?e il confronto tra le elezioni europee e le politiche? eccolo.

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chiudo con questa terza puntata la mia analisi dell’esito delle elezioni europee nel nostro paese, e sarà la parte più spericolata, perché si avventurerà nel terreno infido del confronto fra elezioni diverse: le europee e le politiche.

è quello dove si può dire sempre tutto e il contrario di tutto, e dunque anche quello preferito a livello mediatico, e infatti finora si è battuto quasi esclusivamente su questo.

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ma prima devo aggiungere una cosa che nel frattempo mi è venuta in mente, ma forse il mio subconscio mi aveva suggerito di tacerla, perché di sicuro infastidirà i miei cinque lettori e mi farà perdere anche loro, e nello stesso tempo corregge un poco l’ottimismo che ho sparso a piene mani nei miei due interventi precedenti.

ho parlato infatti di spostamento a sinistra globale rispetto alle elezioni europee del 2019, e questo resta, indubbiamente, ma poi ho anche detto che questo è dovuto in gran parte al successo della lista Alleanza Verdi e Sinistra, che ha fatto tesoro del fiasco precedente, dove le due forze si erano presentate divise, senza raggiungere nessuna il quorum, e soprattutto al trascinamento elettorale della candidatura Salis.

chi mi ha letto, sa che ho visto questa candidatura come il fumo negli occhi, ed è stata per me ragione sufficiente per non votare questa lista: piuttosto che mandare la Salis al parlamento europeo ho preferito disperdere il voto su Pace, terra e dignità.

non ho cambiato opinione ora che la Salis è risultata eletta sulla base di un’onda emotiva superficiale e tale da isolare completamente la lista sia al Parlamento Europeo sia nell’opinione pubblica interna.

è un tragico segno che la spettacolarizzazione della politica fa strage anche a sinistra l’elezione della Salis, candidata senza nessuna competenza né politica né di altro genere, che ha come unica qualità quella di essere andata a Budapest per menare qualche nazista locale (lo abbia poi effettivamente fatto oppure no, per me il giudizio politico cambia di poco).

peggio: con questa scelta anche la sinistra si è qualificata oramai soprattutto sul terreno dei diritti individuali e non di quelli collettivi.

ma chiudo questo discorso, certamente antipatico per i pochi che mi leggono, e vengo al tema…

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il primo dato ulteriore che rende difficile un confronto tra il 2022 e il 2024 è quello sull’affluenza, che è diversa nelle due elezioni.

la serie storica in Italia nelle elezioni europee è questa:

1979: 85,65; 1984: 82,47; 1989: 81,07; 1994 (inizio del berlusconismo): 73,60; 1999: 69,76;

2004: 71,62 (in lievissima controtendenza, anticipazione della vittoria risicata della sinistra del 2006);

2009: 66,47; 2014: 57,22; 2019: 54,50; 2024: 48,30.

i numeri sono impressionanti e potremmo considerali come un indicatore di massima della coscienza politica nei diversi momenti, fotografata da queste elezioni.

con quest’anno siamo ufficialmente entrati in una fase storica in cui la maggioranza della popolazione è spoliticizzata, o rifiuta la politica, o rifiuta comunque di andare a votare per il parlamento europeo, o perché lo considera un luogo dove non si prendono davvero le decisioni che contano, o perché rifiuta del tutto la dimensione europea.

nei luoghi dove si è votato anche per elezioni regionali o amministrative la partecipazione al voto per le europee è significativamente più bassa: il che significa che diversa gente è andata a votare, ma ha rifiutato la scheda europea, facendo un gesto piuttosto importante, oltretutto.

ma in poche e definitive parole, dove vota meno del 50% degli aventi diritto, la democrazia è ufficialmente morta.

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per dare valutazioni serie su queste elezioni a cui ha partecipato meno della metà del popolo italiano, occorre comunque avere la pazienza, che i giornali non hanno nessun interesse ad avere, e compilarsi uno schemino come quello che presento qui sotto, sperando che non vi siano troppi errori

(ad esempio, un dato che mi rimane inspiegabile è il fortissimo aumento del numero degli elettori rispetto a due anni fa; non ho trovato una spiegazione, ma ovviamente la questione è molto importante, anche per valutare la percentuale dell’astensionismo; è possibile che un certo ruolo lo abbiano avuto recenti innovazioni sulle norme per il voto all’estero e degli studenti fuori sede, ma non lo so).

ci sono anche altri aspetti che non mi tornano, ma al momento prendo i dati per come li ho trovati; sono del resto difficilissimi da trovare; l’informazione in rete è confusionaria e dispersiva e tutti i siti praticamente sparano giudizi, ma si guardano bene dal presentare i numeri, così che il lettore possa farsi un’idea anche da sé.

aggiungo che sono passato recentemente a DuckDuckGo, che si sta rivelando carentissimo e mi pare saboti intenzionalmente wikipedia, che è l’unico sito al quale rivolgersi per le statistiche, ma quando ci si arriva con google è ancora ovviamente del tutto aggiornata.

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in ogni caso, guardando ai numeri assoluti dei votanti, che spero siano attendibili e fuori discussione almeno loro, si nota subito un dato enorme: hanno votato oltre sei milioni di elettori meno che due anni fa, e il tasso della partecipazione è calato di oltre il 15%, rispetto alle elezioni politiche, cioè di un elettore ogni sei.

con una variazione di questa portata è difficile costruire qualunque valutazione attendibile.

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comunque 2 milioni di voti li hanno persi i 5Stelle, e questo è l’unico dato davvero rilevante di queste elezioni, ma è quasi certo che siano voti tornati all’astensionismo, piuttosto che travasati in altri schieramenti; quindi non sappiamo neppure se a nuove elezioni politiche una parte almeno di questi voti potrebbe tornare a casa, oppure no.

la seconda sonora sconfitta di queste elezioni è quella dell’area centrista, che passa da circa 3 milioni di voti alle politiche del 2022 a un milione e 600mila circa in queste, ed ha chiaramente del tutto deluso e demotivato i suoi elettori grazie ai litigi tra Renzi e Calenda.

una curiosità marginale: + Europa, senza Renzi, ha preso il 2,83% dei voti nel 2022; con Renzi è passata al 3,76%; questo farebbe dire che il peso politico reale di Renzi è dello 0,93%. comunque perfino in Italia Viva hanno deciso di sostituirlo, adesso, o piuttosto di liquidarlo, e meglio avrebbero fatto a farlo prima.

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comunque, se guardiamo a questi voti assoluti, gli unici partiti che crescono anche rispetto alle politiche 2022, e non soltanto rispetto alle europee 2019, come abbiamo già visto, sono il PD, ma solo di circa 250mila voti, e l’Alleanza Verdi e Sinistra, di oltre mezzo milione di voti.

ma in questo secondo caso l’aumento è per una parte soltanto apparente: se infatti sommiamo i voti alle politiche di quest’area nel 2022 arriviamo a circa un milione 800mila voti, rispetto ai circa 2 milioni e 100mila circa di queste elezioni, considerando anche la lista parallela pacifista promossa da Santoro.

c’è dunque un aumento, ma non così cospicuo, e la candidatura della Salis ha agito più da aggregante che da moltiplicatore.

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diverso è il discorso se si guarda alle percentuali: in questo caso tutti i partiti crescono, qual più qual meno, salvo appunto i centristi nel loro insieme e i 5Stelle, ma è soltanto l’effetto della crescita delle astensioni, ovviamente.

in conclusione anche il confronto con le elezioni politiche di un anno e mezzo fa mostra un sotterraneo logoramento della destra, comunque ancora nettamente prevalente, e uno spostamento di chi va a votare verso sinistra.

nessun consolidamento della destra, nonostante le apparenze e la grancassa mediatica, ma neppure nessuna sostanziale rivoluzione ancora degli orientamenti dell’opinione pubblica.

la vera partita inizia adesso, con Fratelli d’Italia che dovrà frenare l’autonomia differenziata, se non vuole franare al Sud, come ha già cominciato a fare, e soprattutto dovrà decidere che cosa fare in Europa.

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nel Parlamento Europeo c’è una chiara maggioranza di destra, che tuttavia non è aggregabile.

il PPE della von der Leyen assieme all’ECR, il gruppo dei conservatori europei, guidato anche in Europa dalla Meloni, raggiunge i 262 seggi; gliene mancano ancora 99 per arrivare alla risicata maggioranza minima di 361 seggi.

non vedo al momento dove possa trovarli: ?tra i non iscritti a nessun gruppo?

ma qui spererei che i 5Stelle non la votino per la seconda volta e si accontentino di essere stati decisivi per metterla a capo della Commissione cinque anni fa.

il gruppo dei centristi ha dichiarato di essere incompatibile con quello dei conservatori, per così dire, alla Meloni, e la catastrofe di Macron rende ancora più difficile che possa cambiare idea.

una alleanza col gruppo Identità e Democrazia, decisamente di ultradestra (c’è dentro l’AfD tedesca), sarebbe devastante per gli equilibri politici interni della Germania e di altri paesi, quindi non mi pare nell’ordine possibile delle cose, anche se una parte della destra tedesca e francese spinge in questa direzione, e la Meloni è naturalmente pronta ad appoggiare il cambiamento; ma, come visto sopra, i voti non bastano comunque.

e nell’Unione europea non sono possibili elezioni anticipate.

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una ripetizione dei 5 anni di von der Leyen che abbiamo alle spalle, con lo stesso schieramento, sarebbero il suicidio politico della SPD e contigui, PD incluso, e l’area democratica dovrà puntare i piedi forte contro il rinnovo dell’incarico alla von der Leyen, se non vuole sparire del tutto e diventare irrilevante.

ma non so se sarà in grado e se avrà voglia di farlo.

i veri giochi che contano sono comunque questi, la situazione è aperta; la Francia si dislocherà lei pure a destra fra un mese, con le nuove elezioni, e questo potrebbe essere decisivo. si starà a vedere: il gioco è interessante.

rimane comunque in questo Parlamento una maggioranza schiacciante per la continuazione della guerra alla Russia e questo non rende ottimisti sul nostro futuro.

per un paradosso della storia è la destra oggi ad essere meno bellicista, e speriamo che il suo successo relativo e la sconfitta sonante degli Scholz e dei Macron inducano l’ex sinistra a ritrovare se stessa e la sua tradizione pacifista.

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forse se tutti i gruppi che sono per una frenata nell’escalation contro Mosca unissero le loro forze lì dentro, almeno su questo punto, lasciando da parte al momento le divergenze insanabili su altri, potrebbe accorgersi, coordinandosi, di poter essere il gruppo parlamentare più numeroso del parlamento.

potrebbero giocare una partita vera per la pace, imponendo all’Ucraina un’apertura alle trattative sulla base di un ragionevole compromesso (che non è certo quello che propone Cacciari, ma di questo altra volta).

ma chiaramente sto vaneggiando…

4 commenti

  1. Se sono uno dei cinque, devo deluderti, non ti abbandonerò… Sono d’accordo sulla tua valutazione riguardo Ilaria Salis; la candidatura ha senz’altro pagato, il rilevo mediatico è stato notevole: è una martire? Non mi pare. Spero comunque che faccia bene (sempre che gli ungheresi la lascino libera. Comunque ho molta ammirazione per il padre, si è battuto come un leone).

    Consideriamo che in 16 paesi su 27 della UE i votanti sono stati al di sotto del 50%, con Croazia e Slovacchia sotto il 30%; tutti i baltici e gli ex patto di Varsavia, tranne rumeni e ungheresi, sono sotto il 50%: ed ora si parla di dargli posti di rilievo nella commissione (e nella Nato). Ma sì, premiamoli, ci tengono tanto a stare in Europa…

    Sulla partecipazione italiana, se i votanti erano 3 milioni in più e quelli che hanno votato 6 in meno, si potrebbe pensare che siano stati 9 in meno. Una debacle democratica.
    A questo punto dato che non mi sembra che in molti se ne preoccupino, si potrebbe fare votare solo un campione scelto a caso.
    Sì, ma se poi non va a votare nemmeno il campione?

    Spero ardentemente che i socialdemocratici, che dovranno per forza entrare nel governo europeo, si rifiutino di votare la Border Linen. Macron e Scholz sono quasi riusciti a fare andare al potere le destre dappertutto, se vogliono continuare così…

    Sulla guerra, a questo punto spero che la Le Pen vinca in Francia, e rompa questo fronte di irresponsabili autolesionisti. Magari a quel punto anche la Meloni si accoderà. Sul cambiamento di rotta di socialdemocratici e verdi ci spero poco, finché c’è Biden…

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    • sul numero degli elettori devo avere fatto qualche errore forse nel riportarlo, ma ora non riesco più verificare il dato con DuckDuckGo; sono dovuto ritornare a Google, e quindi di nuovo tracciabile, per arrivare alla voce di wikipedia che conferma 49 552 399 elettori alle europee (!2 elettori in meno di quelli che ho scritto io!) e 46 021 956 elettori alle politiche del 2022: come possano essere aumentati gli elettori di tre milioni e mezzo in un anno e mezzo, oltretutto di calo demografico, non lo capisco.
      oltretutto, il ragionamento che fai tu non fa una grinza: al voto verrebbero a mancare addirittura quasi 10 milioni di votanti.

      sono contento di non perderti come lettore; se qualcuno smetterà di seguirmi per il mio giudizio sulla candidatura Salis, del resto, non credo che verrà qui a dirmelo; se ne andrà in silenzio, e basta.

      quanto alla posizione della Le Pen sulla guerra, vorrei sperare che almeno la Francia rinunci a ripetere l’attacco diretto napoleonico alla Russia, che vuole Macron, ma non mi faccio troppe illusioni: è anche lei una voltagabbana, come la Meloni e Salvini; sono tutti della stessa pasta.
      me lo conferma questo articolo del Corriere della Sera (anche facendoci su la tara, come stampa interventista…).

      Marine Le Pen e il sostegno all’Ucraina – di Stefano Montefiori – 15 marzo 2024
      La leader del Rassemblement national ha ribadito con più forza il sostegno a Kiev che già aveva espresso nel 2022, dopo l’invasione, quando però ancora vagheggiava di un «riavvicinamento strategico tra Nato e Russia»

      Il lungo cammino di Marine Le Pen verso la legittimità repubblicana, ormai quasi compiuto, e verso l’Eliseo (nel 2027 sarà al suo quarto tentativo), passa anche attraverso le ultime dichiarazioni di sostegno all’Ucraina, più chiare del solito. Durante il dibattito in aula sull’accordo bilaterale firmato da Parigi e Kiev, Marine Le Pen ha ribadito con più forza un sostegno che già aveva espresso nel 2022, dopo l’invasione, quando però ancora vagheggiava di un «riavvicinamento strategico tra Nato e Russia». Il prestito da nove milioni di euro contratto con una banca ceco-russa vicina Mosca le verrà rinfacciato per sempre, come la foto della calorosa stretta di mano a Vladimir Putin durante una visita al Cremlino, stampata su un milione di volantini poi mandati al macero dopo l’invasione dell’Ucraina. Ma all’Assemblea nazionale Marine Le Pen ha proclamato «il rispetto e il sostegno alla nazione ucraina aggredita dalla Russia», sottolineando che era solo per questo motivo che i suoi 87 deputati si sarebbero solo astenuti, e non avrebbero votato contro l’accordo firmato da Macron e Zelensky.
      In questo modo, Marine Le Pen si è allineata alla posizione predominante in Europa, senza assecondare la nuova, impopolare determinazione «senza limiti» del presidente Emmanuel Macron, pronto a inviare truppe in Ucraina se si rivelasse l’unico modo per impedire la vittoria di Putin. Il Rassemblement national resta un partito vicino a Mosca, per tradizione anti-atlantista e convinzione ideologica nazionalista. Ma Marine Le Pen ri-orienta il suo discorso nel modo più responsabile e consensuale possibile, conscia che i sondaggi le danno ragione: il partito è largamente in testa in vista delle europee del 9 giugno, e una nuova ricerca trapelata ieri indica che, in caso di elezioni anticipate in Francia, per la prima volta i lepenisti avrebbero la maggioranza quasi assoluta all’Assemblea nazionale.

      legittimità repubblicana è la metafora inventata per dire acquiescenza supina ai diktat americani, naturalmente.

      ma ?alla fine negli USA verrà eletto Trump? difficile dirlo, tutto è talmente in movimento, ma sicuramente, se dovesse avvenire, scoprirebbe presto la legittimità repubblicana anche lui, perché l’ultimo presidente che provò ad opporsi agli ordini del complesso industrial-militare USA, sia pure solo un poco, fu Kennedy, sessant’anni fa, e abbiamo visto la fine che fece.
      l’ordine che decise l’intervento diretto USA nella guerra del Vietnam fu infatti firmato dal suo vice e successore Johnson subito dopo l’ingresso in carica.
      del resto, siamo al limite di scelte analoghe anche oggi.

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      • Credo che, alla fine di ogni ragionamento politico sulla situazione europea e geopolitica dell’oggi, stia tutta in queste tue frasi:”…perché l’ultimo presidente che provò ad opporsi agli ordini del complesso industrial-militare USA, sia pure solo un poco, fu Kennedy, sessant’anni fa, e abbiamo visto la fine che fece.”
        Tutto qui. Infatti, per chi vuole ricordare: Trump non si oppose ai programmi già avviati in Ucraina dagli USA. Ebbe soltanto la pretesa di condizionare gli aiuti all’incriminazione del figlio del suo competitor Biden. Cosa che, alle reazioni ringhianti del sistema militare industriale, lo costrinse ad abbassare le ali e rinunciare alle pressioni su Zelenskj.
        Per il resto posso soltanto segnalare come, anche l’estrema destra identitaria svedese, si sia inchinata agli interessi americani una volta vinte le elezioni.
        Personalmente mi sono convinto che negli USA si è affermata la volontà ferrea di regolare i conti una volta per tutte con la Federazione Russa. E chiunque non dovesse allinearsi, verrebbe automaticamente cancellato. Del resto credono di essere vicini all’ultimo atto: o la Russia si arrende e si lascia smembrare, come avvenuto già con il Patto di Varsavia e l’URSS, oppure si prende la responsabilità di scatensre la fine del mondo.
        Come già detto: è una partita a poker iniziata alla fine della Seconda Guerra Mondiale. E questa dovrebbe essere l’ultima mano, quella dei rilanci folli e dei bluff da scoprire e, eventualmente, pagare in modo assai salato.
        Non sono d’accordo sulla candidatura Salis. Avs ha fatto bene a candidarla: in ogni caso porrà l’accento su quanto sia degradata e fallita questa Europa a trazione orientale sotto l’ombrello dei superfalchi USA. Fa pena il disgraziato Scholz: i suoi alleati gli distruggono gasdotti, lo costringono in recessione a pagare a caro prezzo l’energia, ora gli rovinano con i dazi il mercato cinese. Ma lui insiste ad abbaiare contro la Russia. Poveraccio! Almeno la caciottara può barattare benevolenza nei confronti del debito, con armi e zerbinaggio all’Ucraina. Ma lui?

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        • sulla Salis prendo atto del dissenso e dico che, per fortuna, qualche volta c’è. vedremo che credibilità avrà al parlamento Europeo, arrivando con quel curricolo, ma è anche vero che lì dentro ci sono eletti che hanno curricoli ben peggiori del suo.

          sul resto, hai detto molto bene: il dominio americano del mondo è iniziato con la seconda guerra mondiale, per via necessariamente militare, ed è poi proseguito sulla stessa strada, salvo ammantarsi qua e là di difesa vuoi della libertà, vuoi della democrazia, vuoi dei diritti umani (come se poi fossero la stessa cosa).
          quel predominio è stato anche economico e culturale ed ha ancora molte frecce al suo arco su questo piano, ma è schiacciante (pensano) sul piano militare; la sconfitta del Vietnam e dell’Afghanistan non hanno insegnato nulla. oltretutto pare che la strategia di fare guerra su due fronti, sia alla Russia sia alla Cina, ricorda molto la mossa avventata e suicida di Hitler di attaccare l’URSS, non riuscendo a sconfiggere l’Inghilterra. si stanno giocando davvero il tutto per tutto e la vera domanda è fino a che punto vorranno spingersi pur di non ammettere la sconfitta e la fine dell’impero. certo, stanno suscitando una ribellione morale e politica oramai mondiale, che non dovrebbe lasciare molte speranze sul lungo periodo, visto che non potranno fare la guerra al mondo intero. ora puntano molto sugli effetti delle sanzioni economiche, ma la fine della globalizzazione è proprio quello che, invece, dovrebbero evitare.
          ma qui mi pare che siamo d’accordo, e sono certamente i problemi centrali.

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