dieci anni prima: 6. l’Ucraina da una panchina dello Schlossplatz di Stuttgart, dieci anni fa – 8 marzo 2014

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continuo a ripubblicare i miei post sull’Ucraina di dieci anni fa, giorno per giorno, quando ce ne sono; io li trovo interessanti, almeno per me.

poi mi rendo conto che chi scrive è pur sempre un arrogante che cerca di derubare gli altri del loro tempo e chiede di dedicarlo a lui, come se quello che pensa potesse interessare anche loro.

comunque, non si sa mai, e del resto non costringo nessuno.

l’interesse che io provo (ma che non è detto che sia condiviso) mi indurrebbe quasi a pensare di raccogliere in una auto-pubblicazione anche diversi altri post precedenti su questa progressiva degenerazione, ma non lo farò, per quanto ho appena detto.

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ero a Stuttgart, in quei giorni, ed era l’ultimo di un breve periodo di due settimane, nel quale ero tornato, dopo la pensione e da uomo libero, nella città nella quale ero arrivato giusto dieci anni prima, e me la godevo come fosse una vacanza dale pesantezze dell’Italia.

ma non poteva essere una vacanza dalle pesantezze dell’Europa, anche se dieci anni fa pareva del tutto impensabile quel che si profila oggi, e cioè che qualcuno in Europa stesse davvero pensando e probabilmente anche preparando gli scenari per buttarci a capofitto dentro quella guerra.

ma ecco il post dell’8 marzo 2014.

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mi godo il tepore, pensando alle vicine forsizie in fiore, e la vista della bella gioventù sparsa nei prati, come se fosse già estate.

sono sulla panchina inondata di un anomalo sole nella grande piazza erbosa davanti al palazzo reale nuovo di Stoccarda, quello settecentesco, di fianco all’antico, che è invece di impianto da tardo medioevo tedesco – entrambi ricostruiti dopo le distruzioni della guerra mondiale.

una anziana signora – la chiamerei così, ma è più o meno coetanea – sta all’altro lato della panchina con gli occhi socchiusi contro il sole e un uomo di mezza età si siede, chiedendo il permesso, accanto a me, tra noi due.

inizia una breve e stentata conversazione: l’uomo è un indiano, che vive in Germania da 27 anni, ma il suo tedesco è faticoso più del mio; tuttavia ha bisogno, si direbbe, di parlare dell’Ucraina, è fortemente preoccupato.

la nostra analisi si rivela rapidamente condivisa: in Ucraina il senso dell’unità nazionale si è spezzato ed ora c’è la secessione della parte filo-russa che non vuole partecipare alla integrazione nell’Europa.

la Russia difende questa secessione e spezza in due il paese; l’Europa ha fatto lo stesso con la Jugoslavia 15 anni fa e sta occupando militarmente il Kossovo, formalmente serbo, per lo stesso motivo.

quindi ci lascino in pace tutti: questo scontro di potere è demenziale: si rispettino le volontà popolari e si spartisca il paese come il paese stesso vuole, dov’è il problema?

indiano del nord, del Punjab, e italiano, sempre del nord – non separati da marò e pescatori del Kerala – la pensano alla stessa maniera sulla panchina della Schlossplatz di Stoccarda.

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ma, vista dalla Germania, la questione ucraina ha un tono emotivo completamente diverso: mettetela come volete, ma c’è soltanto la Polonia di mezzo, sempre di spazi aperti si tratta, e non è la stessa cosa che esserne separati dal mare e da un mezzo mondo caotico balcanico, come avviene a guardare all’Ucraina dalla penisola.

aggiungeteci il peso di qualche ricordo storico, come il fatto che settant’anni fa era sotto occupazione tedesca, e capirete subito che l’attenzione è diversa.

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me ne ero già accorto due settimane fa, al mio arrivo a Stoccarda, quando nel sabato della mia prima passeggiata in centro ho trovato un banchettino di attivisti alla sinistra della Linke [il partito di estrema sinistra tedesco], che diffondevano informazioni sulla reale natura di alcuni movimenti che si sono battuti contro il governo filo-russo e che sono state accuratamente nascoste dalla informazione governativa ufficiale in tutta Europa.

grato, ho lasciato un segno concreto di sostegno, anche se nei giorni successivi mi sono convinto che non siano la forma giusta di interpretazione di quel che succede, pur se confermerei l’appoggio a queste forme utilissime di contro-informazione.

abbiamo bisogno di un’analisi storica di quel che succede, non di una analisi giuridica; giuridicamente un governo formalmente legittimo, dicono, è stato abbattuto da tumulti di piazza.

che dire se qualcuno avesse definito un colpo di stato la rivoluzione bolscevica dell’ottobre (ortodosso) 1917, per noi del 7 novembre?

lo era, per molti aspetti, ma non sarebbe stata una analisi storica sufficiente.

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ma poi, scusate, anche restando su questo piano, ricordo male oppure c’erano state accuse di brogli elettorali alla fine delle elezioni 2012?

e neppure accuse generiche, ma precise e circostanziate, anche se di parte, espresse al massimo livello possibile dall’Europa e dalla NATO a seguito di una missione di osservazione congiunta durante le elezioni di OSCE, Consiglio d’Europa, Parlamento Europeo e NATO.

sulla relazione di questa missione oggi la stampa italiana mantiene un interessato silenzio, perché ci sarebbe da ridere se una missione analoga si occupasse delle elezioni italiane.

l’Ucraina ha dimostrato un regresso democratico preoccupante per via dell’assenza di trasparenza sui fondi utilizzati dalle forze politiche durante la campagna elettorale.
la commissione ha criticato il mancato rispetto dei pari diritti tra le forze politiche concorrenti.
la politica ucraina si è oligarchizzata, ed ha privato i cittadini ucraini sia della fiducia che del diritto di libera scelta nel mezzo elettorale.
il membro del Consiglio d’Europa ha condannato il sistema elettorale misto, che ha portato alla formazione in Parlamento di una maggioranza che non rispecchia il vero orientamento del popolo ucraino.

non sembra di leggere l’inascoltata sentenza della nostra Corte Costituzionale? mentre un parlamento altrettanto oligarchico sta realizzando una nuova spoliazione dei diritti politici democratici del popolo italiano, peraltro assolutamente indifferente a questo sopruso ai suoi danni, se si eccettua l’opposizione grillina.

ma il messaggio trasversale che noi dobbiamo accettare dentro di noi è forse quello che ogni governo eletto in qualche maniera va bene? e che ogni abbattimento di un governo da parte della piazza è sbagliato?

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denunciare il colpo di stato sostenuto dalle milizie neo-naziste serve forse a ridare credibilità ad un governo che si reggeva sulla manipolazione dei risultati elettorali? giusto come i nostri italiani…

e noi dobbiamo schierarci per forza con una delle due parti in campo per sostenere il nostro pacifismo?

la rottura dell’unità ucraina è un dato di fatto, ed è avvenuta già qualche anno fa con la creazione di due distinte chiese ortodosse, una autonoma nel nord ovest del paese, e una collegata al patriarcato di Mosca nel sud-est, come ha documentato il mio amico Luca Dario, buon conoscitore della realtà ucraina in una mail che ho pubblicato qualche giorno fa e nel lungo scambio di commenti ancora in corso.

credo che non ci sia altro principio da difendere che quello dell’auto-determinazione dei popoli e del diritto alla secessione, quando una maggioranza su un territorio la vuole.

vale per la Spagna e la Catalogna, per l’Inghilterra e la Scozia, perché non dovrebbe valere per l’Ucraina e la Crimea?

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lasciateci in pace, quindi, oligarchie che ci governate, non mettete alla prova la nostra sopportazione.

quel che è veramente grave nella vostra propaganda non è neppure la vostra voglia frustrata di trascinarci in una guerra che è diventata impossibile anche per voi, ma questo continuo ribadire che potreste farlo.

questo bisogno che avete di farci pensare che dipende soltanto da voi se la guerra ci sarà oppure no, di farci avere paura.

di abituarci pian piano, mese dopo mese, tensione dopo tensione, all’idea che prima o poi la guerra globale ci sarà, se voi vorrete, o premi nobel per la pace…

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una selezione dai commenti:

Luca S. 8 marzo 2014 alle 22:36
Salve Bortocal, – Bel post questo tuo. – Qualche breve nota a margine.Hai mai provato a sintonizzarti su Russia Today (la TV di Putin) durante i “disordini” a Kiev ?
L’ho fatto più e più volte e, sinceramente, non ho potuto credere alle mie orecchie.
Si parlava, “apertis verbis”, degli Stati europei occidentali (in primis Germania, Francia, Gran Bretagna; meno di Italia e Polonia) come di regimi fascisti.
Nota 1: non si parlava così apertamente di fascismo USA (forse perché poco credibile anche per un orecchio russo). Però sì, al popolo russo attualmente l’oligarchia putiniana sta agitando il “babau” del fascismo dell’Europa dell’Ovest. D’altra parte ha già funzionato benissimo, a suo tempo, quando lo fece Stalin per cacciare Hitler. Ma quello era fascismo vero, accidenti!Nota 2: in ballo, oltre che questioni territoriali, c’è la base navale di Sebastopoli, che attualmente la ex URSS utilizza con una concessione in scadenza nel 2042.Nota 3: l’Italia non è così lontana come credi dall’epicentro della crisi. I sottomarini russi armati a testata nucleare scorrazzano quando e come voglioni sia in Adriatico sia in Tirreno, al di fuori dalla portata del nostro sistema di rilevamento (che è inesistente, per il traffico sottomarino). Tieni presente che gli obiettivi russi, a crescere, sono i seguenti:
1) recuperare la piena proprietà della base di Sevastopol
2) annettere la Crimea
3) creare uno stato satellite in Ucrania dell’Est
4) liberare le minoranza russe di Riga e dintorni e della Moldavia Est (la Bessarabia è stata a lungo uno Stato russo, fin dal 1812)
5) avere un corridoio terrestre per la Serbia, a danno dell’Ungheria. Qui Putin ha effettivamente ragione: lì ci sono già i fascisti. Peccato che, se Orban è fascista, come di fatto lo è, automaticamente, per deduzione logica, lo è anche il regime di Putin.
6) Avere nella Grecia, in Ungheria, in Bulgaria, fors’anche in Slovacchia, dei “paesi fratelli” , da togliere dalla influenza UE. Un ritorno, anche se parziale, al Patto di Varsavia.
Nota 4: negli ambienti dei banchieri e dei mercanti di armi loro sodàli una bella guerra gioverebbe assai, in questo momento. Con essa infatti:A) si potrebbero impiegare i milioni di disoccupati dell’Europa del Sud e dell’Est nelle fabbriche (specie siderurgiche e meccaniche) della Germania, allontanabdo il rischio di collasso sociale nei Paesi di provenienza. C’è già il precedente hitleriano: oggi però non è necessario utilizzare la coazione: basta la prospettiva di uno stipendio sicuro a far espatriare la gente… Gli altri non occupabili nella produzione li si manda al fronte.
Ti sei mai chiesto perché ci hanno fatto chiudere l’ILVA e la FIAT ? Perché si è voluto scientemente l’azzeramento della siderurgia italiana ? Forse perché alla Trilateral si riteneva che con Berlusconi c’era il rischio che l’Italia avesse una propria produzione bellica e potesse fare qualche strano “giro di danza” con “l’amico Putin” ?
L’espressione “giro di danza”, come saprai, è di marca germanica, e si riferiva proprio alla inaffidabilità dell’Italia nei frangenti di guerra.
– B) si potrebbe risollevare il PIL degli stati europei, che hanno, chi più, chi meno, economie in grande affanno; – C) le flebili democrazie sud-meditrerranee potrebbero ritrovare un collante politico nel nazionalismo fomentato ad arte (vedasi i casi di Grecia; Francia; Ungheria).
Per fortuna a noi italiani dalla venuta della destra ci salva (per ora) Grillo: riusciamo a essere sempre i comici della situazione… – D) infine, si smaltirebbero le scorte accumulate negli arsenali di tutta Europa, negli ultimi anni, in previsione proprio di un appuntamento come questo…

Se non ti fidi di me, fidati di chi ha investito nel settore:
http://economy.money.cnn.com/2013/06/27/weapons-exports/
Si desume che dal 2008 il mercato internazionale delle armi è aumentato del 30%, senza significativi aumenti delle guerre nel mondo. Da qualche parte queste armi dovranno pure essere “consumate”!!P.S.: scusa il finto cinismo con cui scrivo queste poche righe. La realtà è che sono molto, molto preoccupato, specie dopo aver ascoltato Russia Today con una certa frequenza nelle ultime settimane… Il clima in Russia è quello di “nazione russa in pericolo”, e i russi, nella loro maggioranza, sembrano abboccare perfettamente! Proprio come da noi ai tempi di Hitler e Mussolini!

bortocal 9 marzo 2014 alle 8:44
be’, potrei dire, per restituire il favore, che questo commento è anche meglio del post, e come ci si aspetterebbe ogni giorno di ricevere commenti. – inizio a rispondere, ma siccome devo uscire, a un certo punto chiuderò per riprendere stasera… – 1. no, non ascolto Russia Today: è molto interessante che tu lo faccia, e ancora di più quel che ne dici: interessante spaccato sulla propaganda imperiale dei diversi paesi gli uni contro gli altri; curioso direi, comunque, ma anche interessante, che Putin si faccia passare per anti-fascista. 2. aldilà della base, rimane il fatto che la Crimea è russa, ha sempre fatto parte della Russia fino a Kruscev ed è stata “regalata” all’Ucraina, assieme a qualche provincia orientale, appunto da un leader URSS che era ucraino, forse alla ricerca di qualche popolarità in patria, o forse per condizionare meglio il paese in senso filo-russo: senza queste regioni abitante prevalentemente da russi, infatti, l’Ucraina non avrebbe avuto un governo filo-russo eletto in elezioni tanto incerte… – 3. quanto all’Italia hai certamente ragione che la questione ucraina e più ancora quella russa non sono tanto irrilevanti, ma io parlavo soltanto della percezione soggettiva. – a dopo il resto.

Luca S. 9 marzo 2014 alle 11:42
Altra crisi pronta a scoppiare dopo quella di Crimea, è quella della reclamazione, da parte della Transnistria (East Moldova), spalleggiata dalla Russia di Putin dei territori attualmente ucraini immediatamente a Est del fiume Dnestr.
L’Ucraina si troverà accerchiata a N dalla Bielorussia (= Putin), a Est dalla Russia, a Sud dalla Crimea (= Putin) e a W dalla Transnistria.
Resta aperto verso la UE solo parte della costa ucraina Mar Nero (da contendersi con la flotta russa di stanza sul posto) e il confine polacco. Tenere altresì presente che la geopolitica espansionista di Putin mira ad aprire il “corridoio ungherese”, per la continuità territoriale con i “fratelli serbi”. Ciò a scapito prima dell’Ucraina e poi dell’Ungheria.
Dai anche un’occhiata ai confini, qualora te ne fossi dimenticato:

Riguardo alla guerra avvenuta già nel 1992 tra Moldova e Transnistria:
http://en.wikipedia.org/wiki/Transnistria
[…] The War of Transnistria followed armed clashes on a limited scale which broke out between Transnistrian separatists and Moldova as early as November 1990 at Dubăsari. Volunteers, including Cossacks, came from Russia and Ukraine to help the separatist side.[49] In mid-April 1992, under the agreements on the split of the military equipment of the former Soviet Union negotiated between the former 15 republics in the previous months, Moldova created its own Defence Ministry. According to the decree of its creation, most of the 14th Soviet Army’s military equipment was to be retained by Moldova.[50] Starting from 2 March 1992, there was concerted military action between Moldova and Transnistria. Throughout early 1992 the fighting intensified. The former Soviet 14th Guards Army entered the conflict in its final stage, opening fire against Moldovan forces;[50] since then, Moldova has exercised no effective control or influence on Transnistrian authorities. A ceasefire agreement was signed on 21 July 1992 and has held to the present day. […] [La guerra della Transnistria seguì gli scontri armati su scala limitata scoppiati tra i separatisti transnistriani e la Moldavia già nel novembre 1990 a Dubăsari. Volontari, compresi cosacchi, arrivarono dalla Russia e dall’Ucraina per aiutare la parte separatista. A metà aprile 1992, in base agli accordi sulla suddivisione dell’equipaggiamento militare dell’ex Unione Sovietica negoziati tra le ex 15 repubbliche nei mesi precedenti, la Moldavia ha creato il proprio Ministero della Difesa. Secondo il decreto della sua creazione, la maggior parte dell’equipaggiamento militare della 14a armata sovietica doveva essere trattenuta dalla Moldavia. A partire dal 2 marzo 1992 si è svolta un’azione militare concertata tra Moldavia e Transnistria. Per tutta l’inizio del 1992 i combattimenti si intensificarono. L’ex 14a Armata della Guardia sovietica entrò nel conflitto nella sua fase finale, aprendo il fuoco contro le forze moldave; da allora, la Moldova non ha esercitato alcun controllo o influenza efficace sulle autorità della Transnistria. Un accordo di cessate il fuoco è stato firmato il 21 luglio 1992 ed è valido fino ai giorni nostri.]

Luca S. 9 marzo 2014 alle 11:47
Temo che il pentolone balcanico sia destinato a scoppiare ancora una volta: questa volta la miccia è stata innescata da Sud-Est (Crimea), anziché da Nord Ovest (ex Jugoslavia, 1991).
Speriamo che il bòtto non sia troppo forte da coinvolgerci direttamente…

bortocal 9 marzo 2014 alle 21:32
conosco la situazione della Transnistria, ma si tratta di una questione locale, a mio parere, di debolissimo interesse strategico; e infatti come tale è stata sempre considerata; tale resterebbe, per le dimensioni, anche se venisse a saldarsi con una parte filo-russa dell’Ucraina meridionale con centro Odessa; anzi, forse creerebbe più problemi di quanti non aiutasse a risolverne. – cerco di diminuire la preoccupazione per questa tensione e soprattutto di sdrammatizzare le opposte propagande imperialistiche in nome del valore elementare della auto-determinazione dei popoli, che mi pare l’unica proposta possibile per scongiurare un’ennesima guerra. – non sotto-valuterei infine che il bellicismo americano e inglese potrebbe avere come scopo molto più quello di complicare le relazioni fra Unione Europea e Russia, che quello di minacciare davvero la Russia. – che Europa (e soprattutto Germania) e USA sulla Ucraina siano in una rotta chiaramente conflittuale si era visto del resto abbastanza chiaramente anche di recente.

bortocal 9 marzo 2014 alle 21:27
continuo sul punto 3, cercando di guardare adesso, oltre le percezioni, ai dati di fatto. – parto da una premessa: che il crollo del comunismo ha probabilmente penalizzato la Russia come nazione aldilà del giusto, così come la vittoria nella seconda guerra mondiale ne aveva esageratamente ampliato la sfera di influenza: un certo controllato ri-equilibrio della area legata alla Russia sarebbe a parer mio da mettere nel conto e non dovrebbe suscitare esagerate reazioni, ma una valutazione equilibrata. – infatti in ogni caso la potenza della Russia non dipende dai dettagli delle influenze territoriali nel Caucaso o in Ucraina, ma dal suo enorme potenziale economico, e la cosa determinante è il fatto che senza le risorse russe l’Europa non è in grado di sopravvivere. – con l’esclusione del “corridoio balcanico” per la Serbia considero le altre questioni che poni concessioni che si potrebbero fare alla Russia senza mettere in pericolo alcun equilibrio strategico per l’Europa. – del resto neppure credo che alla Russia possa interessare un corridoio simile, di difficilissima realizzazione, ma anche di scarso interesse geo-strategico. – mi pare invece che sulla questione delle tutele per le minoranze russe, la Russia possa avere le sue ragioni, da esaminare con equilibrio. 4. le tue preoccupazioni sono molto documentate e purtroppo anche ben fondate; tuttavia ritengo che se gli USA non hanno potuto affrontare un confronto globale con la Russia in Siria, in condizioni tanto più favorevoli, ben difficilmente potranno infilarsi in un suicidio politico-militare come un’occupazione della parte russa dell’Ucraina, avendo la popolazione contro. – inoltre le guerre aumentano il PIL quando finiscono, ma mentre vengono combattute lo distruggono pesantemente. – la tentazione di uscire dalla crisi economica mondiale col rimedio classico di una guerra globale è forte, lo so, e hai ragione di essere preoccupato; ma questa non è una crisi classica da sovra-produzione, ma l’inizio della crisi globale dell’iper-consumo (secondo me); per questo una guerra di distruzione rischia di non essere seguita da nessuna ri-costruzione, e in ultima analisi accelera la crisi, anziché fornire strumenti per risolverla.

Luca S. 8 marzo 2014 alle 23:23
Nota 5
Sempre a proposito dei moventi russi nella (finora solo) minacciata guerra in Ucraina devo aggiungere quello dello scontro inter- e infra-religioso.
Religione intesa politicamente come “instrumentum regni”, in tempo di pace, ma utile anche in tempi di guerra, come catalizzatore dell’odio nazionalistico. basta citare il caso del regime clerico-fascista nella Croazia di A. Pavelic.
Sospettavo fortemente che dietro le grandi manovre russe in Ucraina potesse esserci anche lo zampino dei “preti”!
Beninteso, “preti” intesi come gerarchie ecclesiastiche, i preti “con i sottanoni”, insomma. Non certo i preti di strada, che hanno tutta la mia stima e simpatia.
Lèggere poi il post e i commenti “mail-da-un-amicoucraino-166” su questo sito, ha potuto confermare i miei già forti sospetti.
Grazie, Bortocal per il contributo di questo sito.

bortocal 9 marzo 2014 alle 22:05
grazie a te, Luca, per questo insieme di contributi davvero preziosi sulla questione ucraina.

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