il palazzo Farnese. visita a Piacenza, 6 dicembre 2023

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una visita organizzata di gruppo, prima di Natale, così per una volta assaggio la comodità di essere turista, a parte il presentarmi alla partenza una settimana esatta prima, perché avevo memorizzato bene che fosse di sabato, ma non quale sabato esattamente…

la scelta della meta quindi non era mia, avevo aderito perché era organizzata a livello di comune, e dunque era un modo anche per stare un po’ di tempo in mezzo ai miei compaesani.

io non avrei mai scelto Piacenza, ne conservavo un giudizio molto limitativo, che da questa gita però è uscito confermato solo in parte, non se è perché è un poco cambiata la città o perché sono cambiato io, o per un concorso dei due fattori assieme.

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dopo un paio d’ore di strada si comincia la visita dal Palazzo Farnese, anche trascurando di andare alla mostra che vi si teneva sulla sua fondatrice, la duchessa Margherita d’Austria.

figlia naturale di Carlo V, era stata fatta sposare a 15 anni con Alessandro de’ Medici, che fu assassinato poco dopo dal nipote Lorenzino, col quale aveva probabilmente una relazione omosessuale; e a 17 anni, Margherita aveva sposato, col solito matrimonio di tipo dinastico, Ottavio Farnese, il secondo duca della città di Piacenza, a cementare l’alleanza tra impero e papato, visto che Ottavio era il nipote del papa regnante Paolo III.

qui occorre un accenno agli antefatti: Piacenza, di origine romana, come dice chiaramente il suo nome, era entrata nel Medioevo nell’orbita di Milano; i Visconti vi avevano fatto costruire una cittadella, detta nuova oppure di Fodesta, in sostituzione della cittadella vegia di origine comunale.

entrambe erano collocate a nord-ovest della città, vicine al fiume Po e sulla strada per Milano, e qui fu collocata la sede del governo dei Farnese, dopo che Paolo III staccò la città da Milano e ne fece appannaggio della sua famiglia; di questa cittadella viscontea, con quattro torrioni ai suoi quattro lati, rimane ancora una parte.

ma in questa cittadella il primo duca della città, Pierluigi, che era figlio naturale del papa, nel 1547 era stato aggredito, a seguito di una congiura, ucciso, e il suo corpo buttato fuori da una finestra.

il figlio Ottavio riuscì a mantenere però il potere, ma spostò la sua sede a Parma, mentre a Piacenza rimase la moglie, che, forse in quando figlia dell’imperatore sul cui regno non tramontava mai il sole, avviò la costruzione di questo palazzo gigantesco, che doveva gradualmente sostituire la cittadella viscontea, forse anche per cancellare il ricordo dell’omicidio del suocero che vi aveva avuto luogo, e intanto, per prima cosa, fece murare la fatidica finestra.

il matrimonio, inizialmente sterile per il rifiuto di Margherita di avere rapporti con Ottavio, che non considerava all’altezza del suo lignaggio, diventò poi a poco a poco fecondo, se non felice, e venne rallegrato dalla nascita di due gemelli.

ma nel 1559, quando lei aveva 37 anni, l’imperatore di Spagna Filippo II, che era subentrato al padre, ed era fratellastro di Margherita, la nominò Governatrice dei Paesi Bassi, che erano allora in rivolta contro la dominazione spagnola: la considerava particolarmente adatta all’incarico, in quanto la madre di Margherita, una modesta lavorante di arazzi, era appunto di quel paese.

non ci interessa ora seguire le vicende ulteriori di Margherita, che entrò in contrasto con l’imperatore, perché lei era favorevole ad una politica di dialogo con i protestanti e lui invece puntava ad una rigida repressione, e quindi rientrò in Italia, dopo qualche anno, perché li la destituì; ma non tornò più a Piacenza, ma trascorse i suoi ultimi anni in Abruzzo, dove aveva dei possedimenti personali.

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ma per tornare alla storia di questo palazzo, ecco che la sua partenza ne bloccò la piena realizzazione.

vi fu qualche tentativo ulteriore di completarlo in seguito, ma si interruppe per mancanza di soldi; e poi venne gradualmente abbandonato, col trasferimento di tutti gli arredi a Napoli, alla reggia di Capodimonte, nel primo Settecento; poi fu definitivamente spoliato da Napoleone.

adibito prima a carcere, poi a sede di sfollati della seconda guerra mondiale, pareva destinato alla completa rovina, se non se ne fosse avviato un lento e costoso recupero a partire dagli anni Sessanta, ed è oggi adibito a sede di varie istituzioni museali e culturali.

ma rimane il simbolo di una città provinciale, capitale mancata e vittima di progetti effimeri, ma megalomani.

insomma, interessante sul piano storico, raccolta curiosa di esempi bizzarri delle peripezie della storia, in particolare del periodo tragico che ci ostiniamo a chiamare Rinascimento, chissà perché, e fu invece quello che pose i germi della decadenza italiana.

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direi però che la storia del palazzo è più interessante della visita diretta, talmente povero rimane, nonostante gli apprezzabili tentativi di riportarlo in vita.

ha una quadreria molto modesta e scolastica, le decorazioni sopravvissute sono convenzionali, le vedute denunciano continuamente anche all’occhio la sua storia di monumento lasciato a metà.

una sola cosa lo riscatta e rende la sua visita preziosa, ed è il favoloso tondo di Botticelli, la Madonna adorante il Bambino con San Giovannino, che però non era mai stato qui, fino a pochi anni fa, ma proviene dal vicino castello di Bardi, nell’effimero periodo di grande splendore di questa famiglia, tra Quattrocento e Cinquecento.

lascia comunque veramente senza parole per la accecante bellezza, nello stanzino tutto dedicato a lui.

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