismi di mercato dell’offerta e della domanda sono sistematicamente incapaci di elaborare l’allocazione intergenerazionale, poiché le generazioni future non sono, e non possono essere, presenti nel mercato di oggi, descritto come “una dittatura del presente sul futuro”.

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e allora recupero semplicemente, come premessa, le mie elementari considerazioni di allora:

diseguaglianza contro natura. 12 gennaio 2013.

se la diseguaglianza è naturale, la misura moderna della diseguaglianza non è affatto naturale, ma totalmente artificiale.

per non dire contro natura.

ci si scandalizza per comportamenti sessuali che vengono definiti tali, anche se poi esistono in natura anche fra altre specie, e non ci si scandalizza della mostruosa differenza di potere tra esseri della stessa specie, che invece davvero non trova altri esempi in natura.

nessuna diseguaglianza naturale ha le proporzioni della moderna diseguaglianza fra gli esseri umani, che è frutto non della natura, ma dell’evoluzione tecnologica.

il progetto di riportare la diseguaglianza umana a proporzioni naturali e di regolare razionalmente quella parte di diseguaglianza che non è direttamente naturale, a me pare un buon progetto politico, quindi.

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occorre allora un nuovo progetto politico che:

a) abbia come scopo la riduzione nella misura empiricamente migliore possibile della infelicità umana presente e futura;

b) consideri il benessere degli individui della specie homo sapiens sapiens, o meglio pan sapiens sapiens, condizionato dalla loro evoluzione biologica nelle sue basi e da fattori culturali e storici soltanto nelle sue manifestazioni determinate;

c) ridefinisca il necessario rapporto dell’uomo con le sue radici naturali in forme compatibili con la nostra struttura come organismo senziente, ma anche con un progetto di mantenimento degli equilibri naturali che ci hanno creato.

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da qui germoglierà tutto il resto; ma cercherò di dirlo in puntate di lunghezza sopportabile (ammesso che questa lo sia stata).

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