tranquilli, lettori, non intendo riportare questo blog ad occuparsi di politica italiana quasi a tempo pieno come in anni passati; ne è passata la voglia non solo a me, ma anche all’universo blogghistico italiano, se mi guardo attorno, e quindi parlare di politica è un modo si curo di farsi emarginare; però ogni tanto uno sguardo dal ponte bisogna pure buttarlo anche quaggiù.
il nostro amato primo ministro Meloni governa da cinque mesi e finora ha fatto ammuìna e caciara, ma ben poco di sostanziale.
certo c’è stata la finanziaria, ma su linee sostanzialmente già fissate da Draghi.
poi c’è stato solo folklore mediatico: rave party, sparate sulla scuola, migranti (perché purtroppo diventano un fatto mediatico anche loro); ma decisioni veramente importanti nessuna; solo proclami.
ora il consiglio dei ministri di ieri ha dato l’impressione che finalmente, con un sussulto improvviso, il governo abbia cominciato a fare qualcosa.
e sono annunciati, fra gli altri, ben tre provvedimenti chiave, uno più importante dell’altro.
ne parlerò non sulla base delle chiacchiere giornalistiche, che lasciano il tempo che trovano, ma del comunicato ufficiale del Consiglio dei Ministri:
https://www.governo.it/it/articolo/comunicato-stampa-del-consiglio-dei-ministri-n-25/22114
e invito chi vuole farsene un’idea a dargli almeno un’occhiata.
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il primo provvedimento della lista, per me, è il ponte di Messina, una bandiera della destra da almeno trent’anni.
e ci voleva proprio un leghista, il Salvini ministro dei Lavori Pubblici, per rilanciarlo.
come la pensi il suo elettorato delle valli, non lo so; ma credo che non si scomodino neppure a crederci; qui, ad esempio, si aspetta da un decennio il completamento della superstrada della Val Sabbia per un collegamento più rapido col Trentino, che questa provincia ha in larga parte già realizzato per la sua parte, e siamo alla farsa, io non ne vedrò certo la fine…
del resto, Berlusconi ha già annunciato la partenza del ponte varie volte negli ultimi trent’anni e sempre invano; lo scetticismo impera e la fantasia manca.
il ponte in zona altamente sismica potrebbero essere soldi buttati; sarebbe stato più sicuro e rispettoso del paesaggio un tunnel, come aveva proposto a suo tempo Conte.
senza infrastrutture di collegamento il ponte non servirà a nulla, anzi potrebbe persino aumentare i tempi del transito.
l’emergenza idrica progressiva consiglia di dedicare tutte le risorse all’acqua piuttosto che a nuove colate di cemento.
comunque la destra ha deciso di rilanciare la palla, e nella fretta di convincere che questa volta si farà sul serio, ha scelto la strada del Decreto Legge.
ma proprio questo potrebbe essere il vero tallone d’Achille della faccenda; la Costituzione ammette la decretazione d’urgenza solo in casi straordinari di necessità e di urgenza, art. 77.
è vero che in questi 75 anni abbiamo imparato a vivere ordinariamente in casi straordinari, evidentemente, visto che i decreti legge sono diventati quasi il modo comune di operare dei governi, ma Mattarella sottoscriverà il decreto? riconoscerà cioè che è straordinariamente urgente riprendere la progettazione del ponte?
perché poi di questo si tratta: consentire, nei tempi più celeri, il riavvio della procedura di progettazione esecutiva del ponte, non si parla ancora di avvio della costruzione.
e poi, udite udite, il decreto legge è stato approvato salvo intese; in poche parole non c’è stato accordo sul testo proposto da Salvini, evidentemente, e lo si deve rivedere e correggere altrove.
e capisco la fretta di chi ha perso le tangenti sulle forniture del gas russo e deve procurarsene velocemente delle altre; ma evidentemente ci sono anche degli altri concorrenti in ballo: Draghi mica è stato fatto fuori per niente.
per cui: conclusione, il primo colpo sparato dal governo è un colpo a salve.
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passiamo al secondo, che è l’autonomia differenziata; stampa e media ne parlano poco, quasi niente, eppure dovrebbe essere una svolta epocale, quasi come la riforma costituzionale di Renzi.
e con questo le auguro di fare la stessa fine, perché l’Italia di tutto ha più bisogno salvo che dare altri poteri alla già malate Regioni e di aggiungere alla burocrazia statale centrale le ulteriori burocrazia regionali.
ma qui si tratta di un disegno di legge, quindi si procederà con calma, e l’unica cosa ufficiale che è dato di sapere è che il testo definisce i “principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” e delle “relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione”.
leggeremo il disegno di legge, quando verrà presentato al parlamento; il fatto che lo abbia preparato Calderoli suscita le peggiori previsioni possibili, ma fino ad ora stiamo parlando di aria fritta anche qua.
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terzo colpo è quello più decisivo, su cui si è scatenata la stampa negli ultimi giorni: è una legge delega, che, cioè, quando verrà approvata dal Parlamento, delegherà il governo a fare, entro due anni,… che cosa?
la riforma fiscale, per dare impulso alla crescita economica e alla natalità, mediante la riduzione del carico fiscale, l’aumento dell’efficienza della struttura dei tributi e l’individuazione di meccanismi fiscali di sostegno a famiglie, lavoratori e imprese.
lasciamo stare che la semplice parola crescita mi fa venire la pelle d’oca, quando è del contrario che abbiamo bisogno: progetti sostenibili dalla popolazione di decrescita ordinata e non traumatica…
obiettivo principale, si dice subito dopo è la “equità orizzontale”, con la quale si intende che gli individui che sono in condizioni uguali o simili devono pagare lo stesso ammontare di imposte.
niente di più giusto, sembrerebbe. solo che notoriamente in Italia vige uno squilibrio strutturale fiscale, che penalizza il lavoro dipendente, l’unico che paga tasse integrali sul reddito, e questo ha creato dei parziali correttivi: ad esempio, solo per il lavoro dipendente, fino ad un reddito di 15mila euro l’anno, spetta una detrazione annua di 1.880 euro, che viene considerata la spesa necessaria per ottenere quel reddito.
ma sulla intenzione di correggere questo squilibrio non si dice nulla; del resto quella minoranza di italiani che ha votato per questo governo, lo ha fatto in cambio di precise garanzie che non se se sarebbe parlato, no? è il bello della democrazia, questo.
ma la definizione data sopra è sibillina: si estenderà anche al lavoro autonomo la stessa detrazione per la produzione del reddito, oppure verrà eliminata anche per il lavoro dipendente?
questa seconda ipotesi non è prevedibile, per le proteste che susciterebbe, ma non mi sento affatto di escludere interpretazioni che favoriranno i lavoratori autonomi a scapito di quelli dipendenti, in nome dell’equità orizzontale, qui richiamata forse sarcasticamente.
il comunicato sembra dire proprio questo quando parla di individuazione di una unica fascia di esenzione fiscale e di un medesimo onere impositivo a prescindere dalle diverse categorie di reddito prodotto.
poi aggiunge che vuole agire, privilegiando, in particolare, l’equiparazione tra i redditi di lavoro dipendente e i redditi di pensione; la detrazione per i pensionati è infatti di 1.955 euro, cioè leggermente più alta; ma è intera solo per le pensioni fino a 8.500 euro l’anno; poi si riduce via via fino ad annullarsi del tutto sopra i 50mila euro.
ma che cosa il governo intende fare non è chiaro.
invece è chiaro che si intende eliminare dalla base del calcolo IRPEF, entro un certo tetto, l’incremento di reddito realizzato sulla media del triennio precedente, ma con un regime particolare per il lavoro dipendente – che è un bell’esempio di contraddizione con l’equità orizzontale proclamata sopra come obiettivo.
si prevede poi una revisione dell’IRES, l’Imposta sui redditi delle società, per favorire l’occupazione, e dell’IVA, per adeguarci alle disposizioni europee, e l’abrogazione dell’IRAP, Imposta Regionale sulle Attività Produttive, che garantisce il fabbisogno sanitario, trasformandola in una sovraimposta IRES: mere razionalizzazioni, mi pare.
si aggiunge una revisione più garantista dello Statuto del Contribuente.
infine per garantire l’equilibrio del bilancio si prospetta la revisione delle tax expenditures – e chissà perché perfino un governo nazionalista parla in inglese e non dice in italiano: esenzioni fiscali (attualmente 600 voci e 125 miliardi di spesa); e siamo nel pieno dimun campo minato.
però, arrivato alla fine di questa parte del comunicato mi stropiccio gli occhi, perché della revisione delle aliquote che la stampa continua ad anticipare variamente in queste ore non c’è traccia.
non dico che non sia previsto, dico che però proprio non se ne parla.
e dunque concludo che anche questo terzo colpo è a salve.
perché il governo spari qualche colpo vero, dimostrando di essere vivo e attivo, occorrerà aspettare la presentazione di decreti e disegni legge.
per ora, propaganda e basta, e neppure fatta bene.
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ah, non manca la semplificazione normativa, vecchio cavallo di battaglia di Calderoli, e si è visto, e neppure l’abrogazione di norme del periodo pre-repubblicano: post-fascisti in tutto, verrebbe da dire.
e alla fine un’ultima decisione in linea: un disegno di legge per l’istituzione del museo nazionale della shoah a Roma.
bravi.
spero solo che shoah sia una definizione complessiva e che lì dentro sia compresa anche una sezione dedicata al porrajmos, l’equivalente dello sterminio degli ebrei sul versante dei rom o zingari, che provocò 500mila morti, uno ogni dieci ebrei sterminati, sempre ad opera di nazisti e fascisti nei Lager.
L’autonomia differenziata è una cosa pericolosissima, in un paese che ha già un numero esagerato di “viaggiatori sanitari” che vanno ad ingrassare soprattutto la sanità privata: e vedi che forse la riconferma di Fontana trova un senso…
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eh sì, sono d’accordo con te.
aggiungo quali rischi enormi corre la scuola regionalizzata: ho visto quanto sia problematica la situazione tedesca, dove i diversi Laender hanno addirittura sistemi scolastici completamente differenti, con grossi problemi INTERNI di riconoscimento dei titoli di studio.
non parliamo del rischio di vedere il lumbard come materia scolastica (peraltro un simile dialetto non esiste neppure) o i docenti selezionati per provenienza geografica.
però il mio post ha una impostazione volutamente minimalista e si limita ad analizzare il comunicato ufficiale del governo.
aspetto i testi veri delle proposte, per entrare nel merito.
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Oggi è la giornata dell’unità nazionale (chi l’ha indetta? Bho). È buffo che parlino di autonomia differenziata e insieme di unità nazionale.
Il governo davvero fa cadere le braccia… stasera in TV c’era Salvini con il giaccone della guardia costiera, cosa ci si può aspettare da gente del genere?
Intanto stanno piazzando amici e parenti dappertutto. Flat tax, poi voglio vedere i servizi (già disastrati) che fine fanno.
Almeno i francesi protestano, noi sembriamo addormentati…
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mi hai costretto ad un ripasso, ricordavo solo vagamente: il 17 marzo 1861 avvenne la proclamazione del Regno d’Italia. la Giornata (annuale) dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera” è stata istituita con la Legge 23 novembre 2012, quindi sotto il governo Monti, ma non è festiva.
Salvini? mi fai capire quanto è bello non avere la tv: avrà voglia di imitare Zelenskij, presentandosi in tenuta militare…
siamo veramente messi molto male…
sui francesi, non vorrei indignarti, ma la protesta per l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni mi pare penosa. le pensioni qualcuno deve pagarle, no?
è vero che in Francia non c’è una crisi demografica come da noi e che l’aspettativa media di vita è un poco più bassa, tuttavia mi pare che qualcuno debba pure rispondere alla domanda, prima di protestare.
io non dubito che Macron sia al servizio degli interessi dell’alta borghesia, ma queste proteste sono dello stesso tipo di quelle contro la riforma Fornero: fuori dalla realtà delle cose, se non si indicano soluzioni alternative complessive.
e adesso dammi pure addosso…. 😉
sono d’accordo con te, invece sulla flat tax; ma qui ho voluto fare un post molto specifico e limitato, proprio di semplice analisi del comunicato ufficiale del governo: e questo ha proprio dimenticato la flat tax.
credo che l’abbiano fatto per poter dire un domani: quando mai l’avevamo promessa?
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No, non ti do addosso, figurati. Dico che alzare le spese militari e poi fare i micragnosi sulle pensioni merita almeno un po’ di resistenza. Se non altro la tassazione sui redditi alti in Francia è più alta che da noi, e noi la vogliamo pure abbassare. I francesi non hanno il debito pubblico che abbiamo noi, e se la riforma non passa (Macron dovrebbe dimettersi se succedesse) troveranno i soldi per continuare a pagare le pensioni. Anche come curva demografica stanno messi meglio di noi (tutti sono messi meglio di noi da quel punto di vista).
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figurati se non sono d’accordo, e poi non conosco abbastanza bene come è strutturato il sistema previdenziale francese per potere esprimere dei giudizi più approfonditi.
a me pare, comunque e in generale, che lo stato dovrebbe garantire a tutti un reddito minimo di sussistenza, sia pure alquanto limitato – magari anche calibrato in base alla zona di residenza, delegando i comuni a gestirlo; problema che si risolverebbe in parte, caricando lo stato direttamente delle spese di affitto e servizi essenziali, lasciando all’assistito la cifra necessaria per garantire vitto e qualche altro consumo essenziale (come avviene in Germania).
le pensioni vere e proprie di chi ha lavorato, poi, dovrebbero corrispondere al valore dei contributi versati nell’attività lavorativa, distribuiti in base alla vita media residua.
lo stato potrebbe intervenire ad integrare i contributi per i lavori particolarmente usuranti, ma rivedendoli davvero (i collaboratori scolastici fanno davvero un lavoro usurante, per esempio? a me pare molto più usurante quello del docente, a livello mentale, ma spesso anche fisico; il carattere usurante è riconosciuto al lavoro all’estero per lo stato italiano, e questo ci può stare, dico per esperienza personale; e via dicendo…).
detto questo, lo stato dovrebbe intervenire anche se i contributi versati al momento non riescono a garantire ai pensionati il recupero in valore attuale di quello che hanno versato, per via del calo demografico e dell’occupazione.
questo valore andrebbe garantito comunque, mentre attualmente le pensioni più alte sono usate come un bancomat riducendone via via il valore realke iniziale con adeguamenti all’inflazione sempre meno adeguati, se si passa il gioco di parole: la cosa è accettabile per le pensioni degli anni più lontani, che sono più alte dei valori dei contributi, ma non per le altre).
tutte le forme si assistenza sociale, dalle pensioni sociali a chi non ha lavorato, al reddito base di cui sopra, le assicurazioni contro gli infortuni e via dicendo, andrebbero a carico della fiscalità generale. e se vi fosse uno sbilancio, si dovrebbero aumentare le tasse ai più ricchi, come Costituzione domanda.
qui siamo alle mie solite fantasie.
comunque l’andare in pensione troppo presto non è accettabile, almeno che non corrisponda ad una scelta di un mensile più basso, ricalibrato sull’attesa di vita.
e l’età pensionabile andrebbe commisurata ancora di più al tipo di lavoro; per me il pensionamento obbligato a 65 anni è stato sicuramente uno spreco per la collettività, ad esempio; avrei potuto continuare tranquillamente fino a 70.
ma la cosa migliore sarebbe lasciare a ciascuno libertà di scelta, commisurando la pensione.
se l’età media maschile è 81 anni, allora il tuo fondo maturato lo dividi per 16 se scegli di andartene a 65, e per 20, se scegli di andartene a 61.
ma ne abbiamo già parlato altre volte, e chiedo scusa di ripetermi.
oggi invece si taglia su sostegno alla povertà e pensioni alte per diminuire le tasse ai più benestanti…, ed è folle.
anche se sicuramente favorisce il PIL, dato che solo i più ricchi possono spendere in lungo e in largo, sempre che non preferiscano arricchirsi ancora di più facendo speculazioni finanziarie.
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