non serve un cervello per pensare, e la memoria degli elefanti.

.

non solo non serve un cervello per pensare, ma c’è anche chi ne ha uno e non lo usa per pensare, o perché non sa come fare o perché proprio non vuole.

ma sicuramente la prima parte della mia affermazione è la più strana, e devo chiedere due minuti di tempo per motivarla.

. . .

qualche giorno fa su whatsapp ho pubblicato questa foto (anche io, purtroppo, sto scivolando verso i social, a scapito del blog, dato che risultano un po’ più inter-attivi).

ne è nata questa discussione, che ci porterà in breve al tema proposto.

Gabriele: Son carote?

io: è UNA incredibile carota dal mio orto.

Gabriele: uao.

io: una quindicina così, comperate dal vivaista due mesi fa e trapiantate. Mi è venuto il dubbio che siano OGM.

Gabriele: A me viene il dubbio contrario.

io: cioè?

Gabriele: Cioè, se fanno gli OGM, è per fare venire le carote perfette, non per farle essere “strane”.

io: un romeno che ha un’azienda bio da queste parti, dice che è un errore del vivaista, che ha fatto crescere le radici fino in fondo alla vaschetta prima di vendere le piantine, così queste hanno memorizzato che non c’era più terra sotto e si sono sviluppate in larghezza anche dopo messe in piena terra. 😨

Gabriele: Ci sta!

io: Soluzione di compromesso 😂😂😂: carote giganti OGM che diventano mostruose x un errore del vivaista…

Gabriele: Nah, secondo me l’errore del vivaista basta. Rasoio di Occam.

io: Ahah, ma sono carote di tre o quattro cm di diametro. Purtroppo le ho estirpare tutte stupidamente, se no avrei potuto fare la controprova: mandarne una in fiore, poi seminare e vedere che succede. Mi sa che torno dal vivaista a prenderne altre… 💪

. . .

eh, sì, perché la discussione in parte divaga, ma alla fine la questione fondamentale che questa esperienza pone è questa, e vale la pena di affrontare un problema filosofico in modo sperimentale:

?come fanno? le carote a memorizzare le condizioni in cui sono state cresciute, se non hanno un cervello.

si capisce bene – lasciatemi scherzare – che potrebbe persino esserci uno psicanalista delle carote che verrebbe a dirci che hanno subito dei traumi nella loro prima infanzia e questo le ha rese, per così dire, nevrotiche e ha condizionato negativamente tutto il loro sviluppo futuro.

del resto, è proprio così che funziona il nostro inconscio, ?no?, memorizzando dei traumi al di fuori della nostra memoria cosciente.

. . .

ma a questo punto dobbiamo chiederci: ?hanno una memoria le carote?

verrebbe da dire di no, a partire dalla nostra idea di memoria; ma ?è giusta?, allora.

non voglio far fuggire i miei pochi lettori, e mi sento sul punto di provocare questa reazione, ma qui siamo di fronte auna bella domanda:

?come si fa a ricordare? se non si ha un cervello per ricordare.

e, se la memoria esiste anche senza cervello, allora esiste anche senza coscienza.

e allora, ?che cos’è la coscienza?

. . .

sono le questioni delle quali si è occupata la filosofia per secoli, ma noi viviamo in un’epoca nuova, dove le fondamentali scoperte della ricerca ribaltano convinzioni vecchie di millenni.

non voglio ricordare qui le meravigliose ricerche di Stefano Mancuso sulla vita interiore delle piante e sulla loro capacità di comunicare fra loro, senza nulla che assomigli neppure vagamente a un cervello, naturalmente, ma farò solamente un esempio:

se scoppia un incendio in un bosco, le piante non ancora raggiunte dal fuoco lo percepiscono e cominciano a contrarsi, come per prepararsi a cercare di resistere alla combustione.

è come se le piante in fiamme riuscissero a mandare dei segnali a quelle ancora lontane, per avvisarle del pericolo.

è del resto chiaro che le piante non hanno nessuna individualità, ma vivono come parte di un tutto, che è la loro specie in quel contesto, e dunque non si preoccupano di se stesse, ma del destino della specie.

?come avviene la comunicazione tra le piante?, allora.

probabilmente attraverso segnali chimici trasmessi dalle radici attraverso il terreno.

la pianta in sofferenza produce delle sostanze chimiche che la pianta ancora intatta riesce ad assorbire dal terreno in cui sono state immesse, e queste provocano quelle reazioni.

. . .

ma ci sono anche diversi altri esempi simili, che ci dimostrano che noi viviamo immersi nel mondo della intensa ed altruistica comunicazione sociale vegetale, senza saperla riconoscere, e semplicemente perché siamo ottusi noi.

del resto, se potessimo sentire l’urlo di dolore chimico che lancia il ceppo di insalata che viene tagliato per finire nella nostra tavola, ?che fine farebbe la nostra cena?

. . .

quindi che cos’è davvero la coscienza non lo sappiamo, e tanto meno lo sappiamo quanto più pretendiamo che sia soltanto nostra, cioè che abbia la forma della coscienza autobiografica, che noi consideriamo tipicamente ed esclusivamente umana, e ci differenzierebbe dagli animali.

semplificando, forse, la chiamiamo anima e diciamo che gli uomini hanno un’anima (anche quando non lo dimostrano) e gli animali no.

. . .

ma, un momento, anche questo pregiudizio viene travolto da alcune altre recenti scoperte sul linguaggio degli elefanti, e queste mandano definitivamente in soffitta, secondo me, l’antica presunzione che gli esseri umani siano dotati di anima (e perdipiù immortale).

accurate ricerche sui barriti con i quali gli elefanti comunicano fra loro hanno dimostrato che questi animali sono in grado di individuare i loro simili con segnali diversi, cioè personalizzati: in poche parole, gli elefanti si chiamano per nome.

ed è evidente che non si può dare un nome proprio individuale ad altri se non si ha la piena consapevolezza, a specchio, di essere a propria volta degli individui distinti.

. . .

quindi persino la memoria autobiografica su cui costruiamo il nostro io, come irripetibile identità individuale, non è esclusiva degli esseri umani.

anche alcune scimmie hanno la capacità di riconoscersi davanti ad uno specchio, quindi di percepirsi come un io distinto dall’ambiente, ma non è ancora chiaro se questo basta a costruire un io autobiografico, per il quale serve anche una memoria a lungo termine, che non sembra facile da riconoscere anche nelle scimmie.

chiaramente, invece, gli elefanti ce l’hanno (possono ricordare quel che ha fatto loro un umano ad anni di distanza e reagire in modo adeguato), ma non le scimmie, o almeno non nella misura della cosiddetta memoria da elefante:

una memoria così potenziata rispetto a noi, che potrebbe perfino fare pensare che gli elefanti abbiano una memoria autobiografica più forte della nostra, come dimostrano del resto i riti funebri che tributano ai loro morti, come se credessero anche loro in una specie di immortalità dell’identità personale, cioè nell’anima..

. . .

qui concludo per il momento, con questa osservazione: la cultura umana considera il mondo naturale radicalmente diverso da sé, e questo in particolare nella tradizione occidentale, fortemente condizionata dal pensiero ebraico.

28 Dio li benedisse e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, / riempite la terra e soggiogatela, / dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo / e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”. 29 Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. 30 A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde”. E così avvenne. 31 Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. Genesi 1

è una visione arrogante e perversa, una specie di immagine colonialistica e imperialistica del nostro posto nella natura: spezza alle radici il vincolo naturale che lega l’uomo al resto del mondo e glielo rende ostile.

peggio, è una visione sbagliata, che ci impedisce di capire non solo la fratellanza che ci unisce alla natura, ma perfino noi stessi per quello che siamo davvero.

9 commenti

  1. La prova con la carota dovresti farla con un seme di quelli che il vivaista ha usato per le tue. Se fai fiorire quelle che hai non otterrai un seme uguale al precedente.
    Fra l’altro ho letto di una recentissima scoperta dove alcune caratteristiche indotte dall’ambiente sono state trasmesse direttamente alla generazione successiva. Un po’ come se le tue carote di seconda generazione crescessero deformi anche in assenza di vaschetta poco profonda.
    Al momento non ricordo né di che organismi si trattava né dove l’ho letto/visto, a dimostrazione che la mia memoria non è un gran che.

    Piace a 1 persona

    • belle complicazioni. il vivaista credo che a sua volta abbia comperato le piantine da altri vivaisti che vendono all’ingrosso, non penso che le abbia impiantate lui.
      quanto al rischio che una caratteristica indotta dall’ambiente nel genitore passi anche al discendente, l’ho già letto anche io, e non una volta sola; ma non è che questo passaggio avvenga regolarmente, ci mancherebbe; resta pur sempre qualcosa di eccezionale.
      ricomperando alcune carote e rimettendole a dimora, potrei verificare se si deformano di nuovo alla stessa maniera; potrebbero farlo oppure no; se non lo fanno e si sviluppano enormemente sottoterra in modo regolare, arei un grosso indizio che si tratta di OGM. se si ripete lo stesso fenomeno, non avrò fatto passi avanti, ma mi mangio comunque le carote… 😉

      Piace a 1 persona

      • Immagino che tu sappia cosa significa OGM e che non è un sinonimo di mostruoso o insolito. Anzi, i prodotti OGM sono piu standard e ordinari alla vista perchè è così che il mercato li vuole.

        Mi stupisce che esistono le carote in vaschetta. Questa mattina le ho cercate dal mio vivaista ma non le aveva e del resto io non le ho mai viste. Ho visto però le cipolle in vaschetta!
        Molte verdure in vaschetta sono quasi antieconomiche perchè se comperi il prodotto finito, pulito e confezionato a volte spendi anche meno. Queste verdure si piantano piu per passione o passatempo che per un reale vantaggio economico.

        Fai bene a mangiarle in ogni caso.

        "Mi piace"

        • io ho pensato che quelle carote fossero OGM non perché erano mostruose, ma perché erano enormi ;-); che poi fossero diventate mostruose, lo attribuivo ala durezza del mio terreno dell’orto, che forse non avevo vangato abbastanza in profondità e che è molto argilloso.

          neppure io avevo mai visto le carote in vaschetta, e le ho comperate proprio per curiosità. è già abbastanza chiaro di suo che, se paghi due euro otto carote in vaschetta, non verrai mai ripagato in termini economici, ma la curiosità, la sorpresa e tutto quel che ne è seguito mi fanno dire che sono i due euro meglio spesi da quel vivaista…

          restando contrario all’uso indiscriminato degli OGM, non mi faccio scrupolo a mangiarne qualche prodotto se capita: avversione non significa paura superstiziosa… e semmai c’è da preoccuparsi ben di più delle verdure prodotte industrialmente tra concimi chimici e altre schifezze varie.

          Piace a 2 people

  2. La memoria esiste certamente anche senza cervello, ma se la domanda è se esiste la memoria come quella che abbiamo nel cervello senza quest’ultimo, allora no.

    Sarò ripetitivo ma se non diamo un definizione rigorosa di memoria (o di coscienza) facciamo fatica a rispondere a queste domande.

    A parte questo, credo che in questi campi siamo ancora molto ignoranti e che l’avere sviluppato codici di comunicazione molto efficienti ci abbia fatto dimenticare altri che molti viventi ancora usano quali i segnali chimici o e forse anche radiazioni elettromagnetiche fuori dallo spettro visibile.

    Del resto io e te stiamo comunicando con una modalità che esclude immagini suoni ed odori cioè il testo scritto, una modalità che non è neppure acquisita da tutti gli umani, figuriamoci dagli animali o dalle piante.

    Possiamo immaginare che in futuro la comunicazione verbale ceda il passo a quella scritta? Difficile ma chi può dirlo?

    Piace a 1 persona

    • hai posto varie questioni, tutte molto importanti. dico la mia.

      1. che la memoria esista anche senza il cervello lo dimostra oggi per prima l’informatica, ed è fuori discussione.
      ma ?che cos’è la memoria? io direi: la capacità di conservare informazione, contrastando l’entropia che tende a distruggerla.
      l’entropia alla fine vince, questo è sicuro, ma la memoria rallenta il processo, relativamente all’informazione.

      2. ben più difficile è definire che cosa sia la coscienza. come ho già accennato nel post, io la vedo soprattutto come una particolare forma di organizzazione della memoria, attorno ad uno strumento particolare di gestione dell’informazione, che la coordina, organizza e distribuisce secondo modelli complessi, in una parola li classifica.
      definirei la coscienza come la capacità di reagire a determinati stimoli ambientali secondo modelli standard, a seconda della loro classificazione.
      una forma particolarmente complessa di organizzazione della coscienza è l’autocoscienza, che si organizza attorno ad uno strumento veramente molto complesso che si (auto)definisce io, e si caratterizza per una conservazione potenziata dell’informazione, distribuita anche secondo una scala cronologica.

      3. le forme di comunicazione delle informazioni sono molte varie, ne convengo con te.

      4. quanto alla possibilità di una sostituzione a livello umano della comunicazione orale, con quella scritta, la mia opinione è, decisamente: no.
      le due forme di comunicazione rispondono a diversi tipi di esigenze, non sovrapponibili fra loro; si può avere una diversa distribuzione quantitativa dei messaggi scritti e di quelli orali, ma non credo di più.

      Piace a 1 persona

Lascia un commento