non so se serve ricordare che la sinistra è nata come strumento politico per la conquista di diritti sociali che oggi caratterizzano a fondo la società europea – e in minore misura quella anglo-sassone – anche se l’Inghilterra fu il centro da cui è iniziata questa azione, due secoli fa, e non a caso anche la sede dell’esilio di Marx, che fu il principale punto di riferimento di questa lotta nella seconda metà dell’Ottocento.
ma è altrettanto evidente che a partire dagli anni Settanta, le vittorie stesse ottenute in questa direzione in diversi campi hanno posto le premesse di un cambiamento di accento e di un declino per l’attenzione per questi direitti.
il processo è stato poi ulteriormente accelerato dall’informatizzazione e dal logoramento da lei compiuto delle forme di socializzazione reale, sostituite dall’artificiale e stereotipata socializzazione narcisistica dei social.
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è di qui che nasce una tendenza quasi irresistibile della sinistra a trasformarsi nella forza che si batte per la difesa dei diritti individuali, in particolare di minoranze che non li vedono adeguatamente riconosciuti.
questo appare inevitabile in società dove appaiono garantiti, almeno grossolanamente, un sistema pensionistico, la sanità pubblica, l’istruzione di stato, la divisione dei poteri e lo stato di diritto.
si aggiunga che il rincretinimento progressivo indotto dai progressi del pensiero informatizzato ha creato un pubblico ampiamente incapace di ragionamenti appena complessi e che rifiuta sistematicamente di andare oltre alla dimensione emotiva e soggettiva dei problemi: dunque manipolabile nel più selvaggio dei modi.
ma un secondo rischio è ancora peggiore: perché la difesa indiscriminata di tutti i diritti soggettivi diventa facilmente e direi quasi inevitabilmente la difesa dei privilegiati, se non rimane ancorata ad una solida visione dei diritti collettivi.
ed è questo il processo storico invisibile che ha gradualmente trasformato la sinistra moderata in una destra moderata, cambiando del tutto il panorama politico: dalla storica contrapposizione tra sinistra e destra del Novecento, alla sparizione nella rappresentanza politica della sinistra dei diritti collettivi e nella contrapposizione tra una destra estrema e una destra moderata, che si dà il nome di centro-sinistra.
ma non basta, perché il peggio sta nel fatto che la dimensione collettiva dei problemi, cioè propriamente politica, è più difficile da cogliere nella sinistra, una volta che sia venuto meno lo storico riferimento alla classe operaia, mentre, per paradosso, affiora più facilmente nella destra, ma nella dimensione nazionalistica o etnica:
gli italiani hanno preso il posto dei proletari, come riferimento, quando non è piuttosto la presunta Padania a far battere i cuori dei proletari di un tempo.
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ma questo è il dilemma cruciale della sinistra: non può abbandonare la difesa degli interessi individuali, oggi sentiti come prevalenti dall’elettorato narcisista, ma non può separarli dagli interessi collettivi, e quindi deve trovare dei modi di rappresentarli efficaci e non nazionalistici.
parallelamente deve individuare le categorie base del collettivo nel nuovo millennio. operazione tutt’altro che semplice, forse perfino impossibile.
intanto metto sul tavolo la questione, e prossimamente vedrò di dettagliarla e specificarla meglio.
[…] difesa dei diritti individuali e/o di quelli sociali? – come ricostruire una sinistra in Italia? 4… […]
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[…] difesa dei diritti individuali e/o di quelli sociali? – come ricostruire una sinistra in Italia? 4… […]
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Secondo me la soluzione è semplice: notare che i diritti civili sono inscindibili dai diritti sociali. Quando si lotta per i diritti di omosessuali e transessuali e, in generale, delle sessualità non binarie, si deve compiere anche un discorso sulle ricadute sociali di questa lotta: perché, per dire, i transessuali sono discriminati sul lavoro, nel loro diritto di avere una casa, e così via. Invece, è vero che oggi come oggi il centrosinistra pare lottare perché alle fasce ricche delle minoranze sia riconosciuto il loro diritto di essere ancora più ricche.
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ti ringrazio del contributo, che prenderò in adeguata considerazione nel prossimo sviluppo delle mie riflessioni sul tema. mi pare di condividerlo completamente, e potrebbe apparire l’uovo di Colombo.
tuttavia sottolineerei con più forza ancora che, se manca la lotta collettiva contro le ingiustizie sociali, la lotta contro le ingiustizie e le discriminazioni che colpiscono gruppi particolari – in se stessa giusta – diventa inevitabilmente una difesa dei diritti dei più ricchi in quei gruppi.
il che spiega come la cosiddetta sinistra moderata sia diventata nei decenni da partito dei proletari a rappresentanza dei quartieri bene delle città benestanti.
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Dipende da come si difendono quei diritti.
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anche, ma soprattutto da quali diritti si difendono davvero.
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Una cosa dipende dall’altra.
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Interessante ragionamento, su cui concordo, attendo lo sviluppo.
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ci proverò, ma non sono sicuro di trovare la soluzione…
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