i nostri media fanno la grancassa al ministro Sangiuliano che dice, un po’ malamente, una cosa sostanzialmente giusta su Dante, ma not politically correct e non abbastanza conformista, e cioè che era di destra, o meglio un fior di reazionario già a i suoi tempi (ma poi lo prende per modello politico, mah!).
Dante reazionario, sì, nelle azioni politiche e nell’opera, un manifesto del Medioevo puro e duro e che lui auspicava, scritta splendidamente e perdipiù in volgare, ma non per questo meno retriva, e che sparì senza lasciare altra eredità che l’indiscussa ammirazione.
ma tacciono del tutto i nostri media l’enormità di un ministro dell’Istruzione e del Merito che convoca al Ministero la Dirigente Scolastica di una scuola dove una classe intera ha preso di mira un’insegnante colpendola in aula con una pistola a pallini.
e la sventurata rispose…, andando dal ministro a dire che?
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questo ministro del Merito non è all’altezza del suo ministero, evidentemente, perché, nel merito, ignora diverse cose che un ministro dovrebbe sapere.
la prima, di metodo: non tocca a lui intervenire nei singoli procedimenti; non può scavalcare le competenze dei diversi organi come se fosse non a capo del ministero di una repubblica democratica, ma il nuovo Re Sole, sovrano assoluto, di una reggia di Versailles che si chiama scuola italiana; ogni sua mossa in questo senso è totalmente illegale.
le sanzioni disciplinari al di sopra di un certo livello non sono di competenza del Dirigente Scolastico, ma degli organi collegiali dell’istituto; tocca a loro valutare quel che è avvenuto, nel contesto di una situazione concreta, che il ministro non può conoscere, e sono formati dai rappresentanti di tutte le componenti di quel corpo vivo che è la scuola: studenti, genitori, docenti e anche personale ausiliario.
questi organismi non posso essere esautorati da un ministro autoritario.
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una seconda cosa e più importante, che il ministro ignora completamente, evidentemente, sono le caratteristiche psicologiche dell’adolescenza, la volontà e perfino il bisogno di trasgressione in quel momento evolutivo delle personalità; e questa è una carenza ben più grave della prima perché porta a colpire direttamente le persone coinvolte nel caso.
lo inviterei a rileggere quel capitolo del Tom Sawyer di Mark Twain che racconta l’atroce beffa che realizzano Tom e i suoi compagni di scuola alla festa di fine anno della scuola, ai danni, se non ricordo male, del preside, calando un gatto da una botola per staccargli la parrucca dalla testa durante il discorso finale;
ed eravamo nel Far West nel 1876, centocinquant’anni fa! che cosa sarebbe successo, dopo, se il ministro di quello stato fosse stato Valditara?
da preside mi trovai a gestire anche io qualche episodietto di questo tipo, anche se un po’ meno spettacolare, del genere due studenti sorpresi a scambiarsi un biglietto dove progettavano di rapire e torturare la docente di tedesco.
e ben ricordo che nei miei anni liceali il professore di greco veniva accolto in classe dal nipote dell’esimio grecista Valgimigli, traduttore di tutto Platone (il nonno, non il nipote), in piedi sul banco a fare un rumore divertentissimo, facendo schioccare le guance dall’interno con dito, tra gli sghignazzi di noi tutti.
io stesso, che ero il primo della classe (forse) ed un secchione tremendo, buttai dalla finestra la sedia del mio compagno di banco, che era andato ai servizi, durante una lezione di quel profe.
è tutta giovinezza che rivendica la sua vitalità contro una istituzione che soffoca e così innaturale come la scuola; ma erano tempi di rivolta generale contro i matusa, si diceva allora, e preannunciavano il Sessantotto.
non enfatizzare, neppure sottovalutare, ma non è certo l’intervento di un ministro la misura giusta per un episodio di questo stesso tipo, solo più recente e capitato nell’epoca infelice del villaggio globale mediatico.
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infatti il vero problema dei nostri tempi sta nel contesto che circonda queste naturali intemperanze giovanili e ne modifica la portata, rendendole immediatamente social, con una pubblicità dannosa per tutti, per chi le subisce, ma anche per chi le compie.
oppure le potenzia enormemente negli effetti per la disponibilità di strumenti nuovi di altro genere, ad esempio droghe.
e forse su questo bisognerebbe che un ministro riflettesse, se ne fosse capace, anziché fare mosse di questo tipo, demagogiche anziché pedagogiche.
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ma perché il ministro non ha convocato, piuttosto, la dirigente del Liceo Arnaldo di Brescia, contestata da mesi dai suoi docenti e accusata di avere fatto lavare da un collaboratore scolastico la sua macchina nel cortile della scuola dalle schittate dei piccioni sul parabrezza?
a distanza di mesi dal fatto e di settimane dall’ispezione ministeriale, si attendono ancora i risultati e le decisioni, di qualunque genere esse siano, mentre la tensione nella scuola rimane non risolta.
non dico che il ministro dovesse convocarla davvero, ovviamente; la mia domanda era puramente provocatoria, perché sarebbe stato egualmente illegittimo.
ma sollecitare, discretamente, la soluzione del caso, non sarebbe stato fuori posto di sicuro.
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meglio avrebbe fatto invece davvero il ministro a convocare quella mamma finlandese che se ne è tornata al suo paese, dicendo di farlo per il bene dei suoi figli, perché la scuola italiana fa schifo.
come darle torto, dal suo punto di vista?
io l’ho visto di persona il funzionamento della scuola finlandese 25 anni fa, in uno scambio di studenti del mio liceo con un istituto al circolo polare artico; quattro giorni di full immersion, per me, loro ci rimasero due settimane, e ci collegammo anche dall’aula in diretta con gli astronauti dello Shuttle e dialogammo con loro, ad esempio.
posso dire che in quel contesto episodi come quelli che ho raccontato sono semplicemente marziani.
diamo ai nostri studenti una scuola viva, che non demonizzi neppure l’internet che è al centro della loro vita concreta attuale, ma gli insegni ad usarla al meglio.
creiamo una scuola comunità, come in Finlandia, dove si vive e si cresce assieme, se ne siamo capaci, piuttosto.
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se scuola del Merito significa scuola del conformismo e della repressione ottusa e cerca like, caro ministro, questa non è la sciola del merito, ma del demerito.
e il demerito è tutto Suo.