le chiese di Lodrino e Belprato. 25 e 30 agosto 2023.

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be’, ammetto che sembrerà un po’ strano che in tutto il mese di agosto dell’anno scorso, nei miei viaggi, io sia andato soltanto in due comuni di mezza montagna del circondario, a parte le due escursioni già documentate, ma sempre in zona, e un paio di altre uscite di carattere familiare, ad esempio ad un bacino trentino per la pesca, attività che non entusiasma me, ma i miei nipoti ragazzini.

ancora più strano che qui io abbia dedicato la mia attenzione alle due chiese parrocchiali di questi paesi e che oggi le mostri.

infatti non hanno niente di particolare, queste chiese: sono le normali chiese tardo barocche dei nostri paesi prealpini, e non brillano per opere d’arte particolarmente preziose.

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però offrono lo spunto per una riflessione sul loro ruolo sociale, così evidente in tempi nei quali la fede, in questo caso cattolico, era il principale cemento della vita sociale.

oggi, nei tempi del consumismo trionfante, la vita sociale non è più un valore apprezzato, anzi probabilmente può essere vista come un elemento di disturbo, salvo che per certi momenti ritualizzati e redditizi della vita di massa come le partite di calcio o i grandi concerti dei cantanti di moda al momento.

guardiamole quindi con questo occhio, queste chiese: pensiamo alle case spesso povere, per non dire miserabili, dove viveva questa gente, che poi però si recava nella chiesa, la casa comune di tutti, dove era concentrata una ricchezza di espressioni artistiche che forse poteva competere addirittura col valore almeno economico dei borghi che le costruivano e le mantenevano.

questa distribuzione delle risorse indica chiaramente il peso che aveva la vita collettiva concreta nell’equilibrio dei momenti anche simbolici che scandivano le esistenze: perché la chiesa era il luogo dove ci si sposava, dove i nuovi nati venivano introdotti nella comunità col battesimo, dove i bambini diventavano adulti col rito della cresima, dove ci si congedava da chi lasciava questa valle di lacrime.

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non mi interessa ora valutare come tutta questa dimensione sociale passasse attraverso una ideologia, cioè una comune cultura religiosa, densa di elementi mitologici, che pretendevano di assurgere alla verità storica, e dove molti elementi della superfetazioni teologiche erano chiaramente arbitrari ed infondati, per non dire che a volte ci appaiono addirittura quasi deliranti.

guardo soltanto alla vita collettiva che le chiese riassumevano e concentravano in se stesse, in un ruolo che oggi hanno quasi totalmente perduto.

e con questo occhio invito a dargli un’occhiata: sono i resti archeologici di un passato dove la socialità non era stata ancora quasi cancellata dal predominio arido dei social che pretendono di scimmiottarla e di sostituirla.

2 commenti

  1. La tua riflessione, al di là della fede, merita tutta l’attenzione, perché riguarda tutti, e non solo il nostro “Bel Paese” addormentato, come nelle fiabe.
    Esistono tanti tipi di droghe oltre quelle note, è la droga del profitto e del consumismo, delle multinazionali, è quella della balle vacue che ancora va a gonfie vele, fatto sta il vento soffia forte, arriverà quello che farà scoppiare l’enorme bolla in cui viaggiamo terra terra.
    Realtà davvero indicibile, per cui siamo noi i folli, perché ci inventiamo noiose e allarmanti follie. Eppure mi sembra tutto così tangibile ed inequivocabile.
    Le guerre giuste non esistono! Esistono le fabbriche delle armi fiorenti e intoccabili, il lavoro senza alcun rispetto delle norme di sicurezza sicurezza, per fare mezza fame, e pochi lavoratori che continuano a morire sul lavoro.
    E dimentichiamo che la crisi ambientale sta diventando irreversibile! Che si fa? Si continuano a fare danni irreparabili .
    Si sceglie un’altra auto più bella e costosa, poi la paghiamo a rate, perfino i viaggi commerciali si fanno, tanto si pagano a rate!
    La scuola pubblica va indietro celermente, e la sanità pubblica sta scomparendo, se vuoi tentare di vivere paghi. Chi non può pagare muore. Teniamoci stretti i nostri ministri ignoranti e teniamo spenti i cervelli ridotti.
    Sarebbe necessaria un’opera di chirurgia etica generale che gettasse via tanto vuoto a perdere, da tutte le menti dementi per impiantarvi un po’ di senno.
    Operazione impossibile, ripetono a tamburo urlano battente “va tutto bene così”!
    La Società non esiste, è stata deprivata dei beni più importanti e non ne è consapevole, siamo una grande massa senza capo né coda, senza senso della Vita.
    Non siamo in alto mare ma alla deriva, senza approdo.
    Altroché democrazia, sono scelte politiche interne non democratiche per il voto al Parlamento Europeo, popolo servo con padroni inetti. Bee beeene si bela in coro, mentre si continua a sprofondare in una fossa tutta nera e “l’homo abilis due volte”, via via, se ne va.
    C’è ancora chi si rifiuta di belare, sì c’è!
    Ma chi vuoi che lo senta ?

    Magari nella foga di esprimere il mio totale dissenso, ho sproloquiato e sono andata fuori tema, andando in qua e in là come un setaccio, ma è ciò che riscontro e penso.
    Scelgo di fare parte dei perdenti non rappresentati da alcuno, scelgo di perdere piuttosto che votare le liste che ci hanno presentato.

    Mauro ho esondato, scusami.

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    • esonda pure sempre così, Francesca.

      io aggiungo soltanto che parlare di guerre giuste è come parlare di omicidio giusto, dato che la guerra non è altro che un omicidio di massa.
      esistono, forse, guerre inevitabili per chi viene attaccato e deve difendersi, ma anche di queste ne conosco molto poche, perché spesso basterebbe accettare qualche compromesso prima di iniziarle, per evitarle.
      non parlo soltanto della attuale guerra in Ucraina; faccio un altro esempio: la Polonia aggredita da Hitler nel 1939. ?poteva fare a meni di difendersi? certamente no, una volta che la guerra scoppiò, ma i militari fascistoidi che la dirigevano in quel settembre 1939 rifiutarono un compromesso possibile, convinti come erano che le lro armate sarebbero arrivate a Berlino.
      giusto per non fare parallelismi con la situazione d’oggi, eh.

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