Modica senza cioccolata (e quasi senza post) – autobiografismi post covid 16 – 126

è il pomeriggio del 22 e sto arrivando a Modica, che sarebbe la patria della cioccolata: poi ho ancora il tempo, mentre sta calando la sera, di farmi il paio di chilometri che dalla stazione mi fanno lentamente risalire Modica bassa e poi raggiungere, per una salita più impegnativa, la mia guesthouse quasi nascosta tra i vicoli a gradini, un vero gioiellino, col suo affaccio panoramico, la sua camera linda e accogliente, come la proprietaria gentile, e sarà la terza bella sorpresa della giornata.

ammetto di averla un poco trascurata Modica e di non avere neppure comperato la sua famosa cioccolata; inoltre la cena con una coppia di ristoratori burberi e poco comunicativi è stata abbastanza esosa, e non particolarmente felice la mia scelta del piatto tipico locale, ricotta riscaldata; insomma niente di degno del Montalbano di Camilleri, che pure ingurgitava da queste parti.

ma Modica, anche se percorsa a caso da me e quasi senza intenzione (vado anche a perdermi in un giro lunghissimo che mi porta fino all’estrema periferia), mi ripaga con mille scorci bellissimi notturni, che hanno solo un difetto, di venire dopo Ibla; per cui, se ci andate, visitate Modica prima, questo è il mio consiglio.

le meraviglie del barocco siciliano, si dice, a proposito di queste città ricostruite quasi da cima a fondo dopo il terribile terremoto del 1693 che le aveva quasi completamente distrutte; e come negare la bellezza sublime di questi centri? così omogenei stilisticamente e così creativi concettualmente.

ma a me capita di pensare a quanto diversamente sono andate le cose poco lontano da qui, a Gibellina, dopo l’analogo terremoto del 1968, che ha lasciato una scia di rassegnazione e passività.

come si spiega? differenze culturali dei luoghi oppure dei tempi?

è incredibile con quanta determinazione, tre secoli fa, quegli uomini si siano risollevati da una distruzione quasi senza uguali, che aveva praticamente raso al suolo quasi completamente le loro città e ucciso migliaia di parenti, amici o semplici concittadini, e le abbiano ricostruite in poco tempo modernissime e belle, dedicandole a quella divinità unica e suprema che non aveva voluto proteggerli da una incomprensibile strage.

come se il terremoto fosse stata una punizione per qualche colpa nascosta e solo stringendosi ancora più umilmente ai piedi del Dio onnipotente potessero scongiurare una ripetizione.

. . .

il risveglio del giovedì 23, nella sistemazione molto confortevole, è piacevole, come sanno già i pochi che mi leggono a tempo perso in questo che non è neppure un romanzo,

mi ha dato il piacere di due ore di scrittura creativa, perché avevo la mente ancora piena degli incontri di Ragusa, e il dispiacere della cancellazione del post al momento della pubblicazione, per un guasto di internet, che è poi la causa del ritardo di queste cronache, che invano sto cercando di recuperare.

forse anche per questo, ho deciso che non esplorerò sistematicamente Modica, per dedicarmi meglio a Noto, che è la prossima tappa del mio tour, che si sta rivelando un po’ troppo accelerato.

del resto le chiese principali le ho già visitate la sera prima, salendo fino al picco panoramico che si affacciava sulla città notturna ed era luogo di incontro di qualche sparuto ragazzotto locale.

ed ora risalgo nella città vecchia sopra la stazione degli autobus, per qualche veduta tra i tetti, mentre non mancano i dialoghi via whatsapp con gente di casa ed amici vari, a fare sì che il viaggiatore non si senta sperduto nel mondo.

la depressione da perdita del post si fa sentire e non ci sono foto neppure del viaggio in bus fino a Noto.

in bus soltanto perché la stazione degli autobus è in pratica quasi soltanto qualche decina di metri sotto la guesthouse, e invece per la stazione dovrei rifarmi due chilometri a piedi in Modica nuova, tra i suoi patriottici monumenti.

Modica quasi dimenticata da me, Modica che mi è sembrata molto cattolica, come si è già visto per le foto pubblicate al post 118, che ripubblico anche qui, a parziale compensazione di queste note aride, per chi non abbia voglia di andarsele a cercare.

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