?da che parte stare in una guerra in Ucraina? – reblog 19 giugno 2014.

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ripubblico un mio commento di dieci anni fa esatti, che sottoscrivo ancora e rappresenta benissimo il mio modo di vedere le cose anche di oggi:

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19 giugno 2014 alle 20:07

[…] mi spiace deludere tutti – e questo mi è già costato parecchie amicizie, anche preziose – ma nel caso si profili una guerra comunico ufficialmente che è del tutto impossibile o quasi che io mi schieri con nettezza a favore di uno dei due contendenti, fatti salvi i casi di aggressione diretta e indiscutibile.

ritengo responsabile per chi fa informazione (e anche io nel mio minimo mi sforzo di farne) non alimentare i conflitti, ma cercare di vedere sempre le ragioni delle due parti.

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aggiungo ora altre riflessioni sul tema.

qualcuno potrebbe obiettarmi oggi che la guerra russa in Ucraina rappresenta appunto uno di quei casi nei quali l’aggressione è evidente, diretta ed indiscutibile.

no, non è così, altrimenti, per coerenza dovremmo considerare criminali tutte le guerre condotte dal Regno di Sardegna dei Savoia per unificare l’Italia nell’Ottocento oppure la spedizione dei Mille o qualunque lotta di liberazione nazionale.

ecco, vorrei proprio sottolineare questo punto, da sessantottino non pentito, e mi piacerebbe gridarlo sui tetti: la teoria delle guerre illegali e del diritto internazionale può apparire come una variante del pensiero reazionario che dominò l’Europa nella prima metà dell’Ottocento e che si concluse con la grande fiammata insurrezionale del Quarantotto.

applicata sessant’anni fa, avrebbe dichiarato illegale anche la lotta di liberazione dei vietnamiti del Sud contro lo stato fantoccio imposto dagli americani e il sostegno attivo dato dal Vietnam del Nord comunista a questa lotta.

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no, non vi è aggressione evidente, dove una guerra viene fatta per liberare un popolo da una oppressione evidente.

aggressione fu quella dell’Argentina per conquistare le Falkland, abitate da inglesi, o da Saddam Hussein per annettersi il Kuwait, ma non l’intervento NATO in Kosovo, per porre termine alla persecuzione serba della minoranza albanese.

in quel caso fu incostituzionale la partecipazione dell’Italia, benedetta da Ciampi e D’Alema, perché la nostra costituzione esclude la risoluzione dei conflitti internazionali con la violenza, ed incostituzionale è anche per questo stesso motivo la partecipazione unanime del nostro sistema politico alla guerra NATO contro la Russia per interposta ucraina.

ma nel caso del Kosovo eravamo comunque almeno dalla parte della minoranza discriminata, qui stiamo mandano armi e soldi per aiutare l’Ucraina a tenere sottomesso una parte dei suoi cittadini che non vuole più fare parte di quello stato:

non stiamo affatto difendendo l’Ucraina, come si dice; stiamo aggredendo il popolo russo in Ucriana.

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secondo me, il vero discrimine fra il giusto e l’ingiusto, nell’uso della violenza militare, non sta nel rispetto formale dello status quo, se questo è ingiusto, ma nella realizzazione della volontà dei popoli.

e questo è il criterio di giudizio semplice, definitelo pure leninista oppure più propriamente trotskista (visto chi ne fu il vero autore), che continua a reggere come fiaccola il mio giudizio sui 56 conflitti armati che stanno insanguinando il mondo in questo momento, a cominciare dalla guerra di sterminio condotta dagli ebrei contro il popolo palestinese.

è lo stesso giudizio che mi impedirebbe di considerare giusta una eventuale guerra della Cina per riunificarsi con Taiwan, nel momento in cui una maggioranza dei taiwanesi vota contro questa riunificazione e non la vuole.

ma non credo che ci sarà: la Cina continuerà ad intensificare le sue pressioni non armate per modificare il modo di pensare di quella gente, e questo non posso condannarlo.

la condanna riguarda soltanto ogni azione violenta sul piano militare, tranne quelle che hanno il carattere di un’autodifesa popolare dall’oppressione, non altre forme meno violente di condizionamento, come sanzioni economiche o altro.

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e tuttavia anche la guerra di autodifesa popolare, che non debba essere considerata ingiusta dal punto di vista del diritto dei popoli all’autodeterminazione, va poi nella pratica commisurata all’obiettivo.

nel caso della guerra russa in Ucraina, questa è evidentemente sproporzionata, anche se non ingiusta, e va condannata per questo:

non ha senso sacrificare decine di migliaia di vite per i diritti linguistici di qualche milione di russo discriminato che vive in Ucraina.

ma questo è un gravissimo errore politico e una gestione disumana dei problemi (di cui bisogna poi dividere equamente le responsabilità), non è in se stessa una azione ingiusta contro quel feticcio che viene chiamato diritto internazionale.

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questo lo definisco feticcio, quando si risolve soltanto nella pretesa di fermare la storia e di bloccare per sempre gli equilibri politici del pianeta.

esattamente come si tentò di fare col Congresso di Vienna nei trent’anni successivi e senza nessun successo.

del resto l’Unione Europea, che partecipa a questa guerra dalla parte sbagliata, cioè contro la minoranza russa in Ucraina, sta assomigliando sempre di più ad un Impero Asburgico allargato e rischia di fare la stessa fine.

4 commenti

  1. Perbacco come passa il tempo. Anche invano, a rileggere i tuoi commenti. Siamo ancora a quel punto, anzi siamo messi ancora peggio. In dieci anni chi doveva e poteva fare qualcosa per sistemare le cose ha fatto di tutto per peggiorarle.

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    • quando ero attivo nella scuola, mi ero convinto che cinque anni fossero una generazione, culturalmente parlando.
      ora probabilmente i tempi di un passaggio generazionale dal punto di vista dei modi di vita e di pensare si sono ulteriormente abbreviati.

      quindi è probabile che questo modo stesso di affrontare il problema della guerra e della pace non sia più attuale e non sia in grado di raggiungere le nuove generazioni, che lo affrontano in qualche altro modo, oppure non lo affrontano affatto.

      così, caro gio, quella che a noi pare una straordinaria attualità di considerazioni di dieci anni fa, come le mi prime che ho riportato all’inizio del post, potrebbero indicare soltanto che siamo noi che non siamo stati capaci di aggiornarci.

      mah! quello che è certo è che in questi dieci anni chi voleva la guerra già dieci anni fa ha continuato a lavorarci su sotto traccia, e noi quasi non se ne siamo accorti.
      intanto abbiamo dei governanti europei venduti in massa alla sottomissione agli USA, ma qui domina un delirio si sopravvalutazione della propria forza che è l’anticipazione di una bella catastrofe storica.
      mi viene in mente, chissà perché, quella dell’Invincibile Armada spagnola verso la fine del Cinquecento.

      intanto l’economia russa, grazie alle nostre sanzioni, ha superato quella del Giappone ed è diventata la quarta economia del mondo.
      e, grazie al furto deciso dall’Unione Europea degli interessi maturati dai capitali russi depositati da noi, la fine dell’euro (e anche del dollaro) come monete di riserva mondiale è certa.
      il che significa, in poche parole, la fine dell’egemonia economica occidentale sul resto del mondo.

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      • Questa storia della rapina (non c’è altro modo per definirla) degli interessi sugli asset, ma poi si passerà agli asset, mi pare l’ennesimo atto di escalation e inoltre di autolesionismo. Più di metà del mondo si chiederà se sia saggio e opportuno portare soldi a qualcuno che se gli gira se li tiene. Sempre ammesso che non ci facciano guerra per riprenderseli.

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        • per capire che cosa sta succedendo, ci sarebbe da immaginarsi che cosa potrebbe succedere se lo stato decidesse un giorno di tenersi gli interessi maturati sui titoli di stato in cui hanno investito speranzosi i suoi cittadini.

          volevo anche dire che cosa succederebbe se lo facessero le banche, ma in questo caso direi: proprio niente, visto che le banche hanno smesso da tempo, in pratica, di pagare interessi ai depositanti, per costringerli, se ne vogliono, ad investire su attività più rischiose.

          questa incredibile scelta sugli interessi rapinati alla Russia è l’esempio tipico di una arroganza suicida e di una presunzione illimitata sulla propria potenza, che porta a scavarsi la propria fossa da soli.

          il resto del mondo ha già deciso che non è più il caso di fare scambi nelle monete occidentali, dollaro ed euro, e di dipendere dalle nostre due banche centrali per questo; le trattative tra i BRICS per dotarsi di una moneta alternativa procedono.

          se arriveranno ad una conclusione, sarà una botta tremenda soprattutto per gli USA che da decenni lucrano una ricchezza enorme semplicemente svalutando gradualmente il dollaro ed incamerando con l’inflazione ricchezza reale da tutto il resto del mondo.

          e naturalmente potevano farlo perché il dollaro, come l’euro, erano considerate monete solide e portate a svalutarsi meno delle monete locali.

          sì, ma così l’uso del dollaro e in parte dell’euro come moneta internazionale di scambio è una specie di pedaggio feudale che il resto del mondo paga alle potenze un tempo padrone del pianeta.

          ma questa situazione sta per concludersi e la vicenda degli asset è l’ultimo colpo di acceleratore che spinge a dire basta chi è stato sfruttato per decenni da questa forma di dominio post-coloniale.

          oltretutto sta già diventando dubbio che dollaro ed euro siano monete particolarmente solide e poco esposte a svalutarsi: la massa crescente del debito, anche quello fatto per sostenere l’Ucraina, crea già di per sé dubbi crescenti sull’opportunità di investire la propria ricchezza in questa forma monetaria.

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