la debolezza delle elezioni europee. ?perché votare? e, semmai, ?per chi?

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probabilmente il tasso di astensionismo alle prossime elezioni europee aumenterà ancora, nonostante lo sforzo del governo e dell’opposizione di rappresentarle come una specie di referendum su di loro: bufala totale.

ha iniziato Renzi dieci anni fa questa manfrina, e non gli è andata bene, perché vinse quel presunto referendum secondo lui col 40% dei votanti, effettivamente, e tutti la fecero passare per una vittoria straordinaria, ma due anni dopo, quando il referendum ci fu davvero sulla sua legge deforma-Costituzione, non gli andò bene, perché prese ancora il 40%, ma il restante 60% gli disse di no.

e figuriamoci che successi potrà vantare quest’anno la Meloni, accreditata, se va bene del 26%; percentuale risibile per un capo del governo, ma che eviterà i peana del sistema informativo comperato e ben pagato.

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ma che lei e la Schlein, due contorsioniste della politica, facciano credere che si vota su di loro, che neppure andranno poi a Strasburgo, dimostra soltanto che hanno altro su cui differenziarsi nell’Unione Europea, e il motivo principale dell’astensionismo è proprio questo.

gli elettori sentono benissimo che ci stanno prendendo in giro e che non c’è una vera differenza politica tra destra e sinistra sul tema centrale del momento, cioè sulla scelta fra pace e guerra.

le due pollastrine di Renzo fingono soltanto di beccarsi, parlando d’altro, per dare qualche spettacolino alle annoiate serate dei telespettatori anziani, chiaro.

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detto questo, detto che la politica dell’Europa non la decide oggi l’Europa, che non è più nulla, ed è tornata ad essere del tutto la colonia americana che è dal 1945 ad oggi, detto che i poteri veri che decidono sono comunque anche in Europa economia e peggio ancora finanza, io non sono comunque astensionista, ed invito ad andare a votare, per la fatica che costa.

è vero che il modo in cui si vota per l’Europa in Italia è poco democratico, per uno sbarramento al 4%, che non ha nessun senso operativo, e che non c’è nella maggioranza dei paesi europei.

è vero che non sarebbe neppure male che ogni paese ricevesse i seggi anche in proporzione alla partecipazione al voto dei suoi elettori,

ma questi due motivi non sono sufficienti per motivare una astensione completa.

questa rimane invece doverosa secondo me nelle elezioni politiche nostrane, dove votare significa esprimere il consenso ad un sistema di voto apertamente anti-costituzionale e alla cricca degli auto-nominati che si propone al popolo bue per essere confermata nel suo potere maneggione e tangentaro.

ma alle elezioni europee no; l’Europa è comunque meno peggio dell’Italia, pur con tutti i suoi limiti, e quindi si voti.

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ma non si voti per nessuno di coloro che hanno deciso e decidono di armare l’Ucraina senza collegare gli aiuti alla condizione precisa di un accordo immediato con la Russia, basato su un referendum popolare, controllato dall’ONU, nelle zone contese.

si capisca bene che è da una scelta come questa che dipende strettamente il futuro dell’Europa come possibile unione politica: questo è il discrimine profondo tra l’Europa che volgiamo e quella che non ci interessa neppure.

ma allora, se non è astensione formale, poco ci manca di fatto nel risultato finale, perché il combinato disposto fra lo scarso successo delle liste autenticamente pacifiste e lo sbarramento ingiusto che le terrà comunque fuori dal parlamento, produce il risultato che votare in questo modo è praticamente come astenersi.

ma nessuno ci colpevolizzi per questo, perché il fattaccio non dipende certo da chi voterà per trattative immediate e per la fine a questo suicidio nucleare a piccoli passi, ma dipende da chi ha voluto tenerci fuori dal parlamento europeo come voce insignificante.

e dunque se colpa vi è del voto sprecato, è di chi vuole che sia sprecato e non di chi vota in piena coscienza per la pace.

6 commenti

  1. Non ho molto da aggiungere a quello che scrivi, solo un paio di considerazioni a margine.
    Quel famigerato 40 per cento era poi più o meno, in termini di voti, quello che prese Bersani con il suo 26.
    C’è un grande assente dalla competizione, la guerra, in tutti i suoi ambiti geopolitici, quella alle porte che supererà quegli ambiti e ci riguarderà. Nessun cittadino la vuole, ma quei quattro gatti che voteranno, lo faranno per chi ha il bazooka carico e ben puntato.
    Chi non la vuole si presenterà frammentato, in ordine sparso. Masochismo o gioco delle parti?

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    • l’elettorato di destra, sensibile soprattutto ai propri interessi più immediati, tradizionalmente va a votare molto meno per queste elezioni, dato che, stupido com’è, in prevalenza, le considera poco significative per la sua vita immediata.
      per questo la campagna è stata tutta volta a trascinarlo a votare gli indifferenti borghesi che votano guardando il portafoglio, e puntando sul presunto fascino mediatico della nostra Giorgia, in mancanza di più concreti argomenti sonanti.
      anche il progettato duello tra le due leader, una vera, a destra, e una finta, a sinistra, per fortuna fallito, serviva ad avvalorare l’idea che questo è un plebiscito localistico, cioè nazionale.
      del resto, su quello che conta davvero nell’immediato, ribadisco che i due schieramenti sono concordi, anzi forse con una impostazione più bellicistica nei demokrat che a destra: potenza dell’irrimediabile stupidità di quella dirigenza… o del suo carattere altrettanto irrimediabilmente venduto.
      all’indifferenza del proprio elettorato cerca di rimediare Salvini spiegando che, se votano lui, i tappi delle bottiglie di plastica ricominceranno ad essere staccati dal resto della bottiglia (con queste incredibili idiozie il personaggio supera se stesso e riesce ancora a stupirci, dato che non lo credevamo capace di spingersi oltre l’agitare il rosario dal palco a vantaggio dei minus dotati…).
      resta da vedere se la motivazione sarà capace di mobilitare le sue folle, assieme alle teorizzazioni sgangherate del suo generale fascista.

      l’ordine sparso della sinistra, che stavolta si dice pacifista, è un classico, perché dura da sempre; difficile parlare perfino di gioco delle parti, quando è connaturato, costitutivo e irrisolvibile.
      basterebbe questo a mostrare che usano il pacifismo strumentalmente, perché se sentissero davvero l’importanza assoluta del tema, non starebbero a litigarsi i voti, per non arrivare nessuno in parlamento, oltretutto.
      del resto non mancano prove urlanti, da D’Alema a Vendola, di quale sia lo squallore umano e politico di quei mestieranti della menzogna e del maneggio, che si presentano come loro leader e che nessuno da quelle parti ha ancora cacciato a calci nel culo, anche perché il voto per loro è clientelare e semi-mafioso, non certo guidato da fattori ideali.
      per cui diciamo che la loro assenza e il loro fallimento completo è tutto sommato l’unico risultato positivo che possiamo aspettarci da queste elezioni.

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      • Io penso, come dici tu, che la destra faccia il suo, quello che ha sempre fatto. Del resto ha quella precisa struttura sociale, culturale, economica (anche se adesso pesca in modo trasversale alle classi, terreno di “caccia” ormai senza riferimenti).
        La sinistra non c’è, non c’è quell’idea di soggetto collettivo, quella pulsione a costruire una dialettica sociale che non sia ad immagine e somiglianza di un leader. Rimane un accolita autoreferenziale di piccoli boiardi, in definitiva la brutta copia della destra nei modi, per la sostanza attendiamo che qualcuno batta un colpo da troppo tempo.

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        • osservazioni acute. resta solo da dire che probabilmente in Italia è andato oramai perso il senso del collettivo, del vivere comune, del sentirsi parte di una collettività. la cosiddetta sinistra si adegua a questa situazione, che vede oramai emblematicamente al centro della corrente informativa solo casi individuali, peraltro sempre più strampalati.
          la sinistra non ha saputo contrastare a suo tempo questo processo, che ha avuto la sua figura emblematica in Berlusconi, ed è ovvio che oggi, agli occhi di chi ha creduto nei valori sociali, tra la mia generazione, questa presunta sinistra dei diritti individuali, appare soltanto come una variante della della destra, ma molto più insipida.

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          • Perfetto, ci siamo capiti. Aggiungo, per avvalorare quanto ci siamo scritti, che è stata la presunta sinistra a fare da apripista a Berlusconi con la scelta del maggioritario. Detto questo e posto tutto, occorrerebbe un accordo di buon senso e, finalmente, collettivo e condiviso: facciamo che non la chiamiamo più sinistra. Che ne so, potremmo dire nuova destra, l’alternativa alla destra tradizionale troppo incline a derive nostalgiche.

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            • a me pare che i democratici dicano col loro nome stesso quello che sono: dei democristiani senza più ispirazione cristiana, neppure per finta: democristiani senza cristo e senza dio, quindi disposti a tutto.

              quanto al sistema elettorale in uso in Italia per le elezioni politiche, approfitto del tuo riferimento per fare un ripasso per me stesso e per riprendere qualche osservazione sparsa già fatta in passato: dalla caduta del fascismo al 1993 in Italia si è votato col sistema proporzionale, quello più coerente con l’impianto stesso della Costituzione, come ha già osservato in passato la Corte Costituzionale. la riforma di De Gasperi del 1953 introduceva un premio di maggioranza per la coalizione che superava il 50% dei voti, portandola al 65% dei seggi. la legge fu soprannominata legge truffa dal Partito Comunista e dalle altre opposizioni (compreso il MSI neofascista, a cui si richiama oggi la Meloni), non entrò in vigore a quelle elezioni, dove il governo raggiunse soltanto il 49,8% dei voti, e venne abrogata l’anno dopo. tuttavia la vicenda mise bene in luce il disastro provocato dal fatto che la legge elettorale non è in Costituzione, dimostrando la facilità con cui chi è al potere può manipolarla a favore proprio, anche a ridosso delle elezioni. tuttavia il Consiglio d’Europa, un organismo internazionale nato nel 1946, che non ha niente a che fare con l’Unione Europea, e di cui fa parte anche l’Italia, ha costituito la Commissione europea per la Democrazia attraverso il Diritto, formata da esperti in diritto costituzionale di diverse nazioni, e questa ha prodotto nel 1999 un Codice di buona pratica elettorale, e valuta il rispetto da parte degli stati degli obblighi assunti con la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dei suoi Protocolli addizionali, e in particolare del Primo Protocollo, Articolo 3 – Diritto a libere elezioni
              Le Alte Parti Contraenti si impegnano a tenere libere elezioni a intervalli ragionevoli, a scrutinio segreto, in condizioni tali da garantire la libera espressione dell’opinione pubblica nella nella scelta dell’organo legislativo.

              tra queste condizioni vi è anche che la legge elettorale non può essere modificata nell’anno che precede le elezioni.
              la cricca politica italiana si è sempre fatta beffa di queste regole e attualmente è imminente la decisione su un ricorso contro l’attuale legge elettorale, come ho gi scritto in un altro post.
              tornando alla storia delle nostre leggi elettorali, esse furono modificate anche da due referendum promossi nel 1991 e nel 1993 promossi da Mario Segni e dai radicali. il primo fu appoggiato anche dal PDS di Occhetto e dalla “sinistra democristiana” di De Mita, cioè in pratica dalle forze antenate dell’attuale PD, ed eliminava le preferenze plurime alla Camera, con un quesito assurdo, che non era propriamente abrogativo di una norma, ma creava una nuova norma attraverso ritagli della norma preesistente, e tuttavia fu ammesso dalla Corte Costituzionale. fu vinto con una maggioranza schiacciante. il secondo, del 1993, introduceva di fatto il maggioritario al Senato, con eguali artifici linguistici sulla legge esistente. venne approvato dall’82% dei votanti, su un’affluenza del 62,5%, cioè dal 51,7% degli elettori che avevano diritto al voto
              la possibilità di intervenire con referendum sulla legge elettorale è atroce e dipende sempre dalla mancanza di disposizioni in merito nella Costituzione.
              ma il secondo referendum, a differenza del primo, era osteggiato dalle forze politiche tradizionali, e quindi Mattarella e Magri, che era tornato nel PDS, dopo l’esperienza del Manifesto e del PdUP, definirono una nuova legge elettorale, parte maggioritaria e parte no, per aggirare il risultato del referendum.

              che introduceva il sistema elettorale maggioritario al Senato.

              successivamente vennero le riforme elettorali di Calderoli/Berlusconi del 2005 e via dicendo, che si inserirono sul solco tracciato allora, di modifiche improvvisate, arbitrarie e neppure più verificate presso l’elettorato…

              tutto questo a conferma documentale della tua affermazione, che è stata la presunta sinistra a fare da apripista a Berlusconi nello stravolgimento strumentale delle leggi elettorali, anche se il ruolo dei radicali in questa catastrofe democratica è stato forse ancora più determinante e rimane il fatto dei due passaggi referendari che diedero allora una chiara maggioranza a chi volle eliminare le preferenze multiple e rendere maggioritaria la legge per l’elezione dei senatori, ma fuori da ogni disegno complessivo.

              scusa se mi sono dilungato, am l’ho fatto soprattutto per dare qualche punto fermo a me stesso, nelle mie valutazioni della questione.

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