dieci anni prima: 5. analisi totalmente sbagliate dell’élite occidentale sulle prospettive della Russia, allora e oggi – 6 marzo 2014

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dieci anni fa non avevo poi sbagliato a prevedere che la reazione occidentale alla occupazione russa della Crimea non si sarebbe spinta fino ad una guerra aperta, né tantomeno ad una guerra globale contro la Russia, come quella in corso da due anni a questa parte. dieci anni prima: 2. morire per Odessa? – post del 2 marzo 2014. e continuando a riflettere sulla guerra globale dieci anni fa e oggi.

tuttavia quella previsione non aveva una forza interna tale da poter sopravvivere fino a i nostri giorni, quando il quadro mondiale globale è radicalmente nuovo.

ripensarci, dunque, può essere utile per capire che cosa è cambiato negli otto anni successivi.

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davvero ?la giustificazione della guerra attuale è quella che urla propaganda? cioè che non si può accettare una violazione del diritto internazionale, che metta in discussione frontiere riconosciute…

come se non ce ne siano state e non ce ne fossero altre:

a partire da Israele che nel 1967 ha tolto Gaza all’Egitto e la Cisgiordania alla Giordania e non le ha più restituite;

come se la Turchia non avesse occupato la zona nord di Cipro, abitata da turchi, dal 1975 in poi, e come se non stesse occupando una parte della Siria anche oggi, e perdiù neppure turcofona, ma curda;

come se non ci fosse stato il Kosovo, oppure la secessione di fatto della Transnistria russofona dalla Moldavia.

ma se noi dobbiamo dissanguarci per il sacro principio, da Congresso di Vienna, della inviolabilità delle frontiere, come se questo non fosse stato sostituito da quello dell’autodeterminazione dei popoli, almeno come criterio guida, ?perché allora l’Ucraina e l’Occidente intero non sono entrati in guerra con la Russia già nel 2014?

la violazione delle sacre frontiere avvenne già allora.

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ma allora l’Occidente, che aveva preparato il colpo di stato della piazza, o maidan, ?era semplicemente impreparato?

oppure ?credeva ancora nella inviolabilità del mercato globale?

in ogni caso torno a rileggere queste analisi incredibilmente sbagliate, che cominciarono a circolare allora, sulla possibilità di colpire a fondo la Russia soltanto sul piano economico, senza bisogno di un confronto militare.

sono stati proprio errori eìdi valutazione come questo a portarci sull’orlo attuale della guerra globale.

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ecco la citazione della conclusione del mio post del 5 marzo di dieci anni fa, con qualche commento finale mirato.

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[…] ed ecco, in qualche modo a conferma del modo in cui si discute della guerra nei circoli della élite globalizzata che ci governa, qualche citazione da una analisi della questione ucraina e/o russa:

Dal punto di vista militare, politico, strategico e diplomatico, Vladimir Putin ha il coltello dalla parte del manico. Dal punto di vista economico, no: la Russia corre dei seri rischi. 

La Casa Bianca minaccia “gravi conseguenze”, ma non sono tali da far recedere Vladimir Putin dal suo progetto. Di fatto l’Occidente non ha soluzioni forti a portata di mano. C’è solo la via delle sanzioni economiche e finanziarie.

Proprio dal punto di vista economico, i rapporti di forza cambiano e la Russia si scopre più debole. La reazione dei mercati russi è stata di vero e proprio panico: la Borsa di Mosca è crollata, il rublo è ai minimi storici sull’euro e sul dollaro, malgrado la banca centrale abbia repentinamente deciso di alzare “temporaneamente” i tassi di un punto e mezzo, stamattina, portandoli al 7%, nel tentativo di arginare la fuga di capitali e la caduta del rublo.

Gli economisti avvertono sui rischi: il bilancio pubblico di Mosca ha già dovuto sopportare la spesa extra dei Giochi olimpici di Sochi 2014 e si troverebbe esposta in una fase di tensione con l’Occidente, con conseguenze sull’export. Le società russe, dal canto loro, si troverebbero costrette a enormi svalutazioni sugli asset ucraini, e gli analisti calcolano che le banche russe abbiano impiegati in Ucraina almeno 30 miliardi di dollari, che si aggiungono ai crediti delle società non bancarie.

“Sochi è stata già costosa. Le avventure militari e il peggioramento dei rapporti con l’Occidente possono esserlo ancora di più” dice Holger Schmieding di Berenberg Bank, secondo cui “la Russia non se lo può permettere nel lungo termine”.

Un primo segnale arriva dalla Borsa. Crollano i listini, con l’indice Micex che cede il 10,8% e l’Rts in calo del 12%; scivolano le azioni del colosso del gas Gazprom (13,89%), di quello petrolifero Lukoil (-7,43%) e di quello bancario Sberbank (14,91%). La crisi si abbatte sul rublo, con l’euro sopra i 50 rubli, il dollaro attorno a 36,45 rubli. La decisione della Banca di Russia di alzare i tassi è dichiaratamente volta a evitare i rischi inflazionistici e a stabilizzare i mercati. Ma il viceministro dell’Economia Andrei Klepach non si fa illusioni e parla di “isteria” attorno al rublo che “passerà, ma è difficile dire quando”.

Il Wsj riporta le dichiarazioni di Timothy Ash, analista di Standard Bank, secondo cui la crisi ucraina avrebbe “effetti notevoli e molto negativi, proprio in un momento di fragilità dell’economia russa. L’aumento dei tassi d’emergenza dimostra quanto le autorità russe siano preoccupate” per la fuga di capitali e l’indebolimento dei prezzi degli asset russi, a cui si aggiungerebbero le sanzioni occidentali.

Nel 2008 Putin mossa una guerra lampo in Georgia e si ritrovò nel 2009 alle prese con una grave crisi economica. Questa volta l’impatto potrebbe risultare maggiore: “A differenza della guerra di 5 giorni in Ossezia, temiamo che le tensioni in Ucraina proseguano a lungo, con un prolungato impatto negativo sull’economia russa” sostiene Natalya Orlova, economista di Alfa Bank.

La svalutazione del rublo non basterebbe a sostenere la crescita russa, e l’esposizione del banche russe in ucraina è un fatto destabilizzante, dice l’analista. Per Gillian Edgeworth di UniCredit, “gli sviluppi degli ultimi giorni servono solo ad aumentare i rischi per l’economia e la valuta russa. È difficile indicare con esattezza la misura dell’esposizione russa verso l’Ucraina, ma un’economia ucraina più debole serve solo ad aumentare i rischi di una perdita finanziaria per la Russia”.

C’è però un altro fattore dell’analisi economica da tenere in conto. Le finanze ucraine sono in dissesto: il neo-presidente ucraino Alexander Turchynov sa bene che la situazione è disperata e per questo ha fatto appello alla comunità internazionale: “Siamo sull’orlo del precipizio. Rischiamo il default permanente”.

Chi si accollerà il debito dell’Ucraina, che mai sarebbe in condizioni di pagarlo? Putin non ha intenzione di farlo e anche per questo, probabilmente, non estenderà le sue mire espansionistiche oltre ai territori filo-russi. Anche in questo caso l’Occidente potrebbe trovarsi costretto a intervenire, anche per sostenere l’attuale presidenza in vista delle elezioni di maggio.

Anche una guerra non combattuta sul terreno di battaglia, avrebbe comunque costi altissimi.

https://bortocal.wordpress.com/2014/03/05/dellimpossibile-guerraglobale-nel-pianeta-globalizzato-171/,

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due cose risultano chiare da questa rilettura: la prima è che le ?élites al potere in Occidente si rendevano ben conto del carattere disastroso non solo di un confronto militare, ma anche di uno scontro economico globale.

e tuttavia erano convinte, dieci anni fa, di potere piegare la Russia semplicemente con manovre di tipo economico, ma direi piuttosto finanziario, e senza bisogno di ricorrere alla guerra aperta.

questo potrebbe spiegare perché la guerra non scoppiò allora, pure se va messa nel conto anche la fragilità estrema dell’Ucraina.

la seconda cosa evidente è che quella previsione era completamente sbagliata: non solo le sanzioni non hanno fermato la Russia, ma neppure ne hanno messo in crisi l’economia.

la presunzione di onnipotenza finanziaria dell’Occidente ha portato a previsioni errate.

ed è molto istruttivo che lo stesso errore si sia ripetuto anche negli ultimi due anni, e perfino dopo che una guerra aperta è stata ingaggiata.

anche ora l’Occidente si è mosso e si muove nella convinzione di potere dissestare l’economia russa, se non il suo esercito, e anche questa volta la previsione si è rivelata sbagliata, anzi, non solo, controproducente addirittura.

perché con le sanzioni contro l’economia russa forse gli USA hanno tratto qualche vantaggio, ma l’Europa, e in particolare la Germania, si sta scavando la fossa con le sue stesse mani.

6 commenti

    • veramente io quella volta l’avevo azzeccata, almeno nell’immediato, dicendo che la guerra per la Crimea non ci sarebbe stata.
      non ècolpa mia se sette anni dopo è iniziata la presidenza Biden e la musica è cambiata; questo non credo che potessi prevederlo, a meno di non trasformarmi in una specie di Nostradamus, che prevede tutto cìperché dice frasi senza senso che poi ognuno interpreta come vuole e così certe volte ci azzecca in maniera sorprendente.

      certamente oggi la situazione sta scivolando verso lo scenario del confronto globale, proprio perché l’Occidente sta perdendo quello locale e si illude di potere vincere una guerra globale, perfino atomica, se occorre, tanto l’America pensa che verrebbe combattuta soltanto in Europa.

      non dico affatto però che finirà certamente così, ma abbiamo una finestra di otto mesi, fino alle elezioni americane di novembre, in cui potrebbe succedere; e sarebbe anche un modo quasi certo per Biden di farsi rieleggere, forse l’unico.

      questo per dire che la situazione è gravissima ben più di quanto la distrazione di massa ci voglia far credere.

      intanto gli USA stanno ritirando la flotta dal Mediterraneo, con la giustificazione ufficiale di non riuscire già ora a fronteggiare tutti i terreni di scontro; e questo è il solo buon segnale che colgo, se la pigliamo per buona.

      a meno che non sia invece il segnale opposto di toglierla dal campo dei possibili obiettivi di una guerra nucleare locale.

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  1. Io penso che se avessero potuto avrebbero fatto la guerra dieci anni fa, ma gli ucraini erano troppo mal messi. Hanno usato gli accordi di Minsk appunto per prendere tempo, per ammissione dei vari attori, e dopo dieci anni pensavano di esserci riusciti.
    Però in dieci anni il mondo era cambiato: la pandemia con la crisi della globalizzazione, la crescita di paesi enormi come Cina e India, e anche la crisi della democrazia americana, se vogliamo.
    E dunque alla fine, forse è assurdo quello che dico, ma il vecchio mondo è rimasto alle vecchie idee: l’Europa persi i grandi protagonisti si è ritrovata con quaquaraquà e si è sostanzialmente suicidata; la Russia che doveva essere isolata e crollare economicamente ha invece fatto politica e alla fine è isolata sì dall’Europa ma grazie alle nuove e vecchie partnership le varie sanzioni hanno fatto danni relativi.
    Sembra anche che ad ogni sanzione riescano a ovviare in qualche modo che alla fine fa più danni a chi le sanzioni le mette.
    Interessante del tuo articolo la parte sui debiti ucraini e su chi li pagherà: ora la risposta ce l’hai, li stiamo pagando e li pagheremo noi…

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    • caro gio, ma ?perché dieci anni fa comunque preferivano non farla? e negli ultimi tempi ci si sono buttati dentro a pesce. non nego che allora ci fosse una certa impreparazione dell’Ucraina sul piano militare, e quindi hanno preferito indirizzare l’azione sul piano economico – finanziario, ma anche qui senza darci dentro a fondo e con molte perplessità, alla luce dei danni economici che erano ben consapevoli che avrebbero subito.

      una prima riposta possibile è che allora si ritenevano molto forti su questo secondo piano e pensavano di potere mettere in ginocchio la Russia soltanto colpendola dalle finanze; resisi conto che la cosa non riusciva, sono allora passati a progettare una guerra di lunga portata per perseguire lo stesso scopo.

      naturalmente mi aspetto l’obiezione che però la guerra l’ha cominciata la Russia e non l’Occidente, ma chiunque conosca i fatti sa benissimo che la Russia ha cercato di evitarla con richieste di accordo prima di decidersi all’intervento e che queste non sono state neooure prese in considerazione, così come non sono stati rispettati gli accordi di Minsk, e insomma si è cercato in tutti i modi di mettere la Russia con le spalle al muro,

      si pensava forse che la Russia non avrebbe scatenato nessuna azione militare?, perché intimorita dalle prospettive. anche questo è difficile pensarlo: l’unico che negava la possibilità di un intevento russo nel febbraio 2022 era Zelenskij, pur da parte americana lo si stava mettendo in guardia.

      io non sono in grado di compiere una analisi in profondità dei motivi che hanno indotto a passare in otto anni da un rifiuto motivato del confronto militare globale al giudicarlo inevitabile. però mi sento di fare due ipotesi.

      la prima è più politica, la seconda è più geo-politica.

      la prima spiegazione sta nell’egemonia del Partito Democratico dall’elezione di Obama (2008) in poi, periodo nel quale la prima presidenza Trump ha costituito in fondo una parentesi poco significativa.
      e qui dobbiamo cambiare l’immagine propagandistica corrente del Partito Democratico, come partito dei diritti umani e, appunto, della democrazia.

      questo partito, invece, è il protagonista primo dalla costruzione dell’imero americano.
      l’ingresso degli USA nella prima guerra mondiale a fianco delle democrazie europee in lotta con i due imperi dell’Europa Centrrale, fu voluto dal presidente democratico Wilson, un razzista e suorematista bianco. fu allora che gli USA sostituirono il loro ruolo di potenza regionale con quello di fondamento del nuovo ordine mondiale, facilitati in questo dall’uscita della Russia rivoluzionaria dalla guerra dopo la rivoluzione del 7 novembre 1917 e dopo l’accordo di pace separato della neonata Russia rivoluzionaria nel febbraio 2018.
      fu Roosevelt a trascinare nella seconda guerra mondiale il riluttante popolo americano, lasciando che il Giappone attaccasse la flotta americana a Pearl, per quanto informato del pericolo, almeno secondo alcune ricerche storiche: e questa partecipazione trasformò definitivamente gli USA negli arbitri del destino del mondo non comunista, e, dopo il 1991, nella presunzione di essere diventati arbitri anche del destino della Russia.
      fu il democratico Truman ad avviare la guerra di Corea, e fu il neo-presidente americano, il generale repubblicano Roosevelt a chiuderla col compromesso della suddivisione della Corea in due stati distinti.
      fu il presidente americano Johnson il protagonista dell’intervento massiccio in Vietnam del 1964, dopo un finto attacco nord-vietanmita alla flotta americana nel golfo del Tonchino, una maldestra imitazione della Pearl Harbour di 33 anni prima, e fu il repubblicano Nixon a provi termine nel 1973 (anche se pagò molto cara la cosa, finendo costretto alle dimissioni).

      fu Clinton ad orchestrare la guerra di Serbia, appoggiata in Italia dal partito di D’Alema, che su istigazione di Veltroni si era ribattezzato non a caso come una riedizione del Partito democratico americano.

      fu Obama, col discorso al Cairo del 2009 a porre le basi del confuso e fallimentare progetto di intervento nel mondo arabo, che portò alle due guerre di Siria e di Libia.

      ed è il democratico Biden il prosecutore di questo disegno di imperialismo democratico nel mondo, per il quale la presunta difesa dei diritti umani fa da semplice foglia di fico di appetiti imperialisti e di profitti enormi indirizzati all’inustria delle armi.

      ma l’America è storicamente divisa in due e, accanto ai Democratici paladini dell’imposizione al mondo del sistema di valori umani tipicamente americano, sta un Partito Repubblicano, conservatore e non particolarmente sensibile ai temi della demcorazia, espressione prevalente di una America rurale e tradizionalista, ma anche isolazionista.

      le guerre all’esterno sono anche uno strumento per l’emarginazione dal potere di questa America retriva, ma non altrettanto incline alla difesa dell’impero mondiale yankee.

      – una seconda motivazione, però più profonda, è il quadro di riduzione progressiva delle risorse e di incombente miseria crescente, che rende molto appetibile la Russia, in quanto paese che nel periodo medio-breve, meglio potrà resistere alla crisi alimentare provocata dal riscaldamento globale.
      in sostanza, questa guerra sarebbe dunque un segno dell’estrema debolezza auto-avvertita dell’Occidente, che preferisce appunto un confronto globale per la ripresa dell’economia.

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      resta da spiegare, però, come mai in Europa non esiste affatto più una frattura simile, e tutte le forze politiche, almeo quelle rappresentate in parlamento, si schierano comunque a favore della guerra e tra destra e sinistra si svolge semmai una grottesca gara a chi sia più filo-americano, cioè più democratico, di tutti.

      ma anche qui sembra insufficiente il mantra sempre ripetuto della completa stupidità auto-lesionistica della cosiddetta sinistra democratica europea, interventista.

      è vero che l’Europa, a ottant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale, è ancora sostanzialmente sotto l’occupazione militare americana, in qualche modo mascherata da alleanza militare NATO, e quindi i nostri dirigenti politici sono accuratamente selezionati sulla base del servilismo filo-americano. autonomi sono stati soltanto De Gaulle, e da noi Moro e Craxi, che tuttavia l’hanno pagata cara, pur se in modi diversi.

      è vero che la semplice stupidità dei protagonisti è la migliore regola interpretativa della storia passata ed attuale.

      ma non è possibile pensare che tutto questo tolga dal campo altri fattori, probabilmente ancora più forti.

      ?quali?

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      • Concordo sull’analisi del Partito Democratico. È quello che ha fatto disastri in tutto il mondo, almeno negli ultimi 35 anni, ma anche prima come giustamente ricordi: e ora ce la menano con il diritto internazionale, dopo averlo calpestato tutte le volte che gli faceva comodo.
        Tornando però a dieci anni fa (che sono tanti!) lo scenario è cambiato, e la crisi della globalizzazione ha mostrato un mondo multipolare che vuole il suo spazio. E certo, le materie prime sono importissime.
        La Russia ha visto l’allargamento della Nato come minaccia esistenziale, e forse (dico forse) ne ha approfittato per fare saltare il tavolo. O forse è solo un effetto collaterale…
        L’assurdità è che non si tratta più di differenti ideologie, perché la Russia ha adottato il mercato da un bel po’, anche se i settori stategici sono controllati dallo Stato, il discorso democrazie contro autocrazie è una stupidaggine.
        I russi in verità di Eltsin ne hanno avuto abbastanza, e sanno cosa li aspetta se dovesse ripetersi quella stagione, perciò non sono disposti, Putin o non Putin, a tollerare la Nato in Ucraina.
        Tutto comunque è stato preparato dal viaggio di Biden in Europa nel 2021, tra l’altro era stato anche in Russia chissà a fare cosa.

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        • purtroppo ti ho risposto in maniera così prolissa, anche se su un punto solo, che l’ho fatto nel corpo stesso dell’articolo, qui sopra, e devo invitarti ad andare a leggerti la mia risposta lì, se vuoi. grazie comunque di proseguire il dibattito.

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