un disastro chiamato destra europea: comprate i popcorn.

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è un giudizio comune che la destra europea sia uscita rafforzata dalle ultime elezioni europee.

non dico che sia un giudizio sbagliato, i numeri confermano un certo spostamento degli elettori di molti paesi europei verso i partiti di destra, eppure quel giudizio non è del tutto corretto, anzi esiste un punto di vista dal quale esso risulta radicalmente sbagliato.

infatti, prima di dire che la destra europea si è rafforzata, dobbiamo dire che cosa intendiamo per destra europea…

?forse la somma degli schieramenti di destra che erano presenti nel parlamento europeo uscente?

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qui rischio di diventare noioso, ma occorre pure fare i conti con i numeri, cioè con la realtà; chi non lo sopporta, passi pure al capoverso successivo, dopo i tre punti.

parliamo di:

1) Identità e Democrazia: aveva 73 deputati europei, e ne facevano parte la Lega per Salvini Premier (Italia), il Rassemblement National della Le Pen (Francia) e Alternativa per la Germania AfD (Germania), oltre a diversi partiti minori di altri paesi; alla fine della legislatura il gruppo si era ridotto a 58 parlamentari, a seguito di vari spostamenti ed uscite, ma soprattutto dell’espulsione dal gruppo dell’AfD, troppo vicina alle nostalgie neonaziste, ma col voto contrario di due partiti aderenti, quello austriaco e quello lituano.

i seggi riportati alle elezioni del giugno scorso sono stati 58 (la Lituania non ha avuto alcun eletto in queste elezioni ed è dubbio se gli 8 eletti austriaci possano ancora riconoscersi nel movimento, vista la posizione assunta)… in ogni caso il gruppo è oramai saldamente controllato dal partito francese della Le Pen, che ha 30 deputati.

2) il Gruppo dei Conservatori e riformisti europei, ECR: aveva eletto nel parlamento precedente 62 deputati e ne facevano parte con funzione preminente i 26 di Diritto e Giustizia, il partito allora al governo in Polonia, i Conservatori britannici, che poi naturalmente uscirono per la brexit, e tra i gruppi minori, con 6 deputati, Fratelli d’Italia, e lo spagnolo Vox; il gruppo si divise comunque all’elezione della Von der Leyen a presidente della Commissione Europea, fra 30 favorevoli, e altri astenuti o contrari. a fine legislatura diverse nuove adesioni avevano compensato la perdita dei deputati del Regno Unito, e aveva dunque ancora 62 deputati.

alle elezioni di inizio mese hanno ottenuto 83 deputati, soprattutto in grazia del successo di Fratelli d’Italia, passato a 24 seggi, divenendo il partito più forte all’interno, mentre quello polacco calava a 18 seggi.

in conclusione, i due gruppi parlamentari sono passati da 139 su 756 nel 2019 a 141 su 720 nel 2024.

è vero che l’AfD tedesca è ora a parte, con i suoi 15 eurodeputati e vedrà semmai, se riuscirà a costituire un terzo gruppo di destra al parlamento europeo, attraverso l’adesione di qualche altro partito nazionale minore.

bisogna infine aggiungere che il partito ungherese di Orban, con i suoi 10 eurodeputati, è uscito dal PPE ed è ora ugualmente sospeso tra i non iscritti.

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ma insomma, nell’ottica europea, lo spostamento a destra non è così consistente come si vuol far credere che sia, qui da noi, e riguarda sostanzialmente soltanto l’Italia e la Francia, che pure sono grossi paesi.

ma negli altri paesi, dove la destra governava da tempo (Polonia, Ungheria), le destre sono invece uscite un poco ridimensionate dalle elezioni.

quindi la conferma dello schieramento precedente, che dirigeva l’Unione Europea, dai Popolari ai Socialdemocratici a quelli che chiamerò Liberali, per sintetizzare, è più che normale guardando agli equilibri politici di elezioni poco partecipate, è vero, ma svolte con criteri rigorosamente proporzionalistici.

dove sia lo scandalo delle nostre destre per questo, non si capisce.

pretenderebbero l’espulsione, dal gruppo dirigente europeo, di socialdemocratici e liberali, 213 seggi in tutto, per sostituirli con i loro 83…

ma !non avrebbero neppure lontanamente la maggioranza! 270 seggi su 720.

e sempre che tutto il Partito Popolare Europeo si fosse adeguato a questa svolta, e non è detto.

e non l’avrebbero neppure aggiungendo i 58 di Identità e Democrazia: 328 seggi su 720…

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ma questa coalizione sarebbe davvero impossibile, per un motivo sostanziale ancora più importante: questa destra è irreparabilmente divisa sulle questioni europee di fondo in due schieramenti politici diversi, e in questo parlamento probabilmente adesso anche in tre, per nn dire quattro, che vogliono cose molto differenti, soprattutto in politica estera:

e sono i conservatori, anche magari filo-fascisti, come la Meloni; gli identitari nazionalisti, come la Le Pen, col suo paggetto Salvini; i filo-russi, come Orban; e i filo-nazisti come è diventata da ultimo l’AfD, dopo essere stata fondata su altre basi; e ciascuno di questi gruppi ha identità e valori diversi: ?come potrebbero governare assieme?

non si può certamente far governare l’Europa assieme da una Meloni spiccatamente filo-atlantista e da un Orban filo-putiniano.

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e con questo concludo: non esiste una destra europea, ne esistono diverse, vicine su alcuni temi, ma profondamente divise su altri, che sono centrali.

per la stessa natura di questa destra, in Europa non può esisterne una sola, ne esistono molte, e sono soltanto destre nazionali, e per di più divise tra loro per le tensioni legate appunto a questa loro identità.

per cui, per esempio, la destra ungherese è incompatibile con quella romena, perché li divide la minoranza magiara della Transilvania, o quella italiana con quella austriaca, per il problema della maggioranza della popolazione tirolese in Sued Tirol, o italianamente in Alto Adige.

per questo la destra in Europa è incapace di governare l’Unione Europea: per una incompatibilità profonda, che vorrei definire ambientale.

e infatti si alimenta politicamente con la protesta contro l’Unione Europea, che poi non può certo pretendere di dirigere.

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per questo fa ridere sentir il vice-presidente del Consiglio, Salvini, parlare di colpo di stato per la decisione di proporre al Parlamento la riconferma della Von der Leyen, pur nel giudizio drasticamente negativo sul suo operato nei 5 anni precedenti e nell’auspicio, ancora vivo, che il voto segreto la bocci.

ma colpisce il fatto che, con questo giudizio, Salvini accusa la capo del governo, di cui è il vice, di essere semi-complice un colpo di stato, visto che su questo nome si è astenuta.

in un paese normale, questo provocherebbe una crisi di governo immediata, ma noi non siamo un paese normale, perché per noi è normale che i politici straparlino per turlupinare i loro elettori.

e tuttavia è questa contraddizione della destra italiana dentro la non-destra europea, che segna la fine politica del governo Meloni sulla media distanza.

un governo italiano senza punti di riferimento in Europa e a breve, probabilmente, neppure negli USA, non può sopravvivere a lungo.

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io ho già comperato i popcorn.

?e voi?

4 commenti

  1. Analisi che mi sento di condividere, ma purtroppo ho il sospetto che queste destre, prese singolarmente, possano trovare altri modi di affermarsi in Europa: ad esempio, ho l’impressione (per molti indicibile) che in Francia il piano di Macron sia di tirare la Le Pen nel governo. Ciò detto, queste destre sono più o meno tutte decisamente belliciste: quindi mi spaventa il pensiero di un’Europa dove si affermano queste forze. Per fortuna, come fai notare, la loro affermazione non è così netta.

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    • il breve tempo intercorso tra il post e il tuo commento conferma i movimenti in corso in questa area politica della destra europea, con la tendenza alla formazione addirittura di quattro gruppi parlamentari diversi, su posizioni politiche differenti e incompatibili del tutto sul tema centrale oggi della guerra in Ucraina.
      al momento l’unica destra con cui il Partito Popolare Europeo potrebbe eventualmente collaborare è quella della Meloni, perché il suo è anche l’unico partito di destra spiccatamente filoatlantico, perché gli altri hanno posizioni o più sfumate o decisamente contrarie.
      ed è la posizione che sta facendo perdere i pezzi al gruppo della Meloni, che si sta trovando isolata non soltanto rispetto alla maggioranza di “centro-sinistra”, ma perfino nella costellazione delle destre.
      ma la sua fisionomia post-fascista inequivocabile rende questa collaborazione della Meloni col centro-sinistra europeo impossibile alla luce del sole e la rimette, semmai, a qualche scambio di favori sottobanco, di scarso rilievo politico.
      è questo quadro che rende soltanto apparente la possibilità che il PPE possa governare il parlamento europeo con una alleanza organica con queste forze di destra nel loro insieme: sarebbe il caos politico completo. inoltre sicuramente il PPE si spaccherebbe perché non tutti i partiti nazionali che lo compongono sono disposti a seguire questa strada e la maggioranza stessa sarebbe a rischio.
      naturalmente questo non impedirà accordi trasversali occasionali su altri temi politici, come quello dei migranti; e la Von der Leyen è la figura ideale per questo tipo di rapporti, come ha già dimostrato bene nei due anni passati di idillio meloniano.
      speriamo che il voto segreto la affossi.

      quanto alla ipotesi che fai, di una convergenza fra Macron e la Le Pen, non sono certo un fine analista politico e ne so quanto te, ma a me pare totalmente impossibile, anche se di fatto i due dovranno convivere, fino alle prossime presidenziali, come consente il sistema costituzionale francese,

      non condivido affatto il giudizio che tutte le destre europee siano belliciste, almeno con riferimento alla guerra contro la Russia (magari lo sono con riguardo alla Palestina, ma poi neppure lì, perché alcuni gruppi sono davvero vigorosamente anti-semiti, e non anti-sionisti, e la seconda presidenza Trump, di simile taglio, è oramai quasi alle porte, se non interverrà qualche fatto straordinario a fermarla (ma la difesa di Biden da parte di Obama e Clinton mi fa dubitare che prima delle elezioni abbiano in serbo qualche colpo a sorpresa capace di ribaltare un esito che oggi sembra scontato).

      il futuro ci prospetta quindi piuttosto il rischio una alleanza reazionaria estesa dagli USA alla Russia con una forte quinta colonna europea, che ribalterebbe tutti i tradizionali modi di vedere: insomma, potremmo ritrovarci con qualche specie di Vannacci capo del governo europeo, dico soltanto per rendere l’idea…
      del resto il modo col quale il sistema mediatico, a cominciare dai media cosiddetti di sinistra, ha gonfiato da noi questo personaggio inconsistente e tutto sommato ridicolo, trasformandolo in un protagonista, mi fa dubitare che un disegno simile corra già sottotraccia da qualche tempo.

      in ogni caso mi trovo a dovere concludere che la storia non è razionale, come diceva bene Montale, e che ogni previsione è un azzardo, soprattutto oggi.
      e anche la logica che ci troviamo a scoprire nei fatti, dopo che sono avvenuti, è soltanto un bìas cognitivo.

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  2. Io? Personalmente mi sono sganasciato dalle risate, quando ho letto del grido di dolore del felpone: il suo partito si è ristretto assai come rappresentanza in Europa, per non dire che è quasi scomparso. Quindi dove sta il golpe? Ma, come ben dici: questo non è un paese normale. Dunque anche una pulce può fare rumore.
    Concordo con la tua analisi. Aggiungo soltanto che, il vero sconquasso, è stato causato dall’imbecille Macron nello sciogliere il parlamento in modo così repentino. A meno di non voler pensare male. Ovvero che abbia voluto spianare la strada alla Le Pen. Del resto anche Draghi ha fatto qualcosa di simile con la caciottara.

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    • grazie del commento, che mi permette di riprendere alcuni punti, trascurati nel post, già piuttosto corposo così, almeno secondo gli standard di lettura attuali.

      io non do un giudizio negativo delle scelte di Macron e di Draghi di mollare il campo, una volta premesso che condivido il tuo giudizio sottinteso che si tratta pur sempre di varianti della stessa proposta politica, e quindi è del tutto logico che nel momento delle difficoltà si passino la mano; ma non lo condivido proprio per questo.
      del resto lo stesso Sunak, nel Regno Unito, ha fatto la stessa scelta, di tirarsi praticamente da parte.

      Draghi e Macron hanno rappresentato, in ciascuno dei loro due paesi, la variante pulita e presentabile della politica della destra, e sono stati cacciati dalla destra caciara, in Italia in particolare dalla destra tangentara che voleva spartirsi i centri di potere, come sta facendo; ed è questa fame di prebende soltanto che li tiene assieme, su tre linee politiche completamente diverse, e come membri di tre schieramenti europei diversi, due all’opposizione e uno al governo.
      senza aderire alla sua proposta politica, sarebbe pur sempre necessario dire in Italia che un Draghi, atlantista come la Meloni, quanto meno non aveva dietro di sé le schiere di fascistoidi burini da sistemare al comando delle varie istituzioni.
      quanto a Macron, credo che gli vada riconosciuta l’onestà intellettuale e politica di vedere che il parlamento non era più rappresentativo dell’elettorato; forse ha pensato, a vanvera, che alla fine gli elettori sensati gli si sarebbero raccolti attorno per evitare il peggio; invece saranno i suoi elettori a dovere scegliere tra un populismo di destra e uno di sinistra, come mi pare si possa giudicare il programma politico alquanto folle del nuovo Fronte Popolare francese, che propone aumenti delle pensioni ed altre leggi incompatibili col bilancio, senza dire da dove prendere i soldi, in un paese indebitato pesantemente quasi come l’Italia; c’è solo da sperare, per correggere il giudizio, che tacciano per elettoralismo, e che poi, una volta al potere procedano a quel pesante riequilibrio fiscale, che sarebbe indispensabile anche da noi, ma nessuno ha il coraggio di proporre, tassando i redditi alti (che non sono soltanto quelli delle multinazionali, in grado purtroppo di difendersi e di fartela pagare, se ci provi).

      ma sono favorevole a queste elezioni anticipate francesi per un motivo più sostanziale ancora, io che pure per principio le rifiuto. e qui devo spiegare la mia apparente contraddizione, e arrivare poi ad un punto saliente della nostra situazione politica interna.
      le elezioni si possono fare o su base sostanzialmente proporzionale, come in Germania; o con un sistema misto tra proporzionale e maggioritario, come in Italia, sulla base della brutta legge scritta da Mattarella e Magri per contrastare l’esito del referendum del 1993, e che continua ad agire da punto di riferimento anche oggi; o infine con sistemi di tipo maggioritario, variamente declinati, come in Inghilterra o in Francia.
      i sistemi di tipo proporzionale costringono a costruire governi che abbiano effettivamente il consenso della maggioranza dei cittadini e quindi rendono molto stabile il parlamento e potenzialmente meno stabili i governi, perché il capo del governo nasce effettivamente in Parlamento e i partiti politici hanno l’interesse a seguire i movimenti dell’opinione pubblica, adeguando i governi allo spirito dei tempi, per non perdere voti alle elezioni successive; quindi in caso di crisi del consenso, cambiano il governo, tendenzialmente; ed è questa adesione allo spirito dell’elettorato che la destra rifiuta chiamandola instabilità ed inciucio, ed è invece una positiva espressione democratica (relativamente parlando), visto che da noi non si attua nessuna forma di revoca del mandato del rappresentante giudicato inadeguato.
      nei sistemi di tipo maggioritario questa stabilità non è possibile, nonostante l’apparenza contraria delle maggiore solidità parlamentare, o almeno non lo è nelle situazioni politiche in forte movimento, perché questo sistema elettorale serve a mandare al potere non i rappresentanti della maggioranza vera, ma quelli della minoranza più forte, e se questa minoranza perde massicciamente i consensi, le tensioni sociali possono diventare ingovernabili (come in Francia) e non rimane che far salire al potere qualche altra minoranza diventata al momento quella più forte.

      tra l’altro questo è il principale motivo per opporsi al premierato meloniano, che ha un progetto politico molto chiaro: mandare al potere la minoranza più forte, la sua; garantirle una sopravvivenza prefissata, una specie di assicurazione quinquennale sulla vita, comunque la pensino gli elettori nel frattempo, e contestualmente approvare leggi durissime contro le proteste sociali, per imbavagliarle.
      a me pare difficile che passi, ma vedremo. certo è un tentativo così autoritario che non ha precedenti nel mondo contemporaneo, ma solo un padre putativo di un secolo fa: Mussolini con la sua legge elettorale Acerbo.

      ma, tornando all’analisi della situazione europea, non è soltanto quel felpone di Salvini che straparla, dopo avere perso valanghe di voti a favore della Meloni; lei stessa non è stata da meno, continuando a dibattersi attorno a una proposta politica che non si capisce neppure bene quale sia.
      e del resto, è abbastanza chiaro che, se mai questa maggioranza europea non bastasse, il suo campo di allargamento naturale è quello dei Verdi, perfettamente organici alla politica europea attuale.
      allargare il campo alla sola destra conservatrice che ora guida lei, escludendo i socialdemocratici, perché la Meloni è divisiva tanto in Europa quanto in Italia, è un puro delirio politico senza senso, e occorre pure che qualcuno lo dica, fosse pure un miserabile blog come questo, letto da te e pochi altri.

      ultima considerazione di questo commento, che è diventato quasi un altro post, e ti chiedo scusa: ovviamente la scelta del governo in Italia dovrebbe essere coerente con le scelte politiche che i partiti fanno in Europa: il governo Meloni, sostenuto da due partiti di destra all’opposizione in Europa, e da un partito politico di centro-destra, Forza Italia, che in Europa è al governo, è un controsenso e una mostruosità. (mi pare che anche Marina Berlusconi se ne accorga).
      ovviamente anche noi dovremmo avere un governo che vedesse all’opera assieme Popolari (FI), socialdemocratici (PD) e centro liberale (Renzi, Calenda e +Europa): il problema di fondo è che questo governo non avrebbe la maggioranza, potrebbe arrivare al massimo al 40-41%. e il resto del popolo più o meno vagamente di sinistra (5Stelle e oltre) non potrebbe appoggiarlo, per via delle differenze di valutazione sulla guerra e altri dissensi profondi. ma certamente la definizione di un compromesso globale darebbe alle forze europeiste una maggioranza schiacciante. la destra vera, pur se fortissima da noi, (FdI e Lega assieme) arriverebbe soltanto al 38%, pare.

      ma l’elezione prossima di Trump cambierà talmente tutte le regole del gioco, che ne vedremo sicuramente delle belle, soprattutto se costringerà l’Unione Europea a contrapporsi all’alleato americano.
      vorrei dire finalmente, ma lo farà, probabilmente, da posizioni più belliciste e più antirusse.

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