una milza di troppo? autobiografismi post covid 2 – 29

stupiti dal titolo? la prendo alla lontana, chi mi legge abbia pazienza.

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dalle mie parti, cioè in qualche modo dentro di me, ma non saprei dire dove, l’autostima non è mai mancata, anzi direi che ce n’è stata una certa sovrabbondanza, non sempre piacevole da sopportare per chi mi stava vicino.

non potendo cancellarla, ho sempre cercato di gestirla cercando di impormi dei ruoli defilati, preferendo fare da spalla a qualcun altro, fino a che mi era possibile, ma questo non riusciva ad evitare che l’autostima erompesse in forma sgradevoli molte volte, anche quando non era neppure troppo giustificata.

da diversi punti di vista questo mi ha fatto condurre una vita che è apparsa a molti come una promessa mancata.

infatti, per cercare di tenere l’autostima entro limiti sopportabili, non ho mai cercato il successo e neppure l’ho avuto.

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sì, ma la milza? ancora un momento, per favore…

colpevoli di questo squilibrio, se è giusto cercare dei colpevoli, sono stati coloro che mi hanno educato sette decenni fa, era il secolo scorso, e che mi hanno variamente vezzeggiato con lodi esagerate, per via di certe buone apparenze del mio modo di manifestarmi fin da bambino.

così mi sono abituato all’improvvisazione creativa e ho via via abbandonato, ogni volta che ho potuto, la ricerca paziente e la concentrazione, accontentandomi di qualche applauso effimero, ma mal meritato.

ma ora che sono chiaramente giunto ad avere larga parte della vita alle spalle, dato che se guardo gli annunci funebri mentre passeggio in paese, l’età di coloro che sono morti è in prevalenza inferiore alla mia, vedi sorpresa, la mia autostima cala vertiginosamente e tende facilmente a trasformarsi in autocritica, come si vede da queste stesse righe.

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ma peggioriamo il quadro e procediamo in questo divagare assurdo: ho fra l’altro sempre sospettato che ci fosse una qualche relazione nascosta tra autostima ed ormoni.

non nel senso che questi possano creare l’autostima o la disistima di sé, ma credo che dagli ormoni dipenda la potenza di questi due atteggiamenti.

avete mai osservato come siano più diffuse le manifestazioni dell’autostima fra i maschi? le donne sono abituate ad autostimarsi di meno, o ad autostimarsi in modo meno egoistico, almeno fino a che non si maschilizzano psicologicamente, come sta avvenendo di recente, seguendo le mode.

questo per dire che il calo oggettivo degli ormoni, nell’età via via più matura, rende meno aggressiva l’autostima, anzi la riduce un poco come espressione autonoma del sé.

un corpo che si va via via riempiendo di magagne e di difetti è molto meno sicuro di essere affascinante, anche nelle manifestazioni che noi chiamiamo dell’intelligenza.

si aggiunga che la mente stessa dà qualche segno di cedimento:

le distrazioni si moltiplicano, le smemoratezze anche, a volte la parola che si cerca si fa attendere a lungo (sopra, ad esempio, non c’era modo di farsi venire in mente vezzeggiare, sembrava che qualcuno avesse sequestrato il termine da qualche parte), i ricordi consapevoli si affievoliscono,

in compenso ti aggredisce la memoria involontaria, come fosse un gregge che sta fuggendo da una stalla rimasta incustodita.

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insomma, vivo il bisogno di qualche manifestazione di auto-stima di rinforzo che venga dall’esterno, perché l’autostima autoctona si è molto indebolita.

ho detto dall’esterno: la milza non c’entra; non ancora, almeno.

e per fortuna in queste ore sembra che nella vita reale ci si sia accorti del mio grido silenzioso di aiuto ed ecco che incontro qualcuno che mi risolleva a suon di complimenti, di cui sentivo proprio il bisogno.

ok, vedo ancora bene i miei limiti e i miei difetti, ma questo non dovrebbe impedirmi di considerare anche che ho qualche qualità.

non vi è nessuno che ne sia totalmente privo, ma ci sono molti che deliberatamente hanno deciso di sacrificare le proprie doti, per amore piuttosto del quieto vivere nella massa o nella comodità, dato che emergere è sempre faticoso ed implica combattimenti che spesso si vorrebbero evitare.

non è il mio caso, comunque.

dico grazie dunque a chi mi ha manifestato stima, apparendo a sua volta stimabile a me.

e queste mie parole se le dovrebbe segnare chiunque viva dei momenti di disagio simili ai miei, d’accordo?

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poi, nel registro delle manifestazioni di stima, ci metto anche gli ultimi referti delle analisi cliniche – nessuno rida -, che mi sono toccate e ancora mi toccano a raffica in queste settimane.

e qui, lo so, entriamo nel campo dell’ingiustamente soggettivo, del variabile, del non condivisibile da tutti; ma non me farò una colpa, perché la natura non è colpevole.

fa bene scoprire di avere malanni governabili e, al momento, nessuno insuperabile, in apparenza, almeno, e senza volere sfidare gli dei, dicendo questo.

perché, dice la sanitaria che mi prescrive altri accertamenti, comunque: se ci guardiamo dentro, tutti scopriamo di essere malati di qualcosa.

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se poi una TAC mi dice addirittura che ho una seconda milza accanto alla prima, come non spiegarsi finalmente tutto?

è piccolina, il medico la definisce sussidiaria, ma c’è.

nella medicina cinese è la milza che ospita lo yi (intelletto), che gestisce lo studio, la memoria, la concentrazione e la messa a fuoco dei pensieri.

nella visione della medicina immaginaria che mi invento da me, ecco che identifico proprio nella milza la sede nascosta dell’autostima.

anemia da post-covid, milza in sofferenza, colpita dal virus, facilità improvvisa ad infezioni anche gravi; ecco il mio recente passato, da cui finalmente sto uscendo: la mia milza era fuori gioco nei mesi scorsi, e la mia auto-stima anche.

ma era il tragico 2022, per me; me lo sto buttando alle spalle; ed ora, che so che la mia milza principale ha anche una sorellina più piccola che la aiuta, la mia auto-stima si ristabilisce.

avere milza è qualcosa, averne due, poi.

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NOTA. nella stessa serie:

lodi della pigrizia da neve. autobiografismi post covid 1 – 23

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5 commenti

  1. sì, condivido con te l’idea che ci sia una connessione molto stretta fra auto-stima ed auto-critica; sono davvero le due facce della stessa medaglia, come dici; e infatti quando dico che secondo me esiste una base ormonale nel modo di esprimere l’auto-stima, vorrei aggiungere che essa si allarga anche al modo di esprimere l’auto-critica, e credo che ci sia anche qui un modo maschile di auto-criticarsi molto più duro ed esplicito di quello femminile.
    e infatti, come leggo, il 78,8% dei morti per suicidio sono uomini. Il tasso di mortalità per suicidio per gli uomini è stato pari a 11,8 per 100.000 abitanti, mentre per le donne è 3,0 per 100.000. in poche parole gli uomini si suicidano 4 volte di più delle donne.

    ma, per tornare al punto, non direi che una persona si auto-critica perché ritiene di poter fare molto di più, ma perché si rende conto che quello che fa non è all’altezza di quello che vorrebbe poter fare. ma la tua forse è la versione giovanile delle basi dell’auto-critica, la mia quella senile…

    in qualche modo mi rendo conto di tirare in ballo il Super-Io freudiano, che è la base della nostra coscienza auto-critica, secondo quella teoria, ed è l’immagine dell’Io del padre che abbiamo introiettato da bambini, almeno nella tipica struttura familiare occidentale (in Africa, ad esempio, questo lato della teoria freudiana non potrebbe funzionare).
    (e poi tu pensa anche al fatto che il Dio Padre è uno dei pilastri stessi del cristianesimo, sconosciuto ad ogni altra religione).

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  2. Mi permetto di dubitare; non del ruolo della tua milza sovrannumeraria (bellissima scoperta), ma riguardo il passaggio da autostima ad autocritica: secondo me sono due facce della stessa medaglia, ed una persona si critica perché ritiene di poter fare molto. Tu non credi?

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  3. Ma pensa, due milze! E non te ne eri mai accorto? Incideranno anche loro sull’autostima? Io trovo normale che le persone intelligenti e curiose non riescano a fissarsi su un solo argomento. Quelli che sono dei geni in un campo spesso sono inetti in molti altri, come se avessero una forma di autismo. Questo naturalmente lo dico per invidia, perché non faccio parte ne della prima categoria che della seconda… capisco che ti possa calare (un po’) l’autostima, ma ne hai fatte più di Carlo in Francia (o era Bertoldo?) puoi anche fare riposare un pochino la milza! 😁

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    • ahaha, ed ecco la terza iniezione di auto-stima che mi arriva… grazie!

      la cosa più grottesca è che, appunto, la prima persona a cui l’ho raccontato, un amico che sono andato a trovare di passaggio, mi fa che anche a lui l’hanno trovata…
      e io gli ho risposto che del resto mia nonna a ottant’anni aveva scoperto di avere tre reni e le avevano chiesto se voleva donarne uno. io la mia la donerei anche, se potesse servire a qualcosa, e nel giro familiare ho in effetti un parente al quale è stata tolta; ma pare che si riesca a vivere abbastanza bene anche senza.

      non per fare l’ossequioso, ma io ti ritengo una persona intelligente, di una intelligenza molto concreta e sintetica, che un poco invidio.

      vedo attorno a me diverse persone che si sono concentrate su temi specifici e hanno prodotto qualcosa di utile; io ho soltanto sfarfallato qua e là, chiacchierando.
      comunque, in effetti, credo di essermi divertito di più. 🙂

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